Le mani delle mafie in Alto Adige
Le infiltrazioni. La scossa di Rosy Bindi: «Siete ricchi, quindi appetibili: qui non sparano, si occupano di affari. Alzate la guardia» E il procuratore Raimondi: «Aziende in difficoltà cercano il denaro della criminalità organizzata. E sull’Autobrennero passa di tutto»
Bolzano. Strade tranquille e benessere. Due indizi per alzare le antenne. È in luoghi come questi che arrivano le mafie con il doppiopetto e montagne di denaro da investire e riciclare. La sveglia arriva da due voci informate dei fatti. Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia nella scorsa legislatura, e Sandro Raimondi, il procuratore di Trento a capo della procura distrettuale antimafia. In una sala piena di studenti, Bindi e Raimondi sono stati ieri mattina al Centro Pastorale due tra i relatori del convegno «Mafie in Alto Adige? No grazie», organizzato dal consiglio regionale Unipol (composto da Cgil, Cisl, Uil, Cia, Cna, Legacoop, Arci e Libera, presidente Doriana Pavanello). In prima pagina sui giornali l’inchiesta sulla truffa dei contributi sull’energia rinnovabile, con una rete di società tra Basilicata e Bolzano. «Le aziende sane devono avere il coraggio di denunciare», dice Claudio Corrarati (Cna).
Le nuove mafie
Rosy Bindi ha accompagnato la Commissione Antimafia in giro per il nord Italia. «Sembrava che portassimo noi la criminalità organizzata in Veneto ed Emilia. Abbiamo visto cosa è uscito in quelle regioni. E in Lombardia per troppi anni “la mafia non esiste” hanno detto magistrati, politici e giornalisti», così l’ex parlamentare. Le mafie (cosa nostra, ’ndrangheta, camorra e sacra corona unita), avverte Rosy Bindi, «sono un aspetto della nostra società con cui dobbiamo fare i conti e studiarle per ciò che sono diventate. Il regalo migliore che possiamo fare alle mafie è raccontarle per come non sono più. Dopo la stagione delle stragi, indebolita grazie alla reazione dello Stato, la mafia è tornata a inabissarsi, il suo status preferito. La mafia uccide solo quando ha bisogno, preferisce la tranquillità per operare al meglio». E nel nord, ancora Rosy Bindi, «siete appetibili, come qui in Alto Adige, proprio perché c’è ricchezza». Solo attorno alla ’ndrangheta, ancora Rosy Bindi, «ogni anno ruota una ricchezza pari al Pil di uno Stato medio. Una ricchezza che va investita e che deriva in larga parte dal traffico di stupefacenti: «Ragazzi, dove c’è droga c’è mafia. Fa male a chi la usa e alla società, perché quella ricchezza inquina». Il denaro della criminalità fa comodo a società in crisi, «che poi vengono strappate ai proprietari». La sintesi di Rosy Bindi è: «Nella lotta alla mafia non abbiamo supplenti. La forza della criminalità organizzata è fuori da se stessa, sta nel voto di scambio, nell’imprenditore che accetta i finanziamenti, nei commercialisti e negli avvocati complici volontari o inconsapevoli». Dove ci sono grandi e medi appalti, lì c’è il rischio. Poi lo sfogo sulla sentenza della Consulta, che ha incluso i mafiosi all’ergastolo nei permessi, e sulla Corte di Cassazione, che ha tolto il sigillo «mafia capitale»: «In passato abbiamo già visto la mafia “sparire” dalle sentenze».
Il procuratore
Sicurezza come valore assoluto, certo. «A Trento e Bolzano i cittadini si sentono tranquilli perché ci sono pochi reati da strada, ma non capiscono quanto possa essere pericolosa una società che fallisce. Grazie a Libera per il lavoro che porta avanti per fare capire la portata delle infiltrazioni mafiose», sottolinea il procuratore Raimondi, «La mafia delle processioni con l’inchino è fumo negli occhi. La mafia cerca l’impresa o l’impresa cerca la mafia? In periodi di crisi è vera la seconda risposta. Le mafie entrano nell’economia sana e rubano il futuro a voi giovani». Sulla A22, avverte il procuratore, «transita di tutto, rifiuti illeciti, droga e armi».
L’indagine
Stefano Busi e Licia Nicoli di Libera hanno presentato i risultati della ricerca «Nomi e numeri contro le mafie», con il focus sul nordest. Dati interessanti. Con 1.485 questionari nel nordest, di cui 253 in Trentino Alto Adige, c’è la percezione nella nostra regione che la mafia sia un fenomeno globale (72,5%) ma per il 47,3% delle risposte nel nordest «la mafia dove abito è un fenomeno marginale». E se per il 39,9% (nordest) la mafia toglie libertà e per il 34% toglie giustizia, solo per il 4,8% viene compromessa la qualità ambientale e per il 4,7% la speranza.
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