Assistenza

L’Asl a «caccia» di infermieri: «Un danno per le case di riposo» 

Premio di 400 euro per le assunzioni, protesta la coop Sos, che gestisce personale nelle strutture. Il presidente Raffaele Bufano: «In due anni il 50% di operatori ha preferito trasferirsi nel settore pubblico. Serve strategia comune»



BOLZANO. «Il fatto è enorme. Siamo passati dall’offrire birra e salcicce per invitare la popolazione a vaccinarsi all’idea di mettere una “taglia” sulla testa degli infermieri come nei film western»: chi parla è Raffaele Bufano, presidente della cooperativa Sos che gestisce personale per conto della pubblica amministrazione servizi sociali e case di riposo sul territorio altoatesino.

La Asl, ricorda Bufano, ha inviato ai dipendenti una comunicazione con la quale invita i propri infermieri a reclutare colleghi, offrendo un premio di 400 euro per ogni nuova assunzione che questi saranno in grado di assicurare, alla condizione che il nuovo infermiere mantenga il lavoro per almeno 12 mesi.

«Lasciamo perdere per il momento la legittimità di questa iniziativa, ma ciò significa che l’Azienda sanitaria fa concorrenza a tutti gli enti che lavorano nel settore dell’assistenza agli anziani nelle case di riposo», protesta Bufano, che lavora proprio come infermiere, «Si tratta di una iniziativa che danneggia direttamente il resto del sistema socio-assistenziale del nostro territorio».

Già al principio della pandemia, prosegue, «la Asl ha rastrellato infermieri presso le case per l’accudimento degli anziani potendo offrire uno stipendio di gran lunga superiore a quello che possiamo offrire noi operatori che utilizziamo il contratto della sanità privata. Quelli dell’Azienda sanitaria sono contratti che offrono anche fino a 400-500 euro in più al mese, rispetto a quanto possiamo offrire noi, cosicché, nel giro di questi due anni, un buon 50% dei nostri infermieri ci ha abbandonato per migrare verso le più allettanti condizioni offerte dal comparto pubblico».

Ma perché questo sarebbe scorretto, in fondo le regole del mercato sono queste, se più pago un dipendente più avrò possibilità di reclutarlo? «Con questo ragionamento ci si dimentica che siamo tutti in uno stesso sistema, quello dell’assistenza socio-sanitaria dell’Alto Adige. Se uno degli operatori inizia a pensare in modo egoistico di raggiungere i propri obiettivi, ad ogni costo, chi ne patisce il danno non sono gli altri operatori, ma i cittadini», risponde Bufano.

In sostanza, protesta, «l’accaparramento di infermieri avviene a diretto ed immediato danno degli enti che, come nel caso della cooperativa Sos, sono gestori di servizi di assistenza agli anziani. Un infermiere in più alla Asl significa un infermiere in meno in casa di riposo. L’Azienda sanitaria avrebbe dovuto impegnarsi, come facciamo noi ogni giorno, per cercare di reclutare infermieri dall’estero. Invece si è fatta forte delle proprie capacità finanziarie senza pensare alla tenuta dell’intero sistema, oppure cercare di trovare personale tra le tante persone che, sciaguratamente, sono costrette a lasciare in questi terribili tempi di guerra l’Ucraina».

È possibile coinvolgere le grandi agenzie del lavoro? «Sì certo, anche le agenzie del lavoro, ma se devo dirla tutta il problema è proprio la carenza del personale: se la coperta è troppo corta cerchiamo di mettere al caldo le parti essenziali del corpo e non di privilegiare gli arti, la testa, o il bacino…Mi spiego?», così Bufano, secondo cui sarebbe mancato un coordinamento generale dell’emergenza che riguarda gli infermieri, «che deve essere affrontata in termini generali, non parziali o episodici».

Il presidente della cooperativa usa come esempio la propria attività professionale: «Attualmente sono costretto a coprire il lavoro di due infermieri. Lo faccio volentieri, perché devo assicurare il servizio, ma ad un certo punto anche la buona volontà rischia di cedere di fronte alla stanchezza».

Quanto al reperimento di personale all’estero, aggiunge che lo sforzo sarebbe molto superiore in Italia rispetto alla Germania, dove la burocrazia è meno ostativa. «Occorrono mesi per mettere insieme le carte necessarie ed anche le deroghe concesse dal governo per il riconoscimento dei titoli professionali stranieri non consentono di abbattere i tempi burocratici. Nel nostro piccolo, la cooperativa Sos si è già attivata per assistere gli infermieri ed i medici profughi della guerra in Ucraina, avviando con loro la pratica per il rilascio del "Passaporto europeo delle qualifiche per rifugiati". Stiamo attivando alcuni percorsi formativi di lingua teorico-pratici (metà giornata in aula e metà giornata in struttura, per l'acquisizione del linguaggio tecnico). Tutto ciò con un grandissimo sforzo ed impegno economico. Mi dispiacerebbe che questi nostri sforzi venissero vanificati perché qualcun altro può poi offrire più denaro lasciandoci scoperti come negli ultimi due anni». E infine il problema degli alloggi. Lo ricorda Bufano: «Come se non bastasse la carenza di personale, in Alto Adige una volta trovati i collaboratori ci si trova davanti all’imbarazzo di non sapere dove farli alloggiare. La nostra cooperativa si è mossa affittando alcuni appartamenti, con tutti i rischi del caso. Ma ripeto, occorrono azioni di sistema, non i virtuosismi dei singoli».













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