Lettera aperta del medico reduce dal virus al suo barbiere 

La testimonianza di Pierluigi Gaianigo. «Caro amico, pensaci bene  prima di riaprire. Io mi sono infettato visitando un paziente e tutti e due avevamo la mascherina. Se usi quella sbagliata non proteggi te stesso e nemmeno i tuoi clienti. Non avere fretta, questa malattia è orribile» 


Pierluigi Gaianigo


Bolzano. Riceviamo e pubblichiamo questa testimonianza di Pierluigi Gaianigo, medico e consigliere comunale a Bolzano. Una lettera aperta al suo barbiere, ma in realtà a tutti noi scritta dopo oltre un mese di cure per aver contratto il Coronavirus sul lavoro.

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«Ciao Dino, vorrei prenotare un taglio capelli. Giovedì alle 11?». Va bene. A proposito come ti sei organizzato? «Mascherina, guanti, camice e telo barba usa e getta. Sanificazione dopo ogni cliente, amuchina per le mani e poi misuro anche la temperatura e mando via chi ha un valore superiore ai 37,5».

Mah, quando io mi sono ammalato avevo 37,3. Non mi fiderei nemmeno di un 36,9!

Attento agli asintomatici.

«E poi ormai lo sai: un 10% dei positivi è del tutto asintomatico e può trasmettere il contagio. Sono i più pericolosi; come fai ad individuarli?

La mascherina chirurgica ko

«Usi la mascherina chirurgica? Sbagliato! Se vuoi difenderti devi usare una mascherina ad alta protezione come la FFP2, che noi ad inizio marzo non avevamo. Erano introvabili. È stato così che me lo sono beccato il virus, visitando un paziente sospetto. Mascherina chirurgica io, mascherina chirurgica lui forse messa male, seduto sul bordo del letto. “Respira a fondo!”. L’inspirio non è un problema, ma l’aria espirata, non potendo uscire davanti, probabilmente usciva dai lati della mascherina con direzione posteriore dove c’ero io ad una distanza di 20 cm. Mica potevo stare a 2 metri e lo stetoscopio è corto. “Qui sento qualcosa. Fai dei colpi di tosse”. Fatto sta che non so quanti miliardi di virus mi sono stati sparati in faccia e si sa le mascherine chirurgiche non ti proteggono. Come è andata? Bene direi, solo una notte non riuscivo a respirare e mi hanno messo sotto ossigeno ad alti flussi ma ho evitato la terapia intensiva».

Ho perso 6 kg, non dormi più.

«Ho perso 6 kg dopo 3 settimane di ricovero, sono uno straccio e non dormo più di notte (si chiama sindrome da stress post traumatico) ma sono ancora vivo. E anche tu ti devi avvicinare come me ai tuoi clienti, mica puoi applicare il distanziamento dei 2 metri».

La fregola di riaprire.

«Come fai a regolare la barba? Metti una pinza sul naso e un cerotto sulla bocca al malcapitato? Tu tratti almeno 15 persone al giorno, 90 a settimana. Sei proprio sicuro di non incontrare il Covid 19 in incognito? Magari, Dio non voglia, te lo prendi e lo distribuisci ai clienti sani, che vedi tutti i giorni. E magari te lo porti a casa come ho fatto io contagiando mia figlia. Ma dimmi Dino, come mai questa fregola di aprire così presto? L’affitto dei locali da pagare? La rata del mutuo della casa? Non dirmi che non hai i mezzi economici per sopravvivere un altro mese. Ah! non sei una formica e spendi tutto. Vabbè! Ma non dirmi che il proprietario dei locali non può aspettare e che la banca ti strozza e rifiuta un piccolo prestito di 4-5 mila euro. Dai! La tua attività è sicura. Non hai concorrenti, i tuoi clienti sono fedeli al 90%. Mica avrai paura dei cinesi. Hai visto a Prato nel tessile: i nostri sono ripartiti, i cinesi, più prudenti, sono fermi. Ti riprenderai con rapidità e nessuno protesterà per quell’euro in più che ci farai pagare. Dai puoi aspettare. Come, cosa dici?».

Non siamo messi bene.

«La Provincia di Bolzano apre perché siamo bravi, come sempre siamo i primi della classe. E poi apre anche Trento! Quelli son matti, Dino. I morti in Trentino per 100.000 abitanti sono 76,8, la media italiana è 45,8, quella austriaca è 6,5. E anche noi in Provincia abbiamo numeri di tutto rilievo 51,6, altro che i primi della classe! Nel Tirolo del nord i morti per 100.000 abitanti sono 13,5. E tu insisti, siamo bravi. Ti ricordo lo scaldacollo, le mascherine cinesi farlocche, il calcolo sbagliato dei morti, qualche bel casino organizzativo iniziale, i non residenti cacciati con decreto, … Sai cosa succede, Dino, se l’epidemia riprende fiato come conseguenza della violazione delle norme sanitarie nazionali? Potrai partecipare anche tu alla richiesta di danni alla Provincia, probabilmente nella figura del suo presidente con tutta la giunta».

E se ti ammali?

«Magra consolazione! E se ti ammali? Mi verrebbe da dirti che sono cavoli tuoi. Ma sono un medico e allora ti dico non ti scoraggiare, sei giovane e avrai buone probabilità di guarigione anche perché ora i protocolli terapeutici incominciano ad essere più precisi. Tieni però presente che medici ed infermieri sono stanchi e potrebbero arrabbiarsi e restare a casa. E ricordati: tieni lontani i nonni anche se non servono più a niente. Quando sento questa frase mi infurio. Un po’ di rispetto perbacco! Da 3000 anni abbiamo nel nostro patrimonio genetico il culto dei Lari. E vai a vedere cosa sono. Sai che dico, Dino, giovedì non vengo. Ti chiamerò in giugno. Sto diventando il capellone che ero negli anni 60. Vabbè».













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