Opere pubbliche, adesso tocca a Bolzano

Dopo decenni di investimenti in periferia ora il 60% dei fondi va al capoluogo: 70 milioni l’anno fino al 2020


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Bolzano esce dall'apnea. E ritrova l'ossigeno, purchè questo significano i 70 milioni ogni anno, da qui al 2020 che la Provincia le farà affluire. Detto in percentuale, sono il 60% dell'intero suo monte investimenti in opere pubbliche. Una svolta che è più che politica: sfiora l'esistenziale. Per dirla in metafore evangeliche, il capoluogo è diventato il figliol prodigo di una Provincia che prova a scoprirsi meno matrigna.

I FONDI. La progressione l'ha illustrata Christian Tommasini: «Nel 2006 la percentuale di lavori pubblici destinati a Bolzano, in termini di realizzazioni o investimenti a bilancio, era stata del 16%. Nel 2016 si è saliti al 60%. E nei prossimi quattro anni anche di più. È una svolta».

Esistenziale appunto. Come chiamare d'altronde uno sguardo così asimmetrico, negli ultimi decenni, del territorio nei confronti della sua città? Frutto di una visione che la vedeva comunque discosta, marginale e non al centro dei pensieri di molti che la guardavano dal di fuori.

Per questo il vicepresidente della giunta provinciale ha voluto comunicare l'avvenuta accelerazione chiamando all'Università (altro luogo simbolo della riconversione a capitale) tutta la rete economica e urbanistica legata a questo tipo di investimenti, dai presidenti degli architetti, alle categorie economiche (Cna, sindacati), alle interfacce municipali (Repetto, la ex Pasquali).

Tommasini vede questa svolta tutta dentro il nuovo rapporto instaurato con Kompatscher, sia in termini di alleanze (col Pd) che nel ridisegno anche dei rapporti personali in giunta. E i numeri e le grafiche, per una volta, fanno entrare nei contenuti reali.

I CANTIERI. Eccoli: alla fine del 2017 parte il cantiere del Polo bibliotecario alle ex Pascoli; a settembre 2016, tra pochi mesi, viene inaugurato il Polo tecnologico in Zona; sempre tra poche settimane sarà definita la road map del Polo museale, appena perfezionata la compravendita dell'ex Ina tra Tosolini e la Provincia; nel 2018 saranno avviati i lavori di riqualificazione del conservatorio Monteverdi.

Questo per le grandi opere legate alla cultura. Da qui ai prossimi dieci anni, poi, si conclude la ristrutturazione e le addizioni strategiche (pronto soccorso, ad esempio...) del San Maurizio; appena definita la concessione autostradale sarà reso operativo il progetto della circonvallazione con contributi semiparitari tra A22 e palazzo Widmann; il progetto dell'Areale ha avuto da poche settimane l'integrazione provinciale per quanto riguarda i suoi contenuti "pubblici", dalle opere sociali, alle case Ipes, alla piscina ai Piani. Tutto questo alla voce "grandi opere". Quelle monumentali.

E che seguono le realizzate nell'era Durnwalder ma tutte molto mirate alla celebrazione della "Provincia triumphans", dal Museion al teatro. Poi ci sono quelle più urbane, dalla conclusione del cantiere Rosenbach a Oltrisarco, ad una miriade di cantieri medi, dalle Iti, agli asili, alla ristrutturazione del patrimonio immobiliare abitativo. LA SVOLTA. «Perché questa svolta è importante? Per la ragione che investire sul capoluogo non significa solo prenderlo finalmente in considerazione ma anche - ha chiarito Tommasini - tornare a far muovere il motore dell'economia a Bolzano. Soprattutto agganciare lo sviluppo in termini di convivenza e di innovazione. Fare di Bolzano il centro del suo territorio e dunque aprire e aprirsi al nuovo».

È evidente, in ogni caso, che l'impennata degli investimenti provinciali contiene una precisa scelta politica, in netta discontinuità con le precedenti amministrazioni. Le quali avevano fatto crescere una "percezione di abbandono" che si era tradotta per Bolzano anche in ritardi concreti nei riguardi di opere strategiche. Come la tangenziale. A fronte di analoghe realizzazioni nel territorio sempre più frequenti. «Questi numeri - ha insistito il vicepresidente - vogliono anche cancellare questa percezione con la forza della realtà». Le reti sindacali e imprenditoriali, intanto, prendevano appunti. «Il 2006 è stato il punto più basso per l'economia di Bolzano - ha osservato ad esempio Corrarati del Cna - provocando negli anni successivi una destrutturazione dei settori interessati ai cantieri».

Ma ora il cambiamento. Che metterà sul tavolo più di 60 milioni ogni anno. Per una volta, sembrano fatti e non parole.

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