Monumento incerottato il restauro è in ritardo 

Lavori non ancora avviati. A breve attesi gli esiti della perizia degli ingegneri sui materiali Il cantiere non verrà avviato prima di due-tre mesi. I lavori costeranno 735 mila euro


Paolo Campostrini


Bolzano. Sta lì, ferito, dalle otto di mattina del 4 maggio, il monumento. Giù una parte di cornicione sul lato destro, guardandolo dal ponte. E dopo sei mesi è ancora così. L'unica differenza è che c'è un ponteggio protetto che lo copre, come un'opera di Christo l'impacchettatore lasciata a metà. Il problema è che dietro quelle tele non c'è nessuno. Almeno, nessuno a vista d'occhio che ci lavori. Per questo ieri in Comune hanno fatto una telefonata in Sovrintendenza: "Scusate, ma che succede? Oggi è il 6 novembre e non abbiamo notizie...". Così le notizie le ha sapute il sindaco: "E' ancora in corso la verifica strutturale da parte dell'università, che ha avuto l'incarico dell'indagine. E' per questo che non si vedono operai" rivela Renzo Caramaschi. Per cui la situazione, anche dei tempi in agenda, è questa: 1) da questa estate è stato assegnato un incarico di controllo sui materiali; 2) a giorni dovrebbero essere consegnati i risultati della verifica alla Sovrintendenza di Verona; 3) entro un mese e mezzo, secondo un calcolo di massima, saranno avviati i lavori sul monumento con l'arrivo di squadre di tecnici specializzati; 4) entro i primi mesi del 2020 sarà tolta la copertura e l'impalcatura. Oggi, il monumento è dunque nelle stesse condizioni del 4 maggio, solo in completa sicurezza. Nei primi giorni successivi al crollo e allo sbriciolamento di parte del cornicione, erano stati apposti dei sistemi di tenuta della struttura, poi l'innalzamento dell'impalcatura che ha avuto due obiettivi: il primo è stato quello di impedire altri incidenti, il secondo di consentire ai tecnici e agli ingegneri dei materiali di verificare a pochi centimetri dalla superficie la qualità della pietra e le fenditure che si sono aperte. Successivamente saranno individuati i materiali per il restauro, quasi sicuramente dalle stesse cave di quelli originali, sia per composizione che per colore. Tutto questo ha un costo. Ma si tratta di finanziamenti già messi in campo dal ministero per i beni e le attività culturali, dunque senza nessun esborso da parte degli enti territoriali. Si tratta di 735 mila euro che lo stesso dicastero aveva messo da parte per la conservazione del monumento e per la sua sicurezza antisismica. In sostanza: il crollo del cornicione aveva soltanto accelerato una procedura di monitoraggio e di riqualificazione che era stata già messa in preventivo vista l'età dell'opera che risale a più di 90 anni fa. Il monumento venne infatti disegnato e poi concretamente innalzato dall'architetto Piacentini, su ordine diretto di Mussolini, al posto, meglio sulle stesse fondamenta già costruite, del monumento ai Kaiserjäger, programmato dalle autorità imperialregie asburgiche in vista di una possibile vittoria nella prima guerra mondiale. La sconfitta e l'occupazione italiana avevano invece bloccato l'edificazione. Monumento controverso, quello alla Vittoria. Più volte oggetto di attentati, protagonista di un referendum, fieramente contestato dal mondo sudtirolese, fu poi integrato nel tessuto urbano e culturale del capoluogo dopo il suo depotenziamento critico e la costruzione, nella cripta sottostante, di un museo condiviso. Ma dopo il crollo, anche l'ipotesi di uno stanziamento di fondi per la sua ricucitura, fu oggetto di polemiche politiche molto accese. Finché lo stesso sindaco Caramaschi non chiarì che la disponibilità degli oltre 700 mila euro riguardava fondi statali e non provinciali. In conclusione. Dopo oltre sei mesi di copertura da pronto soccorso monumentale, l'opera di Piacentini trascorrerà ancora almeno altri tre mesi in queste condizioni. Almeno. Poi, quasi sicuramente a primavera, le sue pietre torneranno a farsi vedere. Magari in concomitanza con un altro cantiere, quello di corso Libertà-garage di piazza Vittoria. I lavori non finiscono mai.













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