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Il grido d’allarme delle categorie: non si riesce a trovare personale

Da mesi mancano baristi, camerieri, aiuti cuoco, contabili, meccanici, operai. Situazione difficile in quasi tutti i settori. Pesano piena occupazione, reddito di cittadinanza, costi folli della casa in città, poca voglia di lavorare la sera e nei weekend



BOLZANO. Sarà per la piena occupazione qui da noi, sarà per il costo esagerato della casa, sarà per il reddito di cittadinanza che per usare un eufemismo non invoglia chi risiede altrove (in regioni meno ricche) a salire in provincia di Bolzano, sarà per la poca voglia dei giovani che non rinunciano a sabati domeniche e sere libere, sarà per la pandemia che ha scardinato tutto.

Quale che sia il motivo, a seconda delle branche lavorative, specie a Bolzano città, da molti mesi si sta evidenziando un problema tangibile, concreto, evidente, per certi aspetti drammatico, non si sa per quale motivo piuttosto assente dal dibattito pubblico e anche da quello politico-elettorale: non si trova personale, men che meno qualificato.

Lo conferma il direttore di Confesercenti, Mirco Benetello.

Qualche esempio. Vai dal benzinaio. Le stazioni di rifornimento da molti anni non vivono più di sola erogazione carburanti bensì, piuttosto, dei servizi collegati: cambio gomme, lavaggio auto, tagliandi, olio.

Se il cliente, fedele e affezionato, chiede il lavaggio interno esterno della macchina, con risatina isterica gli viene risposto: passa tra due settimane. Perché dei tre operai meccanici necessari a far funzionare la baracca, due non si riescono a trovare. Da mesi. Impossibile.

Altro esempio: rinomata pizzeria cerca pizzaiolo per la stagione. Si offrono tremila euro netti al mese. Non si trova nessuno, neanche al Sud. Il titolare spiega: prendono il reddito di cittadinanza, magari a casa loro nel weekend lavorano due tre sere in nero, non hanno spese per la casa, giù la vita costa meno. Gli conviene non salire a Bolzano. Ci perderebbero.

E ancora: nei supermercati è un fiorire di annunci di ricerca personale. Ok, magari gli stipendi non saranno stellari, ma se hai bisogno... Poi parli con le commesse, salite da altre regioni e ti spiegano: e chi ce la fa, a pagare l’affitto a Bolzano? E se anche finora ce la facevi, ora, coi rincari delle bollette, non ci stai più dentro. E così torni giù. E l’insegna, sotto a cercare altri lavoratori da inserire.

E ancora: bistrò, vineria con cucina, clientela medio elevata. In cucina il contitolare, a servire la moglie. Servirebbe una cameriera preparata. Non è un mestiere pesante: pochi tavoli, ambiente chic, domenica e lunedì sempre liberi. La paga è buona, basterebbe qualcuno che volesse arrotondare, magari, adesso, per pagarsi il rincaro delle bollette. Due, massimo tre ore la sera. Niente, non si trova nessuno. O, se si trova, non è in grado, non è preparato.

«Il mondo dell’economia - conferma Benetello - si sta interrogando su questo fatto, collettivamente. Ci sono molteplici risposte, a seconda di chi vive sulle proprie spalle il problema. La richiesta non viene soddisfatta per più cause».

C’è chi non arriva e chi, appena può, se ne va via. C’è la piena occupazione, va bene, ma si potrebbe pescare all’esterno. Si riesce a farlo per le figure di alto livello professionale: ingegneri, commercialisti, revisori legali, manager. Gente che può permettersi di vivere a Bolzano. «Ma per gli altri, a pesare sono i costi folli della casa, che non trovano giustificazione».

Se poi ci sia davvero di mezzo il reddito di cittadinanza, «noi non lo sappiamo, è come parlare dell’unicorno rosa». Nel senso che non esistono dati, non esistono studi, non si sa.

Un altro dato di fatto, chiarisce Benetello, è che attualmente mancano pure i lavoratori stranieri. «Il settore della ristorazione, l’alberghiero, hanno sempre fatto grande uso di lavoratori stranieri. Be’, mancano anche quelli, e di certo in questo caso non c’entra il reddito di cittadinanza, saranno magari i meccanismi del contingentamento dei flussi, vai a sapere».

Un altro tema sono gli studenti. «Nei decenni passati chiunque di noi ha fatto lavoretti, estivi o meno, serali, nel weekend. I giovani oggi non lo fanno. Dovremmo chiedere ai loro genitori, il perché». Dunque, evidentemente, c’è chi li mantiene. Fatto sta che non vogliono adeguarsi agli orari, a lavorare nel weekend, la sera.

Altro tema: «Quando poi si trova qualcuno, spesso capita che non abbiano le capacità minime. Non parlo di professionisti super esperti, ma di un minimo di capacità. Hanno difficoltà a stare all’interno della società, a rispettare le regole del mondo del lavoro».

Difficoltà ci sono anche per le figure intermedie. La stessa Confesercenti, chiarisce Benetello, non riesce a trovare chi si occupi di contabilità. In difficoltà gli albergatori. «Difficile trovare camerieri, aiuti cucina, gente in grado di fare le buste paga, il front office».

Oltre alle conoscenze tecniche, manca soprattutto una educazione al lavoro, conclude Benetello, «che è espressione della società in cui viviamo e che si riflette su tutti i settori professionali». Una situazione che pesa sull’Italia e ancor più sull’Alto Adige. Dove, chi magari vorrebbe venire a dare una mano, economicamente non può permetterselo, perché, qui, le spese sono insostenibili. DA.PA













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