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Più visite in reparto e dai privati: così l’Asl taglia le liste d’attesa  

Kompatscher: «Siamo di fronte a grandi sfide ma sono convinto che i cittadini altoatesini siano ben assistiti». Zerzer (Asl): «Per Radiologia, Cardiologia, Dermatologia, Oculistica e Ortopedia servono nuove convenzioni»


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BOLZANO. L’Asl prova a tagliare le liste d’attesa che in troppe specialità sono infinite. Per farlo chiede ai primari un numero maggiore di visite in ogni singolo reparto ed ai medici di famiglia ed agli specialisti ospedalieri prescrizioni più appropriate per non intasare il Cup con esami inutili.

Nell’ambito di un migliore governo dei tempi di attesa il direttore generale dell’Asl - Florian Zerzer - ha istituito una task-force aziendale, composta da referenti della direzione e rappresentanti dei quattro Comprensori per proporre correttivi nelle aree più critiche.

«Ci servivano dati certi - dice Zerzer - anche in vista del rinnovo delle convenzioni con i privati, che scatterà a giugno. E adesso ci sono. Abbiamo effettuato un’analisi specifica, settore per settore, per avere una chiara idea del fabbisogno e ci prepariamo ad offrire più prime visite. Le branche che restano in sofferenza e per le quali dobbiamo chiedere aiuto ai privati - e mi riferisco alle convenzioni - sono Radiologia, Cardiologia, Dermatologia, Oculistica ed Ortopedia».

Kompatscher: le sfide ci sono ma basta critiche alla sanità

Zerzer ha annunciato la novità durante la conferenza stampa di ieri nella quale il presidente Arno Kompatscher ha stilato un bilancio dei primi 11 mesi del suo assessorato insieme al direttore di dipartimento, Günther Burger. «Le sfide ci sono. E parlo del taglio delle liste d’attesa, della carenza di medici e infermieri (prevista nel 2023 l’assunzione di 32 medici, 59 tecnici sanitari e 11 assistenti), della digitalizzazione e le dobbiamo affrontare - dice Kompatscher - ma continuare a parlar male della nostra sanità non ci porta da nessuna parte anche perchè sono convinto che gli altoatesini siano ben assistiti».

Sistema “bersagli” e Lea: «Attenzione al flusso dei dati»

I medici altoatesini prescrivono troppi esami. Registriamo cure domiciliari insufficienti. Bassi tassi di vaccinazione e spesa sanitaria pro capite più alta d’Italia. Queste le maggiori criticità dell’Alto Adige emerse dall'analisi delle performance regionali promossa dal Laboratorio Managment e Sanità della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. Il cosiddetto sistema “Bersagli”. E poi il Gimbe ci boccia sui Lea. Mentre la Provincia di Trento è adempiente rispetto ai Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), ovvero rispetto alle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale eroga gratuitamente o tramite il pagamento di un ticket, Bolzano non lo è. Questo è quanto osserva Gimbe che ci boccia in due aree su tre e colloca Bolzano 18esima nell’area della prevenzione (soprattutto vaccinazioni); 17 esima nella distrettuale e 13 esima in quella ospedaliera (troppi parti cesarei a Bressanone, Brunico e Silandro). «Il fatto che l'Alto Adige è da sempre il fanalino di coda per quanto riguarda i tassi vaccinali in età infantile si ripercuote sul risultato complessivo. Poiché nel 2022 e nel 2023 - dice Burger - sono stati attivati nuovi flussi di dati su diverse aree, per i prossimi rapporti ci si può aspettare valori più alti, ad esempio nell'area dell'assistenza nelle residenze per gli anziani, dell'assistenza domiciliare integrata o delle cure palliative. Tuttavia, c'è ancora del lavoro da fare. «Per quanto riguarda la prevenzione - dice Kompatscher- soffriamo per la scarsa adesione alle vaccinazioni ed i motivi sono culturali. Ma va detto che alcuni dei dati forniti sono stati raccolti utilizzando parametri diversi da quelli definiti dal ministero. Sono quindi dati e flussi incompleti e parziali che non riflettono l'effettiva qualità dell’assistenza. In altre aree non riusciamo a raggiungere gli obiettivi nazionali - continua il presidente - soprattutto perché l’Alto Adige ha fatto altre scelte. La distribuzione di alcune prestazioni negli ospedali più piccoli ha, per esempio, un effetto negativo per quanto riguarda il sistema di valutazione nazionale. Ma la rete di assistenza capillare con i suoi sette ospedali si è dimostrata estremamente preziosa, soprattutto durante la pandemia».

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