i dati

L’Aids arretra, ma non molla. Dieci nuovi casi in un anno

L'aggiornamento fornito nel corso di un incontro promosso da Pro Positiv-Aids Hilfe, per la giornata mondiale contro l’Hiv



BOLZANO. L’Aids arretra. Ma non molla. E così il mostro che ha percorso il mondo dagli anni Ottanta, condizionando anche l’immaginario collettivo di intere generazioni, è stretto dalle cinture sanitarie. «Dieci i nuovi casi registrati in un anno», annuncia Elke Maria Erne, primaria di malattie infettive al San Maurizio. Che significa una riduzione, in linea con la tendenza anche fuori dai nostri confini, con oltre un migliaio di casi in meno. «Ma la barriera reggerà solo con la prevenzione», spiega Raffaele Pristerà. Il medico guida Propositiv che è la prima linea di fronte extraospedaliera e che la presidia con più di 300 test all’anno. Un monitoraggio che si aggiunge a quello delle malattie infettive che a loro volta hanno oggi in cura 550 pazienti. I farmaci aiutano, tengono sotto controllo l’infezione.

«Ma la scienza non si ferma - annuncia Elke Maria Erne- perché è in arrivo una nuova soluzione iniettabile che può costituire una alternativa sicura per chi mal sopporta la somministrazione intensiva delle pastiglie». Il rischio, per la lotta all’Aids, è che la pressione, intensa e diffusa, portata dal Covid possa porla in secondo piano. In effetti i numeri sono impressionanti: i morti per il coronavirus sono stati 5 milioni, quelli per l’Hiv 670 mila. Ma i primi in due anni, i secondi in 40. Come i 37 milioni di positivi all’Hiv dal 1981 e i 250 milioni al Covid ma solo dal 2020. «Una differenza incredibile e che dovrebbe tacitare i negazionisti - ha aggiunto Pristerà - e dunque per questo insisto: vaccinatevi, fatelo subito». Arma che era invece assente per l’Aids. E ancora lo è. Esistono solo i farmaci per coloro che vengono aggrediti dal male ma non uno strumento di prevenzione, il vaccino, che attenui di molto la possibilità di ammalarsi o di morire. «Ora invece - ha detto ancora Pristerà - abbiamo la fortuna di avere a disposizione per il Covid cinque vaccini. È un suicidio collettivo non approfittarne».

Questi dati sono stati forniti nel corso di un incontro promosso da Pro Positiv-Aids Hilfe, per la giornata mondiale contro l’Hiv. Che consentirá, il primo dicembre di effettuare test capillari anonimi dalle 8.30 alle 20, mentre sabato 4 dalle 14 alle 15, davanti al Museo mercantile ci sarà una manifestazione musicale che diverrà una ulteriore occasione di prevenzione. Ma chi sono i positivi all’Hiv? «Per l’80% maschi - dice la primaria Erne - e, purtroppo, di questi il 50% si presenta nei reparti in una fase già avanzata della malattia». La quale, se invece viene rilevata in anticipo, consente un approccio terapeutico meno complesso. Prevalente la trasmissione per via sessuale in una fascia d’età tra i 30 e i 40 anni nella maggioranza dei casi. In questa platea di contagi, sono prevalenti, dall’osservatorio di Raffaele Pristerà, i maschi omosessuali con scarsa presenza invece di genere femminile.

In linea generale i dati parlano di un 60% di infettati eterosessuali, meno di 30 omosessuali e il restante legato alle tossicodipendenze. «Fidiamoci della scienza - hanno insistito i due medici - perché è con la ricerca che abbiamo individuato i farmaci per respingere l’Aids e la stessa ricerca scientifica ci fa disporre oggi degli strumenti per fare lo stesso col Covid. Vaccinatevi». P.CA.

 













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