la tragedia

Il padre di Margherita Giordano: «Grazie per il vostro affetto». Le lacrime degli studenti

Il ricordo commosso della famiglia che ringrazia i colleghi e gli amici della figlia. Nella chiesa del Corpus Domini si sono ritrovati gli insegnanti di Bolzano e Brunico assieme agli alunni



BOLZANO. «Vulcanica e solare, meravigliosa sia dal punto di vista umano che professionale, come viene ricordata da chi l’ha conosciuta nella sua quotidianità e nel suo lavoro, Margherita resterà sempre nei nostri cuori. Noi, con il cuore lacerato dalle lacrime, ringraziamo tutti coloro che l’hanno stimata in questi anni, dirigenti scolastici e colleghi, personale amministrativo, tecnico, ausiliario ed amici. Ricambiamo a ciascuno ed a tutti un forte abbraccio lenitivo della nostra immane sofferenza». Così Salvatore e Pina Giordano, i genitori, assieme ad Irene, la sorella, in una lettera ricordano Margherita, travolta e uccisa il 24 novembre a 34 anni, da una betoniera mentre in piazza Mazzini, attraversava l’incrocio tra corso Italia e corso Libertà. E ringraziano tutti coloro che - da chilometri di distanza - hanno fatto arrivare il loro affetto a Somma Vesuviana, il centro campano dove abita la famiglia Giordano. E dove oggi riposa la professoressa che dal 2016 si era trasferita in Alto Adige per lavorare.

Il ricordo di alunni e colleghi

Ieri mattina, sabato, nella chiesa Corpus Domini di via Gutenberg, don Manuel Dalla Torre ha celebrato la messa. Poi il ricordo commosso dei colleghi dell’Istituto pluricomprensivo di Brunico, dove la professoressa Giordano aveva insegnato matematica e scienze dal 2016 al 2020. Quindi il trasferimento a Bolzano, alle Alfieri; da settembre era passata di ruolo come insegnante di sostegno alle medie Anna Frank, di via Palermo. Filippo Esposito, insegnante di musica a Brunico anche lui di origine partenopea, ha parlato della prima passione di Margherita: la ricerca. Dopo la laurea in Biologia e la specializzazione in citogenetica e genetica forense, aveva lavorato all’Istituto nazionale tumori “Fondazione Pascale” di Napoli. Ma la precarietà, l’aveva poi indotta a virare sull’insegnamento. «Quando entrava in laboratorio, in mezzo alle provette - ha raccontato Esposito - s’illuminava. Per questo in più occasioni, l’avevo incoraggiata ad andare all’estero, dove i ricercatori vengono valorizzati di più. Ma la scuola per lei era diventata una missione, non un ripiego. Tanto che Margherita era sempre la prima ad arrivare e l’ultima ad andare via». Una passione ed un entusiasmo che riusciva a trasmettere anche ai suoi alunni ieri presenti in chiesa. Per tutti ha parlato Leonardo, 12 anni, che l’anno scorso aveva avuto la professoressa Giordano come insegnante di matematica e scienze alle “Alfieri”. In lacrime ha ricordato quell’insegnante sempre pronta ad aiutare ed ascoltare i suoi ragazzi. Quindi parafrasando Sant’Agostino: «Sorridete pensando a me. Il filo non si è spezzato. Non sono lontana, sono solo passata dall’altra parte». La liturgia è stata accompagnata dalle musiche scelte per lei dai colleghi Filippo Esposito (flauto), Omar Flavio Careddu, violoncellista e insegnante di musica alle Alfieri, Chiara Turatti, pianista e insegnante di sostegno anche lei alle Alfieri. A dirigere il trio Patrizia Donadio, direttrice di coro.

La telefonata della sera

«L’ultima volta ci eravamo visti in estate - racconta devastato dal dolore il padre Salvatore -: era tornata a casa, per le vacanze. Irene, sua sorella più giovane di otto anni, era venuta in Alto Adige a trovarla solo pochi giorni fa, dopo la laurea. Ma eravamo abituati a sentirci tutte le sere: una telefonata a me, una alla mamma e una a sua sorella Irene. Margherita era l’immagine della voglia di vivere. Era appassionata, entusiasta di tutto quello che faceva. Aveva lavorato come ricercatrice all’Istituto nazionale dei tumori di Napoli: quella era la sua grande vocazione. Alla fine però ci aveva rinunciato, perché non voleva restare precaria per chissà quanto tempo ancora. Di qui la decisione di dedicarsi all’insegnamento. Aveva scoperto un nuovo interesse e ce la metteva tutta. Come sempre in ogni cosa che faceva». A.M.













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