Il caso

Licenziata dal ministro Salvini. Il giudice: atto discriminatorio 

Elizabeth Arquinigo Pardo, peruviana, prima di trasferirsi a Bolzano, lavorava come traduttrice in Questura a Milano quando a febbraio si è vista rescindere il contratto. Motivo ufficiale: un aumento dei richiedenti asilo peruviani


antonella mattioli


Bolzano. Discriminata dal Ministero dell’Interno in ragione della sua nazionalità (peruviana). È la conclusione a cui giunge Giovanni Luca Ortone, giudice del tribunale di Como sezione civile, nell’ordinanza depositata l’altro giorno. Ad avviare il contenzioso, all’indomani del licenziamento, Elizabeth Arquinigo Pardo, 29 anni peruviana, che fino a febbraio lavorava, come interprete di spagnolo, alla questura di Milano.

Dopo aver perso il lavoro si era trasferita a Bolzano e, fino a pochi giorni fa, era operatrice sociale al Cas (Centro di accoglienza straordinaria) di Appiano, gestito da Volontarius.

Elizabeth Arquinigo Pardo era salita alla ribalta della cronaca, nell’autunno dello scorso anno, quando “La Repubblica” aveva ripreso una lettera aperta al ministro dell’Interno Matteo Salvini con cui questa giovane donna, tostissima, che parla cinque lingue e vive in Italia da quando aveva dieci anni, denunciava i tempi infiniti per l’ottenimento della cittadinanza dettati dal cosiddetto decreto sicurezza: lei ha fatto domanda nel 2017 e se va bene l’otterrà entro la fine dell’anno.

Su questi temi ha scritto anche un libro dal titolo “Lettera agli italiani come me”. «Ritengo che il vero motivo della rescissione del contratto - spiega - sia da attribuire al mio impegno politico. Il giudice invece, nell’ordinanza, sostiene che la discriminazione è legata alla mia nazionalità. Sono comunque soddisfatta, perché ho vinto la mia battaglia contro le discriminazioni. La giustizia esiste per tutti. Nessuno escluso».

La discriminazione

Resta la gravità di quanto avvenuto tanto che il giudice dichiara nell’ordinanza “il carattere discriminatorio della condotta tenuta dal Ministero dell’interno, per aver chiesto e ottenuto dalla cooperativa Itc (Interpreti e traduttori in cooperativa) l’immediata sostituzione di Elizabeth Arquinigo Pardo, mediatrice linguistico-culturale in lingua spagnola alla questura di Milano”.

«Io che non avendo ancora - spiega - la cittadinanza italiana non posso partecipare a concorsi pubblici. Avevo un contratto di collaborazione con la cooperativa Itc e alla questura di Milano prestavo assistenza come traduttrice di spagnolo, ma se c’era bisogno anche di francese e inglese, ai richiedenti asilo; ho lavorato anche presso le commissioni territoriali. L’ultimo contratto avrebbe dovuto durare un mese, ma a metà febbraio la cooperativa mi ha comunicato, con qualche giorno di anticipo rispetto alla scadenza, che ero licenziata».

Troppi peruviani

Motivo? «L’effettiva ragione - scrive il giudice- che ha indotto la questura di Milano a chiedere e ottenere dall’Agenzia europea committente della cooperativa Itc, l’immediata sostituzione della ricorrente dal servizio di mediazione linguistico - culturale in lingua spagnola, è emersa solo a seguito della costituzione del Ministero, che ha precisato che il giorno dopo la sostituzione, il 15 febbraio, la Dirigente dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Milano, aveva informato la Direzione Centrale dell'Immigrazione e della Polizia delle Frontiere del Ministero dell’Interno di aver rilevato un ingiustificato aumento degli accessi dei richiedenti asilo di nazionalità peruviana, a decorrere dal 2/1/2019, proprio in coincidenza con il servizio svolto dalla ricorrente».

«Paradossalmente - si legge ancora nell’ordinanza - è proprio l’inconsistenza della motivazione “ufficiale” a rivelarne l’autenticità (perché per sviare eventuali sospetti da quella effettiva, se ne sarebbe adottata un’altra, sicuramente più convincente) e la natura discriminatoria. Infatti, anche a voler ritenere esatti i dati contenuti nella e-mail del 15 febbraio, il Ministero, oltre a non rivelare quali esiti abbiano poi avuto le verifiche interne, dirette ad accertare un eventuale coinvolgimento di Arquinigo Pardo nell’incremento delle domande di asilo di cittadini peruviani alla Questura di Milano, nonostante i mesi trascorsi, non ha tantomeno indicato se, dopo il suo allontanamento, tali domande si siano eventualmente ridotte in modo sensibile».

Conclusione: «Si è trattato di una decisione discriminatoria perché in ragione della nazionalità, è stato riservato alla sola ricorrente un trattamento diverso e peggiore, rispetto a quello degli altri interpreti reclutati dalla coop».

Il Ministero dovrà pagare 336,10 euro a titolo di risarcimento danni oltre alle spese legali.













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