Il sangue trovato sul ponte è di Peter Riprendono le ricerche sull’Adige
Gli esami dei Ris. Avrebbero confermato che le tracce ematiche trovate nei giorni scorsi a Vadena appartengono al sessantatreenne bolzanino scomparso il 4 gennaio scorso insieme alla moglie Laura Perselli. Oggi, il fiume verrà nuovamente passato al setaccio da Bolzano fino a Mori
Bolzano. La posizione di Benno Neumair, indagato per l’omicidio dei suoi genitori e per l’occultamento dei loro corpi, si fa di ora in ora più pesante. Gli esami dei Ris di Parma confermano che il sangue ritrovato al ponte di Vadena, poco lontano dalla discarica Ischia-Frizzi, è di Peter Neumair, il sessantatreenne scomparso insieme alla compagna, Laura Perselli, lo scorso 4 gennaio scorso. Le analisi degli specialisti del Reparto Investigazioni Scientifiche dell’Arma, insomma, hanno detto che non si tratta solo di una semplice “compatibilità”, ma che quelle gocce di sangue sono proprio del papà di Benno. «Non sappiamo nulla gli esiti definitivi del Ris – chiarisce l’avvocato Flavio Moccia, commentando la notizia –, la notizia era già stata data il 13 gennaio. A noi non risulta alcun atto di deposito dei Ris di oggi o ieri».
Mancano ancora, invece, i risultati delle analisi sulle macchie di sangue e sulle tracce biologiche rilevate all’interno della Volvo V70 che, nella giornata di martedì, è stata letteralmente smontata ed esaminata all’interno della caserma Guella, a Laives.Ai militari dell’Arma, il trentenne ha subito fornito una spiegazione per quelle gocce, spiegando di essersi tagliato con la bicicletta, poche settimane fa. Saranno le analisi, che dovranno essere eseguite alla presenza dei pm che coordinano le indagini e degli avvocati che assistono il giovane, a dire a chi appartiene quel sangue.
Le ricerche sul fiume
In queste ore, intanto, sono riprese con nuovo vigore le ricerche sul fiume Adige. La procura di Bolzano e gli inquirenti continuano a mantenere il più stretto riserbo, ma è evidente che, rafforzata dal ritrovamento del sangue al ponte di Vadena, c’è in loro la convinzione che il fiume custodisca i corpi di Laura e Peter, trattenuti in profondità dalla bassa temperatura dell’acqua che ne rallenterebbe l’emersione. Atroce. Semplicemente atroce. Ma è quello che gli inquirenti pensano sia accaduto e, per questo, l’Adige viene di nuovo passato al setaccio, da Vadena fino alla diga di Mori.
Tanti quesiti senza risposte
I dati che arriveranno da Parma forniranno probabilmente gli elementi per fare piena luce sui punti che restano ancora oscuri nella ricostruzione di quanto accaduto fatta dalla procura di Bolzano. Il trentenne avrebbe ucciso i genitori all’interno di un appartamento sfitto, adiacente a quello in cui i Neumair vivono nella palazzina al civico 22 di via Castel Roncolo. Si tratta di locali che Laura e Peter stanno valutando di prendere in affitto, proprio per consentire a Benno di trasferirvisi. Per questo, hanno le chiavi di quell’alloggio. Non è chiaro come sarebbe avvenuto il duplice omicidio, ma gli inquirenti non escludono che il ragazzo abbia utilizzato del veleno, quanto meno per stordire i genitori. Portato a termine questo atroce piano, il ragazzo avrebbe caricato i corpi di Laura e Peter sulla grande Volvo V70 e li avrebbe trasportati fino al ponte di Vadena dove, complice il buio, li avrebbe gettati nel fiume. Tutto questo, sarebbe accaduto prima di raggiungere l’amica, a Ora, con cui ha passato la notte. Quell’amica che, nelle ore immediatamente successive alla scomparsa della coppia, aveva fornito a Benno un alibi d’acciaio. Apparentemente d’acciaio. A farlo scricchiolare, sono state le successive indagini che, anche grazie alle immagini di alcune telecamere e ai tabulati telefonici, hanno ricostruito minuto per minuto gli spostamenti del ragazzo, quella sera. E hanno evidenziato un “buco” di 40 minuti nel viaggio tra Bolzano e Ora. Tra le 21.20 e 21.57 di quel 4 gennaio, il suo cellulare sarebbe stato spento. Alle 21.57, lo smartphone si sarebbe riacceso, agganciando la cella di ponte Resia. Qualche istante più tardi, la Volvo V70 è stata inquadrata dalle telecamere all’imbocco della galleria di Laives. Ai carabinieri, Benno ha spiegato quella deviazione nel tragitto verso Ora con la voglia di starsene un po’ da solo, ascoltando musica, e rilassarsi. Per farlo avrebbe scelto il laghetto gestito dell’Associazione pescatori Oltrisarco che, in questo periodo, è completamente al buio, ghiacciato e chiuso. Quaranta minuti circa. Poi, ha acceso la vettura ed è sceso a Ora, dove è rimasto tutto sommato poche ore se, come egli stesso a riferito, già prima delle 6 del mattino successivo era di nuovo in via Castel Roncolo per prendere il suo cane portarlo fuori per una passeggiata. «Una ricostruzione fantasiosa priva di prove e indizi» hanno commentato i legali di Benno, gli avvocati Flavio Moccia e Angelo Polo, rigettando ogni accusa. Ma la sensazione è che,a quasi tre settimane dall’inizio del mistero, una svolta sia vicina.
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