l'incontro

«Impariamo ad ascoltare le donne che chiedono aiuto» 

Violenza di genere. L’avvocata Patrizia Schiarizza ha tenuto una conferenza formativa per il personale della questura Fondamentale il ruolo delle forze dell’ordine chiamate a “leggere le situazioni”, a intervenire e a informare la magistratura  



BOLZANO. Toccante, sconvolgente e, dal punto di vista professionale, molto arricchente. Grande è stata la partecipazione e l’attenzione, da parte del personale della questura di Bolzano, alla conferenza formativa con l’avvocata Patrizia Schiarizza, fondatrice dell’associazione “Il Giardino Segreto”, nata nel 2015 dalla constatazione di quanto sia diffusa la violenza ai danni dei bambini e degli adolescenti all’interno della famiglia. Accanto all’avvocata, come relatori, c’erano la psicologa Paola Medde, il direttore tecnico superiore psicologo della Polizia di Stato Silvia Mulargia, e il sostituto commissario della Polizia di Stato Francesco Bosi, responsabile della sezione Reati contro la persona della Squadra mobile. Padrone di casa, il questore Giancarlo Pallini, che ha sottolineato l’importanza di una conferenza su un argomento tanto delicato e di attualità.

Schiarizza ha sottolineato l’importanza del ruolo delle forze dell’ordine, chiamate a cogliere le richieste d’aiuto delle donne e a “leggere” in maniera corretta le situazioni. Le relazioni redatte dalle forze dell’ordine, infatti, sono fondamentali per fornire ai magistrati gli elementi per disporre i provvedimenti necessari a tutela della vittima di violenza. A volte, ha spiegato Schiarizza, «il personale manca di esperienza e non riesce a intercettare le situazioni di rischio e non le sa riconoscere. Faccio un esempio: a volte, la violenza viene liquidata come una semplice “lite in famiglia”, ma non può essere considerata una semplice lite. Perché se il marito abusa della sua posizione, magari anche solo a livello economico e la donna non ha libertà, anche quella è una forma di violenza».

L’avvocata ha preso ad esempio il caso di Marianna Manduca che, madre di tre bambini, prima di essere uccisa dal marito, lo aveva denunciato ben 12 volte. Eppure, nessuno ha preso le necessarie misure per evitare che avvenisse la tragedia. Perché nessuno ha riconosciuto la gravità della situazione. Per Schiarizza, leggi come il Codice Rosso pongono l’Italia all’avanguardia nella tutela delle donne, ma a poco valgono senza la necessaria attenzione e la necessaria sensibilità nell’ascoltare le richieste d’aiuto o nel vedere le situazioni a rischio. Ecco perché «solo dopo il femminicidio emergono ogni volta particolari che avrebbero potuto evitare l’omicidio». Omicidio che non ha una sola vittima, ma colpisce anche i bambini e gli adolescenti della famiglia che, all’improvviso, si trovano senza la mamma, uccisa, e senza il papà, in carcere o suicida. Si tratta delle cosiddette «vittime invisibili» dei femminicidi.

L’avvocata ha spiegato gli effetti, spesso ignorati e tanto complessi quanto devastanti, che un femminicidio ha sui figli, che non di rado sono stati testimoni di anni di abusi e di violenze nei confronti della madre. Schiarizza, che ha dato consigli al personale della questura anche sul fronte normativo, si è detta convinta che la violenza sulle donne abbia profonde radici culturali. E che spesso la narrazione dei fatti tenda a giustificare l’omicida, ipotizzando ad esempio che sia stato vittima di un raptus, o addirittura elencando comportamenti della vittima che, in qualche modo giustificherebbero la violenza subita.

«Noi donne – ha detto – purtroppo, nasciamo già con la consapevolezza che nella nostra vita dovremo fare i conti con la violenza, con le molestie o, nel peggiore dei casi, con l’omicidio. Solo un profondo cambiamento culturale può davvero cambiare le cose». P.T.

 













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