Il caso

Per gli undici medici "no vax" nessun allarme procurato

Chiusa l’indagine su un filmato contro le opportunità vaccinali. Era stata l’Azienda sanitaria a segnalare i messaggi che provocarono sconcerto e indecisione nella popolazione



BOLZANO. Undici medici ed operatori sanitari finiti sotto inchiesta a Bolzano su segnalazione dell’Azienda sanitaria, dovrebbero essere in grado di evitare ulteriori problemi con la giustizia.

Il procuratore Axel Bisignano, infatti, ha tirato le somme dell’indagine riguardante alcuni appelli «anti-vax» diffusi con filmati in internet.

Era stata come detto l’Azienda sanitaria a ipotizzare un procurato allarme (del tutto ingiustificato) tra la popolazione per evitare di farsi vaccinare contro il pericolo di contagi da Covid.

La segnalazione era stata predisposta dall’avvocato Marco Cappello, direttore Ripartizione legale Asl e riguardava sei medici, due pediatre, due farmacisti, uno psicologo. Il video era divenuto virale nel giro di poche ore, sollevando un coro di indignazione facendo muovere anche i rispettivi Ordini professionali. E’ probabile che gli autori del filmato rischino anche un procedimento disciplinare di cui però per il momento non c’è ancora traccia.

Il video in questione venne realizzato in entrambe le lingua. I testimonial furono Hannes Loacker, farmacista, Roberto Slaviero, farmacista, Heike Müller, medico di medicina generale, Maurizio Adami, medico di medicina generale, Bernhard Thomaser, medico di medicina generale e omeopatia, Roberto Cappelletti, medico di chirurgia generale e ortopedia, Elisabeth Delago, pediatra, Elisabeth Galli, medico igienista e di medicina preventiva, Heinrich Schwarz, medico di medicina generale, Elisabeth Viertler, pediatra, Ulrich Gutweniger, psicologo.

Nel filmato fu messa in dubbio l’efficacia dichiarata sui vaccini anti Covid insinuando sospetti sugli effetti collaterali come ad esempio la fertilità maschile e femminile.

Venne poi sostenuto che «le persone immunologicamente sane non dovrebbero avere paura del Covid» in quanto il rischio di morte avrebbe riguardato quasi esclusivamente “i soggetti anziani e con pluripatologie” arrivando a sostenere che il Covid avrebbe potuto essere curato con le vitamine C e D, lo zinco, le erbe e i micronutrienti, oppure “attraverso un atteggiamento positivo e la fiducia nei poteri di autoguarigione».

Gli accertamenti della Procura sugli effetti provocati nell’opinione pubblica da queste affermazioni hanno però evidenziato l’insussistenza di una ipotesi accusatoria penale in quanto il nostro ordinamento considera reato solo gli annunci in grado di provocare allarme presso le autorità competenti o enti che si occupano della sicurezza pubblica.

La Procura, dunque, si è vista costretta a chiedere l’archiviazione dell’inchiesta. L’ultima parola spetta però al giudice delle indagini preliminari. MA.BE.













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