La Svp cerca i voti italiani polemica sull’appello
Esponenti di associazioni e categorie firmano il documento per Kompatscher Irritazione del Pd: «Marketing inopportuno». Lettera di Achammer e Widmann
BOLZANO. Alla Svp perfino il 40 per cento inizia a sembrare un obiettivo da sogno (nel 2013 aveva il 45,7%). Si aggiunga che il presidente Arno Kompatscher deve fare il pieno di preferenze, per non finire ostaggio nel suo stesso partito. Si aggiunga ancora che nel gruppo italiano continua ad andare di moda il «divisi è meglio» e che forse salterà l’alleanza Svp-Pd con i suoi centri di potere. Via allora alla campagna della Svp per raccogliere il voto italiano. Spot in italiano e raccolta di testimonial. Ieri lo scossone nel mondo delle associazioni e nel centrosinistra. Esce un appello per Kompatscher con centinaia di firme, tra cui un gruppo di italiani. E che italiani. Vertici dell’economia e dell’associazionismo come Claudio Corrarati e Andrea Grata, vicini al Pd o in rapporti stretti con l’amministrazione provinciale. Inizia il riposizionamento? La versione italiana dell’appello «Noi per Arno Kompatscher» recita «Sosteniamo il progetto di un’autonomia condivisa promosso dal nostro presidente Arno Kompatscher». Alla raccolta di firme ha partecipato, tra gli altri, l’assessora Martha Stocker. Il più esplicito è Alberto Stenico (Forum democratico, ex Legacoop): «Non solo sostengo Kompatscher ma questa volta voterò Svp. Mi sono sempre battuto per una forza politica autonomista italiana trasversale, che potesse essere un interlocutore forte della Svp. Alla mia età ammetto il fallimento di questa mia visione. L’autonomia è un patrimonio fondamentale per tutti e gli italiani hanno il dovere di partecipare al suo consolidamento. Prendo atto che esiste una leadership della Svp di cui mi fido». Ha aderito Andrea Grata (Cooperdolomiti), legato al Pd, beneficiario come mondo cooperativo di finanziamenti pesanti legati all’assessorato italiano. «Ma resto un uomo Pd», dice Grata, «Ho voluto testimoniare il mio apprezzamento per il lavoro della giunta, per dire che secondo me bisogna confermare l’alleanza attuale». Nell’appello compaiono, tra l’altro, le firme (a titolo personale) di Paolo Coser (Lilt), Annamaria Saviolo (Aido), Christian Bacci (Cacciatori di briciole), l’ex presidente del consiglio provinciale Umberto Montefiori, il sindaco di Dobbiaco Guido Bocher, Paolo Spolaore (La Strada), il giornalista Matteo Donagrandi. Claudio Corrarati (presidente Cna) assicura: «La mia non è una dichiarazione di voto per la Svp, anche se molti pensano che sia meglio una Svp e un Kompatscher forti, piuttosto che una forte destra tedesca. Con la mia presenza voglio testimoniare l’apprezzamento per il lavoro del presidente Kompatscher, che ha coinvolto una parte del mondo dell’economia che era sempre rimasto escluso». In casa Pd e dintorni molto nervosismo. Sandro Repetto (candidato Pd-Civiche): «Farei volentieri a meno di questo marketing della Svp nel mondo italiano, mentre è tipico del mondo italiano il sostegno al più forte. Faccio sapere che noi del Pd non siamo morti, ma ben vivi». Andrea Casolari (candidato Pd-Civiche) racconta: «Trovo inopportuno che l’assessora Stocker abbia telefonato a esponenti di associazioni finanziate dalla Provincia chiedendo un sostegno per Kompatscher. Diverse persone mi hanno raccontato di essersi sentite in imbarazzo». L’assessore Christian Tommasini assicura di non vivere certe firme come un tradimento: «Al contrario, è la dimostrazione che noi del Pd non siamo un partito di relazioni». Roberto Bizzo (Noi per l’Alto Adige): «Ho ricevuto telefonate di protesta di associati della Cna e della cooperazione».
LA LETTERA DI ACHAMMER. Una chiamata a coorte, ricordando gli anni cupi, è invece la lettera firmata dall’Obmann Philipp Achammer e da Thomas Widmann: anch’essi ribadiscono che la Svp ha scelto l’autonomia, ma è una autonomia che va difesa da ogni possibile nemico, perché non è data una volta per sempre. L’annessione italiana, il fascismo e l’italianizzazione vengono allora messi a confronto con quanto appena accaduto con la Catalogna, vittima del nuovo centralismo spagnolo.
(fr.g.)
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