inverno

L’influenza è arrivata in anticipo: aggressiva verso i bambini 

Febbre alta, tosse, raffreddore. Pesa lo stop all’uso delle mascherine: negli ultimi due anni poche patologie, il corpo umano ha diminuito la propria immunità



BOLZANO. Se negli ultimi due anni, soprattutto grazie all’uso diffuso delle mascherine, i più erano risultati esenti, quest’anno la sindrome influenzale è particolarmente precoce e aggressiva, specie in età pediatrica. Le vaccinazioni funzionano abbastanza bene, ma ancora troppe famiglie non fanno vaccinare i propri figli.

I medici di famiglia

Domenico Bossio, medico di famiglia a Lana, precisa: «Attualmente registriamo molte patologie simil-influenzali con questi sintomi: febbre, tosse, astenia. La vera influenza di solito prima di Natale non si presenta. Quest’anno è arrivata un po’ prima». E allora tanti a farsi il test per capire se si tratti di casi di Covid o meno, i quali però sono in diminuzione, quanto meno rispetto a tre o quattro settimane fa. Il proliferare di queste forme simil influenzali, prosegue Bossio, «fa pensare che abbia pesato il calo o meglio il quasi abbandono delle mascherine; ciò contribuisce al contagio di queste forme». Negli anni scorsi la maggior parte delle persone usava la mascherina e quando era malata non usciva di casa. Ora, con il liberi tutti, «in un supermercato o in un grande store la gente si infetta: tosse, raffreddore, mal di gola». E le vaccinazioni? «Rispetto al mio fabbisogno stimato dall’Asl, su 240 dosi ho vaccinato 140 pazienti. Una buona adesione, più della metà». I medici invitano a vaccinarsi contro l’influenza, come per la polmonite da pneumococco. Ciò vale soprattutto per le persone a rischio, chi si è sottoposto a cicli, i pazienti fragili, i quali vengono invitati anche a sottoporsi al richiamo per il Covid. «Ma vaccinarsi è utile per chiunque, perché alcune forme possono sfociare in bronchite e allora serve l’antibiotico».

I più colpiti? I bimbi

La referente dei pediatri in seno all’Ordine dei medici, Emanuela Pedevilla, conferma e rincara: «Quest’anno la sindrome influenzale è particolarmente precoce e aggressiva, specie in età pediatrica. Tutti i pediatri riscontrano un grande aumento di richieste di visite e consulti, sono particolarmente affollati. La sindrome si caratterizza per tre-quattro giorni di febbre molto elevata, con picchi anche di 40 gradi, sintomi di tipo influenzale, tosse, raffreddore». Nel rispetto della circolare ministeriale e delle indicazioni provinciali, prosegue, «tutti noi pediatri consigliamo di vaccinare fra i 6 mesi e i 6 anni. Non solo i malati cronici, affetti da malattie, nei quali possono insorgere complicanze, ma tutti i bimbi che frequentano nidi e scuole dell’infanzia, ossia i luoghi dove c’è maggiore rischio di ammalarsi». La popolazione reagisce forse in maniera ancora troppo timida? «Molti genitori sono adeguatamente informati, sono molto sensibili e fanno vaccinare i loro figli. Noi invitiamo tutte le famiglie a prendere in considerazione il vaccino, anche sopra i sei anni». Così si evita che il bimbo stia a casa quattro o cinque giorni, scombinando i ritmi lavorativi dei genitori, e che ci siano complicanze come bronchite e otite, che necessitano della prescrizione di antibiotici». In secondo luogo «si tutela tutta la famiglia, perché i bambini contagiano nonni e genitori. Ci sono famiglie chiuse in casa per tre settimane, un piccolo lockdown». In questo senso, assai utile sarebbe una copertura vaccinale più alta, non solo dei malati cronici adulti. «Nei prossimi anni dovremo aumentare le coperture dei bambini: se sono sani vanno di più all’asilo e i genitori a lavorare».

Vaccinazioni in farmacia

Al momento non è dato conoscere il totale delle vaccinazioni somministrate, arrivate una decina di giorni fa a 33 mila. I dati verranno diffusi dall’Asl nei prossimi giorni. Maximin Liebl però, il presidente dei farmacisti altoatesini, fa presente che le vaccinazioni in farmacia stanno funzionando bene: «Ne facciamo tutti i giorni. La gente è contenta di venire in farmacia, dato che l’approccio è più facile. Vengono con o senza appuntamento, senza dover andare dal medico o all’Asl». Non tutte le farmacie partecipano alla campagna, in alcuni casi non hanno lo spazio fisico, in altri casi manca il personale certificato per somministrare i vaccini. I vaccini Covid, invece, in linea generale sono diminuiti, «non ci sono certo i numeri dell’anno scorso». Pochissimi bambini fanno l’antinfluenzale in farmacia. «Si vaccinano soprattutto quelli a rischio per altre patologie, ma di solito lo fanno dal pediatra, da noi ne arrivano pochi». Anche Liebl conferma: quest’anno forma influenzale precoce e aggressiva. «Da noi tantissime patologie: tosse, raffreddore, febbre alta». Non sempre la forma è identificabile, se sia influenza o Covid. Ma il test non lo fanno in molti. «Rispetto a ottobre, i numeri sono scesi, anche se ora stanno un po’ risalendo. Chi ha febbre o problemi viene a chiedere il test», così Liebl. Ma tanti, ormai, non lo fanno più per evitare la quarantena, un comportamento irresponsabile. «Chi ha bisogno della prescrizione per andare in malattia fa il test, gli altri no». Il calo nell’uso della mascherina pesa? Liebl conferma: «Negli ultimi anni abbiamo avuto poche patologie. Tutti portavano la mascherina, che protegge dal Covid ma anche dal resto, dalle malattie invernali. Ora c’è meno attenzione, c’è meno gente con la mascherina».

Ma non è solo questo: «Dopo due anni che non ci si è più ammalati, chiaramente le difese immunitarie contro queste patologie sono diminuite. Le persone si ammalano più facilmente, perché non c’è più quell’immunità forte che c’era prima del 2020: la gente tossiva in giro dappertutto e nessuno si preoccupava. Adesso il corpo umano deve di nuovo creare l’immunità che c’era, c’è più rischio che uno si ammali». DA.PA

 













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