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Lub, inaugurato l’anno accademico: ricerca e nuove facoltà. «Ma servono più alloggi»

4300 studenti, un piccolo ateneo di eccellenza. Il rettore Lugli: «Costo della vita e carenza di studentati  limitano la nostra attrattività». Kompatscher: «Le università aiutano a contrastare l’ostilità verso la scienza»



BOLZANO. Inaugurato oggi (17 marzo) l’anno accademico della Libera Università di Bolzano, la prima cerimonia in presenza dopo la lunga parentesi pandemica. Nei suoi saluti iniziali la presidente Ulrike Tappeiner, ha ricordato come Unibz stia diventando sempre di più un punto di riferimento culturale e sociale per l’Alto Adige. “La Libera Università di Bolzano è una giovane università che ha appena festeggiato il suo 25° compleanno, è un piccolo ateneo che conta circa 4300 studenti, ma che ricopre sempre uno dei primi posti nelle classifiche nazionali e internazionali delle piccole università. Questo non avviene per caso, ma dipende dal nostro orientamento strategico che include una ricerca di eccellenza, ma anche un ambiente quasi familiare per i nostri studenti e le nostre studentesse, che apprezzano in particolare l’ottimo servizio di supervisione e tutoraggio”.

Tappeiner ha quindi proseguito l’importanza dell’istituzione di nuove unità organizzative, i Centri di competenza. “Per lo più interfacoltà e interdisciplinari, affrontano temi di ricerca mirati e socialmente rilevanti, in stretta collaborazione con gli stakeholder. Attualmente ne abbiamo otto, in aree tematiche importanti per il territorio, come la salute delle piante e le cooperative, ma anche l’inclusione scolastica o il lavoro sociale e la politica sociale. Già quest’ultima tematica dimostra di per sé che i nostri centri di competenza offrono soluzioni per i cambiamenti necessari della società. Ciò include, in particolare, il cambiamento climatico e la sostenibilità”.

Il rettore Paolo Lugli ha concentrato il suo intervento sulle nuove Facoltà di Ingegneria e Scienze agrarie, ambientali e alimentari che “giocheranno un ruolo fondamentale in un territorio che tiene e deve tanto al suo ambiente e alla sua qualità della vita e dunque”, ha aggiunto, “per noi fondamentale è riuscire a motivare i ragazzi e le ragazze altoatesine verso studi ingegneristici e, in generale, scientifico-tecnologici”. Lugli ha quindi proseguito sottolineando come nei prossimi anni, per un ulteriore sviluppo dell’ateneo, sarà “necessario trovare altri canali di finanziamento assieme all’introduzione di meccanismi di semplificazione e di ottimizzazione che permettano risparmi nella spesa corrente” e ha elencato alcuni dei fattori che potrebbero ostacolare la crescita e che quindi debbono essere analizzati con attenzione come “il costo della vita e la carenza di studentati e di alloggi per studenti limita grandemente la nostra capacità di attrazione”. Infine il rettore ha evidenziato l’importanza delle attività di trasferimento tecnologico al NOI Techpark, “dove con i nostri laboratori di avanguardia conduciamo ricerche altamente innovative e forniamo servizi per tutti i settori produttivi del territorio, con un importante impegno anche per quanto riguarda la (ri)qualificazione professionale degli addetti di questi settori”.

La prolusione del professor Thomas F. Hofmann, presidente della TUM di Monaco di Baviera, intitolata “Università. Quo vadis?” è stata centrata sulle strategie adottate dell’università tedesca per fronteggiare le sfide del presente e del futuro. Davanti a processi che stanno cambiando il mondo in maniera rapida e imprevedibile “come i progressi tecnologici dirompenti, i cambiamenti economici strutturali e dei mercati del lavoro, di paradigma sociale e le minacce geopolitiche, la risposta che abbiamo elaborato come TUM ed ecosistema formativo e dell’innovazione, sia a livello locale che internazionale, si basa sull’innovazione e la trasformazione digitale responsabile, sulla transizione dell’apprendimento verso le esigenze future e sulla creazione di ecosistemi dell’innovazione profonda in collaborazione con le imprese”.

I rappresentanti degli studenti Niklas Klinge e Charlotte Karl, nel loro intervento hanno voluto mettere in risalto il valore implicito nella scelta di studiare alla Libera Università di Bolzano, “un’università in cui gli studenti possono partecipare e dare forma alle cose”.

Barbara Huber, coordinatrice del Gender Equality Plan - l’insieme di impegni e azioni che mirano a promuovere il raggiungimento degli obiettivi di uguaglianza di genere fissati a livello europeo e nazionale in unibz attraverso un processo di cambiamento strutturale - ha illustrato gli sforzi dell’ateneo affinché anche in unibz sia promossa e raggiunta una effettiva parità di genere.

Il presidente della Provincia Arno Kompatscher ha sottolineato il ruolo dell’università nei confronti della società. “Con le grandi sfide del mondo, prima fra tutte la crisi climatica, gli sconvolgimenti dell’economia e le guerre, le università hanno un’importanza fondamentale con il lavoro in ambito scientifico”. Dal governatore è arrivato anche l’incoraggiamento “a riflettere affinché la res pubblica torni ad essere una causa condivisa. Le università devono fare ricerca, insegnare e trasferire la conoscenza, contrastando così l’ostilità verso la scienza. L’auspicio è che la nostra università ci renda tutti più resistenti”. Kompatscher ha inoltre sottolineato l’importanza dell’istituzione delle due nuove Facoltà di Ingegneria e di Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari. E ha sottolineato la possibilità che il Conservatorio di Bolzano diventi la Facoltà di Musica Monteverdi di unibz. “Perché l’opportunità che ci viene attualmente offerta è paragonabile - per usare una metafora calcistica - a quella di un calcio di rigore senza portiere”.

In collegamento Marcella Gargano, Direttrice della Direzione Generale delle Istituzioni della Formazione Superiore del Ministero dell’Università, ha annunciato la prossima visita a Bolzano della ministra Anna Maria Bernini. Tema sarà il futuro del Conservatorio.













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