L'intervista

«Inutile cercare scuse, all’Invalsi continuiamo ad andare male»

Parla Marco Fontana, presidente dell'associazione presidi. Le forti preoccupazioni per i risultati negativi in italiano e matematica a conferma di un trend: «Si deve ripartire dalle basi; serve una riforma per medie e superiori»


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Inutile cercare scuse, ai test Invalsi siamo andati male anche questa volta». Marco Fontana, presidente associazione presidi dell’Alto Adige, non nasconde la preoccupazione per gli ultimi deludenti risultati delle prove Invalsi che vengono effettuate su tutto il territorio nazionale. I test riguardano tre materie: italiano, matematica, inglese. La situazione peggiora man mano che si passa dalla primaria (elementari), alla secondaria di primo grado (medie) e secondaria di secondo grado (superiori). Nella scuola primaria in lingua italiana, i risultati di comprensione della lettura (italiano) sono in miglioramento rispetto agli anni passati, pur rimanendo un po’ più bassi della media nazionale sia in II che in V. Nella scuola secondaria di primo grado, la quota di studenti che raggiunge in italiano almeno il livello di adeguatezza (livello 3) si ferma al 55,8%, contro il 61% a livello nazionale. Va un po’ meglio in matematica, materia in cui il 57,1% degli allievi raggiunge almeno il livello 3, a fronte di una percentuale nazionale del 56%. La debacle al termine del secondo ciclo d’istruzione (superiori): per quanto riguarda l’italiano, gli studenti in difficoltà passano dal 42% del 2021 al 47,5% del 2022; più contenuto l’aggravamento degli esiti di matematica: gli allievi con criticità passano dal 44% del 2021 al 45,9% del 2022. Il dato positivo è che gli altoatesini sono tra i migliori a livello nazionale, per quanto riguarda l’inglese.

Scusi, ma non sarà che in altre parti d’Italia i risultati sono migliori, perché i ragazzi e le ragazze possono contare sull’aiutino dei docenti.

Lo escludo proprio. Alle elementari il test si fa ancora con carta e penna; nella secondaria di primo grado e in quella di secondo grado le prove si fanno al computer. C’è un sistema di correzione che consente di verificare se c’è stato l’aiutino. Non ci si scappa.

Il fatto che, in Alto Adige, nelle scuole italiane ci siano parecchie ore di tedesco, può incidere?

Non può essere questa la spiegazione.

A Bolzano ci sono anche famiglie in forte difficoltà economica e sociale, che fanno fatica a seguire i figli; a offrire loro degli stimoli anche culturali.

Il problema c’è eccome e riguarda in particolare certi quartieri. Però il fenomeno non esiste soltanto Bolzano; situazioni simili le abbiamo anche nel resto d’Italia. E comunque, risultati migliori li hanno conseguiti - e anche questa è una conferma - i ragazzi delle scuole di lingua tedesca.

Non si dice che generalmente la scuola di lingua italiana è migliore per quanto riguarda la didattica?

Come vede i risultati raccontano una storia diversa.

Lei ha mai insegnato nella scuola di lingua tedesca?

Sì. Quello che ho notato è che - generalmente - da parte dei genitori c’è più sostegno. La scuola, per le famiglie, ricopre un ruolo ancora importante. Si riconosce l’importanza del lavoro svolto.

Quindi quella che emerge è la fotografia della realtà.

Purtroppo sì. I risultati sono campanelli d’allarme rispetto ai quali la scuola italiana si interroga ormai da anni.

Da dove si riparte?

Dalle basi: dall’italiano e dalla matematica.

I risultati della primaria sono in leggero miglioramento.

Alla scuola primaria è stato fatto un importante lavoro di riforma. Ciò significa che qualche speranza ce l’abbiamo. Serve una riforma anche nei cicli superiori. Dobbiamo trovare il modo per “intercettare” le situazioni più complicate. Puntare sull’aggiornamento, per individuare metodi capaci di coinvolgere di più gli studenti di oggi. Per rendere più stimolanti le lezioni.

Una qualche riflessione quindi la devono fare anche gli insegnanti.

Senza dubbio.

Non solo i risultati delle scuole di lingua tedesca dell’Alto Adige, ma anche quelli del vicino Trentino sono migliori.

Anche questa è una conferma. In Trentino hanno un sistema scolastico più autonomo del nostro.

Come spiega che gli studenti altoatesini siano tra i migliori a livello nazionale in inglese?

Da anni ormai è così. Gli ultimi test Invalsi confermano, fortunatamente, quella che è una tendenza consolidata. Io la spiego con il fatto che essendo l’Alto Adige una terra bilingue, c’è l’abitudine a studiare e sentir parlare due lingue.

È impegnato alla maturità?

Sì, al liceo scientifico Torricelli.

Come stanno andando?

Ci sono studenti molto bravi. Il problema - come detto - è trovare il sistema per tirar fuori il meglio dai ragazzi in difficoltà.













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