La Difesa civica: isolamento solo come ultima soluzione E il Team K chiede un registro provinciale per le badanti
Nelle residenze per anziani e nelle case di cura, sostiene Gabriele Morandell, ogni misura di isolamento deve essere ben ponderata e pensata nell’interesse dell’ospite. Con l’inizio della crisi da...
Nelle residenze per anziani e nelle case di cura, sostiene Gabriele Morandell, ogni misura di isolamento deve essere ben ponderata e pensata nell’interesse dell’ospite. Con l’inizio della crisi da coronavirus, sono state vietate le visite nelle residenze per anziani e nelle case di cura, e la decisione in merito alle eventuali eccezioni, in particolare nelle fasi precedenti la dipartita, è stata affidata al direttore sanitario. Dopo una lunga fase di isolamento che ha riguardato tutte le strutture, da giugno le visite sono di nuovo possibili a determinate condizioni, definite nel dettaglio dalla delibera della Giunta provinciale n. 469 del 30.6.2020. Tuttavia, secondo i parenti si tratta di possibilità molto limitate, in quanto le visite possono essere effettuate, generalmente, solo da un componente della famiglia, con prenotazione e per un tempo molto breve. In particolare a persone con problemi di vista e udito, ma anche a ospiti con demenza o limitazioni cognitive, le visite brevi e a distanza non bastano. Alcuni parenti hanno riferito alla Difensora civica che l’isolamento ha considerevolmente peggiorato le patologie croniche e la salute mentale dei loro famigliari, motivo per cui occorre evitare il divieto generalizzato di contatti sociali, che sono di sostegno, e cercare invece soluzioni alternative. Dal punto di vista etico, in strutture senza casi sospetti di Covid-19 e per quanto possibile, bisognerebbe andare incontro all’urgente desiderio di contatti sociali e vicinanza fisica ai parenti più stretti manifestato dagli ospiti, e non, semplicemente, vietarli in modo generico. Anche un isolamento generalizzato o una misura di quarantena di 14 giorni dopo brevi contatti con componenti della famiglia, senza un sospetto concreto di Covid-19, mancano da molti punti di vista di una sufficiente base giuridica. Ogni intervento di isolamento dovrebbe, secondo la Difensora civica, essere ben ponderato e fondato, nell'interesse del paziente o della paziente.
BADANTI E TEAM K.Molte badanti provengono dall'Europa dell'Est, da Paesi con tassi di infezione da coronavirus preoccupanti. Già nella primavera del 2019, il Team K ha richiesto l'istituzione di un registro provinciale per fornire sicurezza e controllo di qualità sia alle badanti che ai loro datori di lavoro. Quando la proposta è stata respinta, non era ancora scoppiata la pandemia. «La giunta provinciale allora non vedeva la necessità di istituire un registro volontario in cui solo poche badanti si sarebbero registrate. Un anno e mezzo dopo vediamo che un tale strumento sarebbe di grande aiuto. L'entrata e l’uscita dal territorio nazionale delle badanti è difficilmente controllabile, poiché molte di loro non hanno rapporti di lavoro regolari. Di conseguenza senza il registro è impossibile individuare e poi testare tutte le badanti e quindi proteggere le persone assistite in modo responsabile", spiega Maria Elisabeth Rieder.