La lunga ombra delle mafie insidia la nostra regione 

La relazione della Dia. Nel 2018 sono state 80 le operazioni finanziarie considerate “sospette” «La ricchezza e le possibilità di investimenti possono attrarre la criminalità organizzata»



Bolzano. Il Trentino Alto Adige è regione ricca e, ormai da anni, numerosi sono stati gli appelli di rappresentanti della magistratura, delle forze dell’ordine e delle istituzioni a mantenere sempre alta la guardia per rintuzzare i tentativi delle organizzazioni mafiose di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale di questa terra. Perché, come ha ricordato tempo fa, durante un convegno a Trento, il sostituto procuratore della Dia, Roberto Pennisi, «Oggi non è la mafia che cerca l’economia. È l’economia che cerca la mafia». La relazione relativa al secondo semestre del 2018 che la Direzione investigativa antimafia ha depositato nei giorni scorsi conferma quanto i timori di infiltrazioni della mafia siano quanto mai fondati. Dal documento, infatti, emerge che, nella nostra regione, sono state registrate 71 operazioni finanziarie “sospette” nei primi sei mesi dello scorso anno e altre 9 nel secondo semestre. Novanta, in tutto, insomma. Per quanto riguarda i reati spia, invece, e cioè quel tipo di operazioni illegali che segnalano dinamiche riconducibili a possibili attività mafiose, si sono registrati 339 casi nel primo semestre e 631 nel secondo. Per reati spia, si parla di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, di usura, di estorsione, di danneggiamento e altre metodologie intimidatorie. E 87 sono state, nel 2018, le persone segnalate in regione per il reato di estorsione. La Dia, inoltre, segnala che «in analogia a quanto accaduto per altre aree del nord Italia, già a partire dagli anni 70, in Trentino e in Alto Adige è stata rilevata la presenza di elementi malavitosi calabresi affiliati alla ’ndrangheta, per lo più provenienti dalla Locride». Sul nostro territorio, sempre secondo la Dia, le cosche avrebbero creato una sorta di “ponte” a metà strada tra la Calabria e le proiezioni e i locali che stavano crescendo in Germania, ed in particolare a Monaco di Baviera. Proprio nella prima parte della relazione, la Dia sottolinea anche che «la diffusione di ricchezza e possibilità di investimento offerte dal contesto economico-imprenditoriale del territorio costituiscono una potenziale attrattiva per la criminalità organizzata». Solo qualche settimana fa, il senatore Nicola Morra, membro della commissione parlamentare, in visita a Trento, aveva spiegato come «negli ultimi anni le mafie hanno conquistato sempre più spazio al di là dei confini nazionali, la ’ndrangheta in particolare si è radicata nel mondo germanico. Sull'asse di comunicazione Modena-Brennero e poi, Austria-Germania, c'è proprio il territorio Trentino e, come dimostrano evidenze giudiziarie già acquisite, le mafie hanno già dimostrato di sapersi infiltrare anche qui, ad esempio nel settore del porfido».















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