La Volkswagen, 400 altoatesini chiedono i danni per il Dieselgate 

Si sono rivolti al Centro tutela consumatori austriaco. La recente sentenza della Corte federale tedesca  riconosce il diritto di essere risarciti a tutti i clienti che acquistarono una vettura con software manipolato



Bolzano. Sono 400 gli altoatesini che si sono rivolti all’associazione di tutela dei consumatori austriaci per inoltrare istanza di risarcimento alla Volkswagen dopo la recente sentenza della Corte di giustizia federale tedesca di Karlsruhe per il cosiddetto Dieselgate.

E’ la prima volta che la più alta Corte civile tedesca emette, su questa vicenda, una sentenza che parla chiaro e che permetterà una serie impressionante di cause civili se il colosso tedesco dell’auto non provvederà a raggiungere un accordo extragiudiziale con tutti gli acquirenti di auto diesel messe in circolazione con software manipolato, in relazione al livello di emissioni inquinanti.

Cosa hanno deciso i giudici della Suprema Corte tedesca? In primo luogo che un cliente Volkswagen che aveva dato il via ad una causa (dopo aver acquistato un’auto Sharan) dovrà effettivamente essere risarcito. In sostanza i giudici hanno stabilito che i proprietari di auto dal software truffaldino avranno diritto di restituire l’auto ottenendo un risarcimento parziale. Il cliente ha infatti il diritto di essere risarcito sulla base del reale valore di mercato della vettura. La sentenza della Corte di giustizia federale tedesca era attesa anche da numerosi clienti altoatesini del colosso Volkswagen e dopo il pronunciamento della Corte di giustizia federale tedesca hanno rotto ogni indugio e si sono rivolti all’associazione austriaca che difende i diritti dei consumatori e che già aveva impostato la causa per un centinaio di consumatori austriaci. I 400 altoatesini si sono dunque accodati nella vertenza già avviata e avranno il diritto di ottenere un adeguato risarcimento. Come già accennato, in base alla sentenza di Karlsruhe la Volkswagen sarà costretta a risarcire il valore della vettura detraendo il coefficiente d’usura dell’auto stessa sulla base dei chilometri percorsi. Come si ricorderà lo scandalo venne a galla nel 2015 e travolse il mercato del colosso tedesco per auto vendute e messe in circolazione con caratteristiche truffaldine del motore e dei livelli di inquinamento prodotti già a partire dal 2013.

Dalla scoperta dello scandalo, il colosso tedesco ha promesso “offerte appropriate” ma le conseguenze a livello giudiziario non sono assolutamente terminate anche se 262 mila casi hanno già trovato definizione grazie ad un accordo di class action per 830 milioni di euro. Secondo i dati forniti dalla stessa casa automobilistica tedesca vi sono altri 60 mila casi pendenti che dovranno trovare un’adeguata soluzione. Tra questi ci sono ora anche i 400 clienti altoatesini. Tutti si dicono convinti di trovare un’intesa extragiudiziaria anche perchè da un lato la Volkswagen ha tutto l’interesse di chiudere il caso in tempi rapidi ed i clienti di trovare un’intesa prima che il valore commerciale della propria auto svaluti in maniera pesante a seguito dell’usura. MA.BE.













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