bolzano

La lezione: nei panni di un ragazzo in sedia a rotelle 

Al Palaresia. Cento studenti della scuola media «Ada Negri» si sono  mossi in carrozzina per capire le difficoltà dei compagni disabili



BOLZANO. Quante volte abbiamo detto a qualcuno «mettiti nei miei panni». I cento ragazzi delle classi terze della scuola media «Ada Negri» ieri si sono messi nei panni dei compagni disabili. Anzi, si sono messi sulle carrozzine e hanno provato sulla loro pelle cosa voglia dire muoversi su una sedia a rotelle.

È accaduto al PalaResia, su iniziativa della docente di scienze motorie Anna Saraco, che, in collaborazione con Sabine Bertagnolli ha dato vita a «Carrozziamo(Abbattere le barriere della diversità)». Un momento importante che, non a caso, si è svolto alla vigilia della Giornata internazionale della disabilità. Lo scorso anno, spiega Sabine Bertagnolli, «Anna Saraco aveva partecipato a “Tutti in carrozza” alle scuole Archimede, dove era docente. Quest’anno ha voluto ripetere l’evento alle Ada Negri, dove insegna ora. Come consulente del Centro servizi volontariato Alto Adige, ho contattato Barbara Avesani, responsabile dell’assistenza protesica dell’Azienda sanitaria, che ha recuperato e messo a disposizione dieci carrozzine. Poi abbiamo trovato anche la disponibilità di Adlatus Odv, che ha garantito il pullmino per il trasporto disabili e abbiamo potuto realizzare l’appuntamento». È stato bellissimo, continua Sabine, «perché è stato un lavoro portato avanti in sinergia, in cui ognuno ci ha messo entusiasmo e ha dato massima disponibilità. Dal Centro servizi volontariato all’Asl, dal dirigente della scuola Ada Negri Diego Paolizzi, ad Adlatus Odv, fino al personale del Palasport e alle ragazze e ai ragazzi, ognuno ci ha messo energie e disponibilità, dando tanto in cambio di nulla». I giovanissimi studenti, dal canto loro, hanno preso la cosa molto sul serio e, sotto gli occhi vigili della professoressa Saraco e dell’insegnante di educazione motoria Daniel Mazzeo hanno coperto il percorso tracciato ad hoc all’interno della struttura sportiva, salendo e scendendo anche dall’ascensore sulle sedie a rotelle. Tutti hanno toccato con mano quanto sia difficile e stancante muoversi. Qualcuno ha definito l’esperienza «come guidare una nave», qualcun altro si è stupito del dolore alle braccia e alle mani. Tutti, ma proprio tutti, hanno stretto amicizia con Matteo Fratucello, il figlio di Sabine Bertagnolli. Un’affinità immediata e gioiosa. «Vedere come i ragazzi e Matteo interagivano è stato commovente» commenta la madre, che definisce il progetto sviluppato durante le lezioni di attività motoria «meraviglioso, perché importantissimo in un’ottica volta alla riflessione».

Quando è arrivata la proposta, riferisce Paolizzi, «ho subito sostenuto l’iniziativa. Si è trattato di un momento importante per consentire ad alunne ed alunni di immedesimarsi in chi, tutti i giorni, si muove su una carrozzina e per promuovere l’inclusività. Ho visto ragazze e ragazzi molto coinvolti, mossi da un forte spirito d’accoglienza». Soddisfazione ha espresso anche il sovrintendente dell’Intendenza scolastica italiana, Vincenzo Gullotta, sia per l’indiscutibile validità dell’iniziativa e per il messaggio che manda, sia per il fatto che possa essere realizzata ogni anno in una scuola diversa. Il tema dell’inclusione, d’altra parte, è sempre più attuale e abbattere le barriere della diversità è fondamentale. “Carrozziamo” va proprio in questa direzione. P.T.













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