Lupo, sbarcata in città la protesta dei contadini 

Ieri in piazza Magnago. Circa 300 partecipanti arrivati in centro con un’ottantina di trattori Chiesto un’Alto Adige libero dai lupi. Nella politica voci fuori dal coro di Verdi e M5Stelle


Paolo Campostrini


Bolzano. Dall'Alto Adige dei giovani di Greta ai corni da caccia del "Freies Südtirol" (dai lupi), i dolmen di piazza Magnago hanno visto, nel giro di poche settimane, un cielo e la sua altra metà sfidarsi per un’idea contrapposta di futuro. Perché quella dei contadini è stata una spallata per "rimettere le cose al loro posto", per farle stare "dove sono sempre state", una manifestazione in cui il vocabolo più citato è stato "Tradition". E se a rompere gli equilibri di questo mondo ci si è messo il lupo, beh, allora "Wolf Nein Danke", "Wolf- freies Südtirol", gridavano i cartelli davanti ad un concerto di campanacci, perchè altrimenti "Alm e Landwirt haben keine Zukunft". Traduzione nella sostanza: rischia di finire a testa in giù addirittura lo stesso stile di vita sudtirolese, quella solida struttura sociale e culturale che tiene insieme economia florida e sfruttamento della montagna, anche quella "alta", presenza umana e conservazione del paesaggio. Il lupo ci si è messo improvvisamente di mezzo in tutto questo, con quella sua presenza un po' così, faccia da selvaggio poco assimilabile e dunque va eliminato. Perché è stata la caccia al lupo, senza troppi giri di parole, il senso della discesa a valle di centinaia di aderenti al Bauernbund, ieri mattina, tanti in sella ai loro trattori, grembiuli blu, bimbi al seguito, cartelli, campane, corni, cappelli di feltro e jeans, camicie a quadri e giovani donne con le trecce di Greta ma con tutt'altre idee nella testa. Quelle espresse da Leo Tiefenthaler, ad esempio, Obmann Bauernbund: "Dobbiamo liberarci dai lupi. E non basta la caccia selettiva. Abbiamo 1.200 malghe attive e turisti ovunque, non siamo paragonabili alle altre Alpi a est o a ovest dove non sono riusciti ad evitare lo spopolamento". Dunque, presidente? "Che ogni regione decida da se. E l'Alto Adige faccia quello che deve". E sì che Tiefenthaler è l'ala moderata.

Circa 300 partecipanti

A guardarli, i quasi trecento assiepati tra i palazzi del potere provinciale è probabile che tutti vogliano correre questo rischio. Andreas che regge un cartello con su scritto a pennarello "Wir wollen auch leben", vuole vivere senza lupi e non sente ragione quando gli si chiede se non bastano i risarcimenti provinciali e europei per gli animali da allevamento finiti sbranati: "Inutile che mi paghino - dice - non ci sarà mai un prezzo che compensi la perdita. Io chiamo le mie vacche per nome, le conosco da quando sono nate. Perchè dovrei accettare che il lupo me le uccida? ". Heinrich, lì a fianco, altro cartello ritto in piedi in attesa dei discorsi va oltre: " Per me pecore, capre e mucche sono la mia famiglia. Che direbbe lei se le sbranassero il gatto?"

Insomma, siamo al melodramma. Perché è proprio su questo doppio binario, l'amore per un mondo in equilibrio tra allevamento intensivo e stalla-salotto da una parte e fortissima pressione politica dall'altra che il Bauernbund è sceso a valle rischiando di bloccare il traffico con la marcia dei trattori dalla Vives a via Garibaldi, stazionamento nei giardini della Stazione e parcheggio, questo sì, selvaggio lungo tutte le ciclabili intorno a piazza Magnago.

La politica

Una pressione senza apparente resistenza. In sostanza: un fiancheggiamento. Nella Svp, infatti, nessuno si sogna di anche minimamente contestare la posizione dei contadini in proposito. La giunta poi, Schuler in testa, è compatta nel vedere l'eliminazione del lupo come unica possibile prospettiva di pacificazione, non solo ambientale. E pure gli assessori italiani sono in linea. A un certo punto è sceso dal palazzo del consiglio Massimo Bessone: "Io sono animalista - ha premesso l'assessore leghista - ma il lupo va eliminato. Del tutto? Magari no, ma non si può pretendere che non faccia il lupo. L'orso lo abbiamo rimesso noi, il lupo si è rimesso da solo. Direi che questa situazione va cambiata...". Intanto la gran parte dei delegati a parlare dalla tribuna Bauernbund miravano a demolire quella che è considerata una risposta "mediana" al fenomeno e cioè dotare gli allevatori di reti di protezione e indurli a dotarsi di cani, del tipo maremmano, per la difesa delle greggi. "Ma tutto questo costa - ribattevano tutti - e i cani hanno bisogno di addestramento". Insomma, il fucile è più pratico. Poi, per ribadire la portata trasversale dell'evento, i vertici dei contadini hanno salutato anche "gli amici trentini e veneti arrivati qui a darci una mano". E poi ha parlato Gabriele Manca, allevatore di lingua italiana con decine e decine di pecore al pascolo a Campo di Trens: "Sono disperato - ha scandito al microfono - il lavoro di 20 anni finito in una notte. Lui è arrivato e me ne ha uccise 11 in una volta sola...". E giù applausi interetnici. Poi, visto che si avvicinava l'ora di pranzo e tutti erano in giro dall'alba, una piccola delegazione Bauernbund è entrata in consiglio per un breve colloquio con i gruppi consiliari in Provincia. E ai consiglieri che proponevano politiche comuni nell’Euregio, una delegata ha risposto con tre parole: "Bisogna solo sparargli". Fuori dal coro i Verdi, nel giorno che era - paradosso - anche la Giornata mondiale dell’ambiente. Tanto che Lantschner ha parlato di "marcia dei trattori" e criticato la via contadina alla pacificazione forzata dei pascoli alpini a spese di una povera bestia. Per il M5S va bena la linea del ministro Costa. Ovvero no all’abbattimento dei lupi, sì ad incentivi e formazione.















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