Lockdown “duro”, oggi si decide

Bolzano. Tutto l’Alto Adige è da ieri zona rossa, ma già oggi la giunta provinciale discuterà di ulteriori provvedimenti. «Non basta, non basta ancora», ripete l’assessore alla Sanità Thomas Widmann....


Francesca Gonzato


Bolzano. Tutto l’Alto Adige è da ieri zona rossa, ma già oggi la giunta provinciale discuterà di ulteriori provvedimenti. «Non basta, non basta ancora», ripete l’assessore alla Sanità Thomas Widmann. Gli assessori valuteranno se varare (subito o nel giro di pochi giorni) un lockdown duro, con provvedimenti come la chiusura di asili nido e scuole materne, didattica a distanza per scuole elementari e prima media (dalla seconda media sono già impegnati da ieri con le lezioni a casa). Tra le ipotesi anche una stretta sulle attività produttive. Dopo l’ordinanza provinciale, anche il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato ieri il provvedimento che dichiara l’Alto Adige zona rossa, non più «gialla». Famiglie, categorie e sindacati provano a scongiurare il lockdown. La giunta è divisa, la discussione non sarà semplice. Kompatscher oggi si collegherà con i sindaci.

L’allarme di Widmann

Negli ultimi giorni l’assessore Widmann, con a fianco i vertici della sanità, ha abbandonato ogni prudenza. I contagi da Covid-19 sembrano fuori controllo. «I danni collaterali sarebbero devastanti, se gli ospedali non dovessero più garantire chemioterapie e interventi chirurgici», ha ribadito ieri Widmann, «I campanelli d'allarme non possono più essere ignorati. A marzo abbiamo chiuso tutto con 42 casi di Covid in Alto Adige, ora registriamo 750 nuovi contagi al giorno e c'è ancora chi non capisce». Widmann auspica un lockdown breve con test a tappeto, sul modello delle ordinanze inaugurate a Sesto Pusteria.

La giunta divisa

A Palazzo Widmann si faranno sentire anche le ragioni di chi chiederà di non intervenire su aziende e scuole. L’assessora alle politiche sociali Waltraud Deeg anticipa il suo «no» su servizi all’infanzia e scuole: «Non possiamo permetterci di lasciare a casa i bambini. Sto ricevendo continue telefonate da famiglie disperate. Come assessora al sociale dico che non se lo può permettere neppure il sistema socioassistenziale: abbiamo medici, dottoresse, infermieri e infermiere, operatori che devono recarsi al lavoro negli ospedali e nelle case di riposo. Ho appena avuto un colloquio molto allarmato con la task force che si occupa delle case di riposo». Tra i contrari alla stretta sulla scuole ci sarebbe anche l’assessore Philipp Achammer. Giuliano Vettorato anticipa i propri dubbi: «I numeri del contagio spaventano e ci ragioneremo di nuovo. La mia posizione è di garantire le scuole in presenza fino a quando sarà possibile. Se lasceremo i bambini a casa, tenendo aperte le aziende, dovremo mettere in campo i servizi di emergenza per i genitori lavoratori».

Imprese e sindacati allineati

Non accade spesso. Sindacati e Assoimprenditori hanno firmato ieri un comunicato congiunto contro l’eventuale stop alle aziende. Così Cgil, Cisl, Uil, Asgb e Assoimprenditori dopo un incontro di ieri mattina. Nel pomeriggio poi videoconferenza tra rappresentanti dell’economia e assessori. «nelle imprese abbiamo regole condivise tra i rappresentanti delle aziende e quelli dei lavoratori che garantiscono condizioni di sicurezza alle persone che lavorano», si legge nella nota congiunta di sindacati e assoimprenditori, «in nessuna regione italiana e in nessuno dei maggiori paesi europei è stata fermata l’attività produttiva. decidere una simile misura esclusivamente per la provincia di bolzano significherebbe colpire soprattutto le imprese che lavorano sui mercati internazionali. impedire alle nostre imprese esportatrici di lavorare, mentre nel resto d’europa l’attività produttiva prosegue, significa mettere a rischio la loro esistenza e le migliaia di posti di lavoro che garantiscono».

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