L'INTERVISTA

Livia Bertagnolli: «La musica elisir dell’anima. Porta ovunque l’armonia» 

La storia. La direttrice della scuola “Vivaldi”: «Noi bolzanini dobbiamo essere orgogliosi, perché nella nostra città si fa musica ad altissimo livello, a partire dal concorso Busoni. Peccato che molti non lo sappiano»


antonella mattioli


BOLZANO. «Il tratto caratteristico della mia famiglia è sempre stata la musica. Come sinonimo di armonia e benessere collettivo. È stata ed è anche il collante del legame forte che c’è tra me e mia sorella Gemma». Per Livia Bertagnolli, direttrice della scuola di musica di lingua italiana Vivaldi, la passione per le note è una questione di Dna: suo padre Gino maestro organista; sua mamma Marta Clementi, corista; sua sorella Gemma soprano, considerata una delle interpreti di riferimento per la musica barocca italiana. Diplomata in piano, musica corale e composizione, dal febbraio del 2019 dirige la scuola di piazza Parrocchia che è un po’ la sua seconda casa.

Anche i suoi figli sono stati contagiati dalla passione di famiglia?

Cecilia ha 29 anni, e Giorgio, 26: suonano entrambi, ma non hanno mai pensato di far diventare quello che è un hobby un lavoro. Ed è giusto così: ciascuno deve seguire le proprie passioni e i propri interessi. È un errore fare pressione sui figli, perché soddisfino quelle che sono in realtà le nostre ambizioni.

Anche suo marito suona?

L’ho conosciuto durante una selezione per il gruppo vocale. Oggi è presidente de “Le Pleiadi”.

Capita mai di ritrovarvi assieme a suonare o cantare?

Ho un ricordo bellissimo di un Ferragosto nel teatro di Epidauro. Eravamo noi quattro, ci siamo messi in cerchio e abbiamo intonato un canto popolare. C’erano tanti turisti che chiacchieravano e scattavano foto. Ma quasi subito è calato il silenzio ed è come se intorno tutto fosse sospeso. Ci ascoltavano e alla fine è partito un grande applauso. Nel corso degli anni abbiamo fatto un repertorio di brani familiari. La musica crea benessere e armonia in chi la fa e in chi la ascolta. Un effetto benefico che ho sperimentato tante volte con gli amici, ma anche con persone conosciute sul momento.

Lei ha insegnato per tanti anni al “Vivaldi”, cosa le manca oggi nel ruolo di direttrice della scuola?

Faccio meno musica, perché ho meno tempo. La musica come qualsiasi altra attività ha bisogno di allenamento e costanza. Oggi sento su di me la responsabilità di lavorare, perché sempre più persone si possano avvicinare alla musica che parla un linguaggio universale.

L’interesse per la musica oggi è in crescita anche in Alto Adige?

Direi proprio di sì.

Quanti iscritti avete alla scuola Vivaldi?

Oltre duemila - distribuiti tra Bolzano e 12 sedi in giro per la provincia - ma abbiamo molti in lista d’attesa. I nostri insegnanti comunque fanno lezione di educazione musicale nelle classi di IV e V della scuola primaria (elementari). Avendo più spazio si potrebbe fare di più.

Che età hanno i vostri alunni?

Dai 5 anni fino agli 80 e oltre. Ma la parte più consistente è quella dei ragazzi di medie e liceo. C’è però tanta voglia di fare musica pure tra gli adulti che ne apprezzano i benefici anche sul piano dell’allenamento mentale. Il problema è che dopo un certo numero di anni - in genere quattro per il primo livello e altrettanti per il secondo - l’allievo deve lasciare le lezioni individuali, per fare posto ad altri in lista d’attesa. Soprattutto per gli adulti, in qualche caso, non è facile da accettare. Alla fine però, devono farsene una ragione e magari entrano nei gruppi, dove siamo riusciti a mettere assieme più strumenti. Una formula che piace.

Quanti corsi strumentali avete?

48.

Quello più gettonato?

Pianoforte, il più richiesto.

Ma i bambini sanno già che a loro piace il pianoforte piuttosto che un altro strumento?

In realtà la scelta all’inizio la fanno quasi sempre i genitori. Noi però offriamo la possibilità di conoscere anche altri strumenti, andando nelle scuole con un gruppo di 12 docenti con quattro archi, quattro ottoni, quattro legni. I bambini di quarta e quinta possono ascoltare i diversi strumenti e poi scegliere. Dopo il pianoforte, molto richiesta è la chitarra, poi il sassofono e le percussioni.

Che cos’altro le sarebbe piaciuto fare nella vita?

L’etnomusicologa. È una disciplina che mi affascina, in quanto studia la musica prodotta fuori dalla tradizione europea scritta e colta, con una particolare attenzione a quanto prodotto da popolazioni “primitive”, ovvero con una diversa evoluzione.

Bolzano, assieme a Vico Equense, è inserita nella lista delle candidate Unesco per il 2023 de la “Rete delle Città Creative” della musica.

Dobbiamo essere orgogliosi. A Bolzano si fa musica di altissimo livello, a partire dal concorso Busoni con l’opportunità offerta alle famiglie di ospitare i partecipanti. Poi ci sono l’orchestra Haydn e l’European Union Youth Orchestra. Bisogna riconoscere che il Comune offre una serie di opportunità; peccato che molti bolzanini neppure lo sappiano e si lamentano, dicendo che in questa città non c’è niente. È il bolzanino che deve aprirsi. Ma forse il problema è un altro.

E sarebbe?

Molti bolzanini, pur essendo nati e cresciuti qui, non si sentono a casa.

Lei è stata presidente di Intercultura Alto Adige, l’associazione con cui continua a collaborare.

Tutto è iniziato quando mia figlia ha deciso di fare il quarto anno in Russia. Per lei è stata un’esperienza interessantissima e anche per me. In particolare con l’ospitalità data ad un ragazzo francese, Tanguy, appassionato di musica. Per me è stata l’occasione per studiare il francese che oggi parlo e leggo. Mi ha consentito anche di creare un bellissimo rapporto con la sua famiglia.

A proposito di lingue in Alto Adige, passano gli anni ma siamo sempre a discutere di come migliorare l’apprendimento delle lingue: tedesco per i bambini italiani; italiano per i bambini tedeschi.

Fino a quando le scuole continueranno ad essere divise e imparare il tedesco sarà vissuto come un obbligo, sarà sempre così. Serve un cambio di mentalità: imparare una lingua non deve essere visto come un fine, ma come uno strumento per le relazioni.

Dove ha fatto le vacanze?

Io, mio marito e i miei figli siamo stati invitati al compleanno - festeggiava i 70 anni -della mamma di Tanguy. Siamo rimasti una settimana in un posto fantastico, immerso nel verde della Dordonia.

Nel tempo libero cosa fa?

Mi piace stare in famiglia; cerco di godermi i miei genitori. Poi mi piace viaggiare: per me è un’occasione di crescita.

Con sua sorella Gemma si vede spesso?

Lei vive a Bergamo. Ci vediamo una-due volte al mese. Abbiamo solo 17 mesi di differenza - la più giovane è lei - e siamo molto legate. Ci sosteniamo a vicenda.

 













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