Minacciata con il trapano alla testa

Klaus Rabanser, arrestato per lesioni gravissime, è già stato sotto processo per una violenza carnale del 2014


di Riccardo Valletti


BOLZANO. L’aggressione selvaggia ai danni di una prostituta nigeriana del 18 gennaio scorso, non è l’inizio della “carriera criminale” di Klaus Rabanser, il boscaiolo quarantenne di Laion arrestato dalla Squadra Mobile di Bolzano. C’è almeno un precedente, del 2014, che è già al vaglio dell’autorità giudiziaria in un processo per violenza sessuale.

La vittima, come per gli ultimi due casi, è ancora una prostituta, e ancora di colore. Rabanser l’avrebbe abbordata in strada nei pressi della zona in cui vive, e poi l’avrebbe portata a casa sua. Nulla di sospetto, agli occhi della giovane prostituta, fino a quando non sono arrivate quelle richieste “strane”, che hanno immediatamente fatto scattare l’allarme. Ma era ormai troppo tardi, e l’uscita troppo lontana.

Rabanser l’ha allora obbligata a inginocchiarsi davanti a lui, e tenendole un trapano acceso vicino alla tempia, l’ha obbligata mentre era in lacrime e lo supplicava di lasciarla andare, a praticargli un rapporto orale. Impossibile sottrarsi, per la giovane lucciola, che con sangue freddo ha trascorso minuti di terrore, facendo quello che le veniva richiesto senza opporre la minima resistenza, pur di avere salva la vita. Fino alla fine, e tornare a vedere la luce fuori dalla tana del mostro. Ancora spaventata e scossa.

I contorni della vicenda sono tenuti in massimo riserbo dagli inquirenti per il duplice aspetto di tutela della vittima di violenza e di svolgimento dell’attività processuale. Della violenza è venuta a conoscenza la squadra specializzata in supporto alle donne vittime di violenza della Squadra Mobile, che ha quindi fatto la conoscenza di Klaus Rabanser. Denunciato a piede libero per violenza sessuale, è in attesa di giudizio. Giudizio che andrà ora ad aggiungersi alle accuse di lesioni gravissime, violenza privata e porto d’armi, in seguito alle due aggressioni ai danni di altrettante prostitute nei primi due mesi di quest’anno. Il comportamento, ricollegando gli eventi, mostra una certa serialità: le tre vittime sono tutte prostitute, tutte di colore, e tutte abbordate in strada in maniera apparentemente casuale. Cambia però nel corso dei mesi, il teatro dell’aggressione: prima in casa, poi la val d’Ega, e infine la strada per San Genesio.

Tutti questi elementi saranno al centro delle analisi comportamentali dell’accusato, che con l’ipotesi di reato di lesioni gravissime rischia fino a dodici anni di reclusione.

La notte del 18 gennaio scorso, dopo aver caricato in macchina una prostituta nigeriana di trentotto anni, l’ha portata con una scusa fino all’imbocco della val d’Ega, infilandosi in uno spiazzo molto appartato. Solo allora le avrebbe chiesto delle prestazioni “particolari”, e al rifiuto della ragazza, avrebbe reagito con una furia selvaggia, trascinandola fuori dall’auto e colpendola ripetutamente al volto fino a sfigurarla, e una volta a terra continuando a tempestarla di calci, pugni e sbattendole la testa sul selciato fino a lasciarla tramortita e quasi in fin di vita. La donna ha poi raccontato di aver finto di essere morta, per convincere il mostro a lasciarla in pace.

Il mese dopo, il 25 febbraio, una seconda aggressione, che però è stata fermata da una coraggiosa donna, che trovandosi in auto, davanti alla scena di un uomo con le mani al collo di una giovane donna, ha scelto di mettersi di traverso, e illuminarlo con gli abbaglianti, interrompendolo e facendolo scappare a piedi, e costringendolo ad abbandonare la sua auto sul posto. La stessa auto che ha poi permesso agli inquirenti di rintracciare Rabanser e consegnargli il mandato d’arresto.

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