Nel fiume la soluzione del mistero 

La scomparsa di Peter Neumair e Laura Perselli. Centocinquanta gli uomini impegnati ieri nelle ricerche da ponte Resia sull’Isarco e poi sull’Adige fino alla diga di Mori. Trovati alcuni indumenti che saranno mostrati ai parenti. Il figlio: «Da casa mancano i pattini dei miei»


antonella mattioli


Bolzano. Li hanno cercati sul Renon, poi nella zona di Vipiteno, e a Monticolo, ma è nell’Isarco e nell’Adige che anche ieri sono tornate a concentrarsi le ricerche di Laura Perselli, 68 anni, e del marito Peter Neumair, 63 anni. Scomparsi nel nulla, dalla sera del 4 gennaio. Dal mattino circa 150 uomini - pompieri volontari, vigili del fuoco del corpo permanente, sommozzatori, cani “molecolari” provenienti da Lugano con i conduttori dell’associazione Detection Dogs Ticino, unità cinofile della Guardia di finanza e il velivolo del 3° Nucleo elicotteri dei carabinieri - hanno scandagliato l’Isarco da ponte Resia fino all’altezza della discarica di Vadena, alla confluenza dell’Adige. E poi giù fino a Salorno. Gli argini del fiume sono stati divisi per zona di competenza e sono stati controllati palmo a palmo; il corso d’acqua è stato ispezionato anche con l’aiuto di un batiscopio.

Quindi le ricerche, sempre sull’Adige, sono proseguite nel tratto trentino del fiume, fino alla diga di Mori.

Dall’acqua sono stati recuperati una borsetta color avorio e una scarpa bianca con il tacco a spillo; oggetti che andranno ad aggiungersi a tre giacche e ad un cappuccio arancione che, per un attimo, aveva fatto pensare potesse appartenere alla giacca di colore scuro con l’interno arancione che Peter Neumair dovrebbe aver indossato al momento della scomparsa. Gli indumenti verranno fatti asciugare e successivamente mostrati ai familiari. La sensazione però è che si tratti di cose che nulla hanno a che fare con la scomparsa della coppia bolzanina che abitava con il figlio Benno, 30 anni, in via Castel Roncolo; mentre la figlia Madè, 26 anni, vive a Monaco, dove si sta specializzando in Ortopedia.

Il mistero di via Castel Roncolo

Nei prossimi giorni, i due equipaggi del 3° Nucleo carabinieri e della Sezione aerea della Guardia di Finanza di Bolzano sorvoleranno l’Adige, nella speranza di risolvere il mistero della scomparsa della coppia .

Ma dopo undici giorni di ricerche - fatte anche sentendo più volte il figlio Benno, l’ultimo ad aver visto i genitori nella serata di lunedì 4 gennaio; la sorella Carla, legatissima a Laura, i vicini che abitano nella palazzina color giallo ocra di via Castel Roncolo - le indagini sembrano essere ad un punto morto.

E allora bisogna riavvolgere il film e tornare a quel lunedì 4 gennaio.

Laura Perselli ha trascorso il pomeriggio a casa della madre, 96 anni. Rientrata nell’appartamento di corso Libertà, dopo un periodo trascorso in ospedale. C’è la gioia di vederla di nuovo a casa, ma c’è anche tanta preoccupazione per lo stato di salute precario dell’anziana.

Intorno alle 18.30 Laura è stanca, saluta la sorella Carla e la madre; torna a casa. È freddo e in certi punti, sulle strade, c’è un’insidiosa pellicola di ghiaccio, ma lei non si preoccupa più di tanto, perché è abituata a spostarsi sempre in bici. «Saranno state circa le 18.50 - racconta il figlio - quando l’ho vista e ci siamo scambiati due parole. Poi sono uscito, per andare da una mia amica e sono rientrato solo intorno alle 5.30-6 di martedì, per portare fuori il cane». Quindi Benno è andato a fare un giro sul Renon, dove lo hanno raggiunto le telefonate della sorella Madè, preoccupata, perché non riusciva a contattare i genitori con i quali si sentiva due volte al giorno.

Incidente o aggressione?

Cos’hanno fatto dopo le 18.50 Laura e il marito Peter? Si possono solo fare ipotesi. «I miei genitori - dice ancora Benno - andavano spesso a fare delle passeggiate anche di sera. Nella zona del Talvera, in centro e verso la salita di Sant’Osvaldo». È buio e fa freddo, ma la coppia potrebbe aver deciso comunque di fare due passi (non è uscita in macchina perché quella l’aveva il figlio, ndr). Da via Castel Roncolo alle passeggiate, passando per vicolo Sabbia, sono cinque minuti. A quel punto avrebbero potuto attraversare il ponte in legno e poi proseguire lungo la ciclabile che costeggia il Talvera, fino a ponte Druso e poi avanti fino a ponte Roma. Due le ipotesi: l’incidente, magari una cosa banale occorsa ad uno e trasformatosi in tragedia; e l’aggressione. In entrambi i casi Laura e Peter sarebbero finiti in acqua. Questo spiegherebbe perché dall’inizio le ricerche si sono concentrate prima sul Talvera e poi su Isarco e Adige. Non sarebbe la prima volta che un corpo finito in acqua si recupera solo dopo settimane, se non mesi, perché potrebbe essere rimasto impigliato in qualche ansa. Ad avvalorare la tesi che la coppia potesse trovarsi in quella zona, il fatto che i telefonini - entrambi risultati spenti poco dopo le 21 di lunedì 4 gennaio - hanno agganciato per l’ultima volta una cella localizzata proprio in via Roma.

Le telecamere

Nessuno tra i vicini di casa li ha visti uscire quella sera; nessun passante ricorda di averli notati nelle vicinanze di via Castel Roncolo o sulle passeggiate. Per questo i carabinieri hanno acquisito i video di numerose telecamere della zona, nella speranza di poter ricostruire gli ultimi spostamenti. Ci sono ore ed ore di filmati da visionare, ma - almeno fino a questo momento - di Peter e Laura non sarebbe stata trovata traccia. Usiamo il condizionale perché ieri il sito della Tageszeitung annunciava che esaminando i video delle telecamere, che sorvegliano gli ingressi delle ville della zona, si sarebbe trovata una traccia ritenuta importante, per risolvere il mistero della scomparsa della coppia e dare una risposta ai figli e ai parenti che stanno vivendo nell’angoscia ormai da giorni: «È un incubo - dice Carla Perselli - che sembra non finire mai. Grazie ai carabinieri per tutto quello che stanno facendo, per aiutarci».

I pattini.

«Sa cosa manca da casa? I pattini dei miei genitori: loro andavano spesso a pattinare». Benno dice di averli cercati sia in casa che in cantina che in macchina, ma non li ha trovati. Probabilmente non c’entrano nulla con la scomparsa, ma i carabinieri non sottovalutano neppure il più piccolo particolare che possa servire a risolvere il mistero.













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