Il Dalai Lama a Bolzano: «Modello Alto Adige per il Tibet»

Sua santità premiato da Durnwalder: «Papa Francesco? Il suo messaggio di semplicità importante e moderno.



BOLZANO. «L’autonomia e i diritti per le minoranze non siano solo sulla carta, ma siano applicati anche nella realtà tibetana». Lo ha detto il Dalai Lama a Bolzano, dove il governatore Luis Durnwalder gli ha conferito il Premio delle minoranze della Provincia autonoma. Secondo il leader spirituale tibetano, l’Alto Adige «è un esempio per la soluzione dei problemi di una minoranza».

Per il Dalai Lama «il ventunesimo secolo deve superare gli errori del passato e divenire il secolo del dialogo e della fratellanza, superando soprattutto il divario tra ricchi e poveri». «Il premio altoatesino - ha aggiunto - va a tutte le minoranze nel mondo che si impegnano nella lotta per i loro diritti».

Il Dalai Lama ha ricordato «la lunga amicizia che lega il popolo tibetano con quello altoatesino». «Voi - ha sottolineato - siete riusciti a ricevere dallo Stato italiano un’ampia autonomia. Il nostro auspicio è che in un futuro ciò accada anche per noi». Il governatore Durnwalder ha definito l’Alto Adige «un laboratorio a cielo aperto per la soluzione dei problemi delle minoranze».

«Bolzano - ha aggiunto - ha avuto la fortuna, dopo che i suoi diritti erano stati calpestati durante la guerra e il fascismo, di avere due governi democratici, quello italiano e quello austriaco, che hanno riconosciuto il valore di una minoranza e l’importanza della sua tutela». «Una vittoria sul fronte dei diritti delle minoranze - ha concluso - ha soltanto vincitori e mai vinti».

Il Dalai Lama ha avuto anche parole molto affettuose per Papa Francesco:«Non lo ho ancora incontrato, ma mi piace molto perchè è un papa che predica la fede nella semplicità. E questo è un messaggio molto importante e moderno».

Gustoso il siparietto con Reinhold Messner. Il Dalai Lama ha notato il Re degli Ottomila in sala mentre stava concedendo una viedeointervista all’Alto Adige. Sua santità non ci ha pensato due volte: ha interrotto scherzosamente l’intervista per abbracciare l’alpinista altoatesino.Da registrare il solito siparietto della Koltz, che ha dimostrato di non avere molto fantasia. Davanti a Palazzo Widmann ha esposto cartelli con la scritta: «Tibet ist nicht China» (Tibet non è Cina), lo slogan, che si rifa al noto manifesto «L’Alto Adige non è Italia».













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