«Lontano anni luce da Palamara» 

Parla l’ex procuratore Cuno Tarfusser accusato di voler controllare la Procura. «Sono posizioni che non hanno alcun fondamento Semplicemente quando torno a Bolzano qualche volta vado a mangiare la pizza con chi ha collaborato con me per oltre 20 anni. Siamo amici»


Mario Bertoldi


Bolzano. «dottor tarfusser, ma realmente lei avrebbe tentato di esercitare un non meglio definito controllo sulla procura della repubblica di bolzano anche dopo aver lasciato la carica di procuratore prima di assumere il ruolo di giudice al tribunale internazionale penale dell’aja una decina di anni fa? e , se fosse vero, perchè lo avrebbe fatto e per agevolare chi?». a differenza di diversi altri protagonisti coinvolti loro malgrado direttamente o indirettamente nelle clamorose rivelazioni contenute nelle chat tra il procuratore giancarlo bramante e l’ex numero uno dell’associazione nazionale magistrati luca palamara, cuno tarfusser è pronto a dire la sua.

Il presunto controllo.

«Questa storia di un mio presunto controllo o di una mia presunta interferenza nell’attività della Procura è proprio incomprensibile . - puntualizza – Una cosa però va detta: se il fatto di aver mantenuto rapporti di amicizia con ex collaboratori viene interpretato come volontà di esercitare un controllo esterno allora vuol dire che in effetti qualche problemino c’è...»

Ieri il procuratore capo Giancarlo Bramante non ha voluto fornire alcuna interpretazione sulla frase che ha sorpreso, e non poco, molti giudici a palazzo di giustizia. «Il problema sta nel controllo che Tarfusser vuole avere sulla Procura ora che gli ho decapitato i suoi uomini della polizia giudiziaria e gli amministrativi...» si legge in una delle chat scritte da Bramante a Palamara e contenute nei faldoni dell’inchiesta nazionale.

Il procuratore non parla. Ieri il numero uno della Procura di Bolzano ha semplicemente ribadito il concetto già espresso al nostro giornale dal procuratore aggiunto Axel Bisignano lunedì pomeriggio e cioè che tutto sarebbe legato ad alcune interviste rilasciate sempre al nostro giornale dal dottor Tarfusser nelle quali l’ex procuratore lamentava il presunto smantellamento dell’organizzazione che era riuscito a dare all’ufficio. Il dottor Bramante avrebbe inviato a Roma al giudice Palamara (che all’epoca era un referente all’interno del Csm per i procedimenti disciplinari) alcuni degli articoli e delle interviste, preoccupato che prendesse piede l’immagine esterna di una Procura profondamente spaccata al suo interno.

I collaboratori. Nessuna spiegazione è invece arrivata sulla «decapitazione» di due validi agenti di polizia giudiziaria (ed altri amministrativi) perché considerati troppo legati al procuratore di dieci anni prima. «Ho lavorato per 24 anni in Procura - ricorda il dottor Tarfusser - e ho mantenuto dei rapporti di stima e di amicizia con una serie di persone che ho continuato ad avere anche dopo essere andato via. Questa è la realtà». Ma come si concretizzerebbe questo presunto controllo della Procura e perché? «Non ne ho proprio idea, ma ci rendiamo conto che stiamo parlando di un gruppo di amici che una volta ogni tanto si ritrovano per andare a mangiare la pizza? Voglio però dire una cosa: sono onorato di essere ancora amico di queste persone che sono state colpite nella loro professione solo per essermi rimaste vicine».Sui rapporti emersi tra il procuratore Bramante e Luca Palamara (oggi finito nella bufera per la gestione delle correnti e delle carriere all’interno della magistratura) il dottor Tarfusser prende atto ma mette alcuni puntini sulle i.

Il mondo di Palamara.«Io non ho mai avuto alcun tipo di contatto non solo con Luca Palamara ma anche e soprattutto con il mondo che rappresenta Palamara. Non è una questione di corrente ma di sistema. Se devo dire qualcosa la dico e l’ho sempre detta apertamente. Il mondo di Palamara non è il mio mondo. Sono distante mille miglia dal suo modo di concepire la magistratura. Sotto questo profilo sono un magistrato vecchio stampo». Ma al procuratore Bramante, preoccupato dell’immagine esterna della Procura, il giudice Luca Palamara scrisse: «Sappi che per qualsiasi cosa sono con te».













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