L'ospedale

Interventi sospesi per il Covid: Bolzano deve recuperarne 1.300 

Il coordinatrore sanitario del San Maurizio, Pierpaolo Bertoli: «Dobbiamo ridurre anche le liste d’attesa e gli screening. Non sarà facile, ci manca personale». La sanità privata convenzionata tende la mano. Paolo Bernardi (Cimop): «In pandemia non ci siamo mai fermati, possiamo dare una mano»


Valeria Frangipane


BOLZANO. «Siamo chiamati a recuperare gli interventi chirurgici rinviati durante l’emergenza Covid. L’ospedale di Bolzano deve smaltirne circa 1.300 e farlo il prima possibile. E siamo chiamati anche a ridurre le liste d’attesa per la specialistica ambulatoriale e gli screening oncologici. Non sarà facile, ci manca personale». Parla così Pierpaolo Bertoli, coordinatore sanitario del San Maurizio. E parliamo di milletrecento persone che aspettano di essere operate da settimane, se non mesi. «Stiamo lavorando con i primari e facendo le ricognizioni sull’attività da recuperare, visto che ce lo chiede anche il ministero della salute».

Neurochirurgia e Urologia spiegano però che senza personale (anestesisti e infermieri dedicati) recuperare è praticamente impossibile. A novembre 2021 il direttore generale dell’Asl Florian Zerzer aveva annunciato con molta amarezza il rinvio delle operazioni non urgenti: «Bisogna dire alla popolazione che ogni letto occupato da un paziente Covid ne sottrae altri. E poi ci mancano 400 professionisti sospesi per inosservanza dell’obbligo vaccinale. Vista la situazione ci vediamo costretti a rinviare numerosi interventi chirurgici non urgenti ma già programmati. Il provvedimento non sarà applicato alla chirurgia d’urgenza ed a quella oncologica, che continueranno ad essere garantite».

E adesso si riparte ma con grosse difficoltà. «Sì è così - ammette Bertoli - l’emergenza sanitaria non è affatto conclusa e continuano i ricoveri di pazienti Covid mentre sul fronte del personale soffriamo ancora per le sospensioni, ricordiamo che l’obbligo di vaccinazione è stato prorogato dal 15 giugno al 31 dicembre. Ci mancano anestesisti, chirurghi, infermieri di sala operatoria e ci mancano posti letto».

Nei giorni scorsi la direttrice del Comprensorio di Bolzano - Irene Pechlaner - ha chiesto ai primari la massima collaborazione. «Vedremo - riprende Bertoli - quale quota di interventi riusciremo a smaltire. Sul fronte delle liste d’attesa per le visite specialistiche il lavoro se possibile è ancora più impegnativo ma abbiamo concordato con i primari prestazioni aggiuntive proprio per abbattere le attese. Sul fronte degli screening va meglio perchè per fortuna, anche quando l’ emergenza è stata più pesante, non si sono mai fermati. Il problema è stato dei cittadini che non si sono presentati soprattutto per paura di entrare in ospedale».

Resta da capire se e in che modo i chirurghi della sanità privata convenzionata potrebbero dare una mano all’ ospedale.

Paolo Bernardi, rappresentante provinciale della Cimop (Confederazione italiana medici ospedalità privata) manifesta forte preoccupazione per le crescenti difficoltà presenti nella nostra provincia ad operare i pazienti in attesa.

«La riduzione degli interventi chirurgici - dice Bernardi, come riferisce la Sic (Società italiana Chirurgia) - è stata drammatica negli ultimi 2 anni e questa purtroppo è stata l’altra faccia del Covid. Posti letto di chirurgia dimezzati, blocco dei ricoveri in elezione, terapie intensive riconvertite per i pazienti Covid, infermieri e anestesisti delle sale operatorie trasferiti ai reparti Covid. In questo modo l’attività chirurgica in tutta Italia è stata ridotta nella media del 50% con punte dell’80%, riservando ai soli pazienti oncologici e di urgenza gli interventi. La situazione appare quindi complessa ed è necessario cercare di intervenire per assicurare le prestazioni chirurgiche nei giusti tempi ad ogni cittadino.

Durante il periodo pandemico l’ attività chirurgica presso le cliniche private convenzionate non si è mai bloccata in tutto l’Alto Adige ed è riuscita a garantire un elevato numero di interventi per quanto riguarda soprattutto l’ Ortopedia e l’ Oculistica. Le nostre proposte prevedono: revisione e aggiornamento delle linee guida della Provincia per uniformare e garantire l’attività chirurgica nei reparti ospedalieri e nelle cliniche private convenzionate con standard di qualità e efficienza. Mantenimento dell’efficienza degli screening territoriali e della diagnostica di I e II livello e ancora allargamento ed ampliamento del numero di prestazioni chirurgiche convenzionate (ad esempio Neurochirurgia per quanto riguarda la chirurgia spinale). La situazione è delicata - conclude Bernardi - ed agire adesso per evitare che la corretta attenzione alla pandemia, possa gravare eccessivamente sulla salute dei pazienti chirurgici e per questo motivo abbiamo richiesto un incontro con i vertici di assessorato e Asl».













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