sanità

Medici, il patentino è difficile: «Il limite dei cinque anni va tolto» 

Ivano Simioni (ospedalieri Bsk): «Il diritto alla salute è più importante del diritto a parlare nella propria lingua» Bonsante (Anaao): «Aprire anche agli specialisti e non solo agli specializzandi il B2. Proporzionale ormai anacronistica»

LA QUESTIONE «Apriamo ai medici anche solo con l’attestato B2»  


Valeria Frangipane


BOLZANO. La carenza di medici pesa come un macigno sulla sanità altoatesina. E per conquistare il C1 (ex patentino A), chi arriva dal resto d’Italia fa una fatica incredibile. La sintesi è che in troppi gettano la spugna, vincono il concorso a casa loro e abbandonano l’Alto Adige in perenne emergenza di specialisti.

Ivano Simioni - del sindacato degli ospedalieri di lingua tedesca Bsk con Aaroi/Fassid - dice che è arrivata l’ora di cambiare. «Togliamo il limite dei 5 anni. Ricordo che la decisione è tutta politica. Diamo più tempo ai medici di imparare il tedesco. Che vadano avanti con un contratto a tempo determinato, studiando la seconda lingua, andando all’estero, frequentando corsi ad hoc... prima o poi riusciranno a centrare l’obbiettivo del C1, senza alzarsi ogni mattina con la spada di Damocle di farcela in 5 anni».

Simioni spiega che l’ex direttore generale Asl - Thomas Schael - è stato il primo a scardinare un dogma. E c’è voluto coraggio. «Non si trovano medici? Assumiamo a tempo determinato gli specialisti (soprattutto italiani) e diamo loro 3 anni di tempo per imparare la seconda lingua, aveva detto. Poi è arrivato il Covid ed i 3 anni di Schael non bastavano più ed il limite è stato alzato a 5. Ma ancora oggi non ci siamo. Si tratta di colleghi che spesso ci lavorano al fianco, già penalizzati perché hanno in mano un contratto in scadenza, cerchiamo di rendere la vita più facile a loro, a noi ed alla popolazione altoatesina tutta. Sarà anche un paradosso ma rende l’idea: “Inutile morire parlando la propria lingua”. Qui dobbiamo sostenere tutto il sistema sanità e per farlo dobbiamo trovare e tenerci stretti i professionisti. In questo caso il diritto alla salute è preponderante rispetto al diritto a parlare nella propria lingua. Che resta sacrosanto».

La Provincia volta pagina con una delibera innovativa. La giunta provinciale conosce perfettamente la situazione ed ha appena deciso di voltare pagina con una decisione importate.

Ha infatti modificato all’unanimità il punto 2 della delibera 1.350 dell’11 dicembre 2018 e stabilito che - dal primo gennaio 2023 - nel caso in cui le procedure di selezione per l’assunzione a tempo determinato di specializzandi in possesso dell’attestato di bilinguismo C1 (ex A) vadano deserte, i posti in formazione possano essere ricoperti da professionisti in possesso solo dell’attestato di bilinguismo B2 (ex patentino B). Ricordiamo che il medico è obbligato entro un determinato lasso di tempo a superare il C1, pena l’esclusione dalla specializzazione.

Succede perché - si legge nella delibera - abbiamo 228 posti vacanti e 380 in pensione entro il 2030. «In Alto Adige - si legge - vi è grave carenza di medici/mediche specialisti. Attualmente all’Asl risultano vacanti 228 posti ed entro il 2030 andranno in pensione altri 380 professionisti attualmente in servizio in varie specialità. Nel triennio 2020-2023 l’Asl deve poi riuscire a formare in varie specialità 429 medici».

E Giuliano Vettorato - vicepresidente della giunta provinciale - ha spiegato che si può fare di più. «Dato che il problema riguarda in generale l’intero settore della sanità - spiega Vettorato - sono per estendere a tutti, e non solo agli specializzandi, la possibilità di essere assunti superando - temporaneamente - il requisito dell’attestato di bilinguismo corrispondente alla laurea. Apriamo ai medici - sempre con contratto a tempo determinato - anche solo con l’attestato B2».

Edoardo Bonsante - del sindacato degli ospedalieri Anaao - dice che se una norma vale per gli specializzandi, deve poter essere estesa immediatamente anche agli specialisti. Per cui a tutti i medici. Non è possibile fare differenze.

«La scelta poi di togliere il limite dei 5 anni resta squisitamente politica. Ma andrei anche oltre. Vista la gravità della situazione tanto vale mettere mano alla proporzionale, ormai anacronistica. Ma la decisione non spetta a noi».













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