Omen ha fatto BAM! Disegna le copertine di Achille Lauro 

Emergenti. Il grafico bolzanino, 21 anni, scelto dalla casa discografica della rock star romana


Gabriel Marciano


Bolzano. Ha 21 anni e si è appena diplomato, dopo aver perso due anni, ma è l’esempio lampante di un ragazzo che ha ben chiara in mente qual è la strada che vuole percorrere. Il terreno di gara di Matteo Pizzo, in arte Omen, è quello della grafica. Negli ultimi anni ha curato le copertine di album e singoli di diversi rapper e cantanti (bolzanini e non), essendosi occupato di realizzare, tra le altre, le copertine dei dischi di artisti famosi in tutta Italia, nella scena rap ma non solo, come Laïoung, Silent Bob e, dulcis in fundo, Achille Lauro, il cui disco “1990” , con la copertina diesgnata da Omen, è stato da poco certificato d’oro. È proprio qualche mese fa, dopo che la sua direzione artistica aveva contribuito al successo di “Piano B”, album dell’emergente milanese Silent Bob che ha superato da poco i 20 milioni di streaming su Spotify, che la sua vita si è allineata con quella del rapper romano diventato famoso in tutta Italia con le ultime partecipazioni al Festival di San Remo. Omen ha disegnato anche la copertina dell’ultimo tormentone di Lauro «Bam Bam Twist».

Omen, com’è nata la collaborazione con Achille Lauro?

Due settimane prima di fare l’orale della maturità, mi è arrivata una chiamata dal team di MK3, la sua etichetta. Sono entrati in contatto con me tramite Fresh Mula, un altro rapper con cui lavoro. Mi hanno detto che volevano conoscermi. Il giorno dopo sono riaperte le regioni, così ne ho approfittato: sono sceso a Milano e risalito in giornata. Negli studi di MK3 fortunatamente sono piaciuto a tutti da subito, così, Angelo Calculli, l’head manager, si è rivolto alla sua collega Alessandra, che si occupa di management e contenuti social, chiedendo cosa ci fosse da fare. E lei: “La copertina”. “La copertina di cosa?”, ho chiesto. “Beh, di Achille” mi è stato risposto… Ora il mio contratto con MK3 specifica che sono dedicato in primis ad Achille Lauro.

Niente male. Lavorerà anche con Joey, pure lei bolzanina e in MK3?

Molto probabilmente sì, quando ne avrà bisogno.

Saltiamo indietro alle origini della sua passione per la grafica.

Ero appassionato di arte fin da bambino, ma tutto è nato tra la seconda e la terza superiore. Avendo fatto il liceo artistico grafico avevo già una prospettiva. Per le prime basi la scuola mi ha aiutato, ma quando mi butto su una cosa voglio farla a modo mio: sono molto testardo su questo e ho sempre “smanettato” tantissimo. Volevo fare qualcosa di mio. A Natale del 2016, durante il pranzo aprivo photoshop e smanettavo: il 25 dicembre ho dato inizio a Omen, aprendo la pagina Instagram. Non avevo detto a nessuno che fossi io. Non avevo un buon rapporto con i miei compagni di classe. Ogni cosa che dicevo mi veniva rigirata contro. La gente poi ha iniziato a vedere questo profilo che si muoveva, e siccome anche loro, i miei compagni, erano interessati alla grafica, vedevo che dicevano “Belle queste cose, come fa?”. Io sono stato zitto. Poi sono venuto allo scoperto e quella è stata la mia rivincita.

Poi è cambiato l’atteggiamento nei suoi confronti?

Sicuramente, anche se non in seguito a questa cosa in particolare. Magari in parte anche sì, ma poi il rapporto si è consolidato meglio in quarta e soprattutto in quinta e ora li reputo tutti dei grandi amici.

Mettendosi a fare le cover ai tempi ha trovato e ha saputo riempire un vuoto di mercato.

Sì, esatto, ho trovato un piccolo vuoto di mercato. In Italia c’era praticamente solo Corrado Grilli (conosciuto principalmente come rapper, Mecna, ma che di professione fa il grafico, ndr) e il primo ad aver trovato il vuoto di mercato diciamo che è stato Moab (Stole Stojmenov, un altro bolzanino, che da alcuni anni lavora con artisti di fama internazionale come i Migos e Salmo). Io ho avuto la fortuna ad interessarmene quando ancora era una cosa molto di nicchia, mentre ora il mercato è fin troppo saturo.

Qual era il suo obiettivo all’inizio e qual è ora?

È lo stesso: riuscire a vivere di quello che mi piace fare. È il classico detto “fai un lavoro che ami e non lavorerai mai”. Io ho avuto la fortuna di avere dei genitori alle spalle che mi hanno sempre spronato in qualsiasi cosa. Mio padre mi ha sempre detto “per me puoi fare come vuoi, per me sei in grado di fare quello che vuoi».













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