Polo e carcere, la Provincia prova a sganciare Condotte 

Exit strategy. L’assessore Bessone e gli uffici legali intenzionati a contestare al gruppo  la “mancanza di requisti” per l’ex Pascoli. Per il penitenziario potrebbe intervenire il ministero


Paolo Campostrini


Bolzano. Il nuovo carcere proverà a scrollarsi di dosso il peso di Condotte che lo sta bloccando da anni. È l’indiscrezione che trapela dagli ambienti sindacali e che potrebbe aprire a questa ipotesi: un nuovo bando, questa volta elaborato dallo stesso ministero, in grado di aprire a nuove imprese infrastrutturali più solide di quella oggi in amministrazione controllata, e che separerebbe la costruzione del polo penitenziario bolzanino dalla sua gestione ventennale come previsto invece dal quadro concorsuale iniziale.

Anche perché oggi Condotte è impegnata nella vendita di suoi rami d’azienda e nella costituzione di “newco” e il progetto bolzanino potrebbe avere un mercato tra i privati interessati a questo tipo di cantierizzazioni. Ma in Provincia si dicono perplessi: «Condotte ricorrerà - dicono ai suoi vertici amministrativi - e la Ragioneria dello Stato difficilmente darà il via libera». Intendendo, allo sganciamento formale da Condotte. Perché il Polo carcerario è giudicato dai curatori fallimentari del gruppo in crisi un cantiere strategico e toglierlo costituirebbe un impoverimento della massa fallimentare.

Il polo bibliotecario

Ma c’è un’altra notizia: quella in arrivo sarà una settimana importante per l’altro Polo, quello bibliotecario. È previsto infatti un vertice tra l'assessore Bessone, titolare del Patrimonio a palazzo Widmann, e i suoi funzionari. Presenti anche quelli dell’ufficio legale. Si definirà una strategia plausibile per riuscire a ufficializzare la “mancanza di requisiti” a carico di Condotte e così avviare la possibile riassegnazione del cantiere al secondo classificato nel bando concorso progettuale. In questo caso, anche se per il Polo è stata disegnata una cornice di “bando integrato”, la cordata imprenditoriale locale pronta a intervenire per aprire il cantiere e concludere la costruzione dell’infrastruttura culturale, potrebbe proporre un suo autonomo progetto, più rispondente ai suoi bisogni. «Certo - chiarisce l'assessore - i commissari di Condotte hanno comunicato ufficiosamente che sarebbero pronti a ricorrere in giudizio. Per questo occorre muoversi con il pieno supporto degli uffici legali e con già in mano una strategia di contrasto in sede giudiziale». Quello che è certo è invece che Condotte, da mesi, non sta dando nessun segnale. Neppure una lettera. Dopo gli ultimi colloqui con i funzionari provinciali, l'ingegner Sega per il carcere e l’architetta Albertoni per la biblioteca, non c’è stata alcuna dichiarazione di volontà intesa a procedere con ulteriori step di avanzamento reale, anche solo formali, da parte del gruppo ora guidato dai commissari fallimentari. E pure alcune accuse di insolvenza emerse ai tavoli sindacali laziali, dove sono fermi altri cantieri legati all’alta velocità o alla rete ferroviaria, non sembrano in grado di far cambiare strategia a Condotte.

Che resta ferma nel voler mantenere gli appalti bolzanini.

È dentro questa via stretta che Massimo Bessone proverà a costruire una “exit strategy” capace di conciliare, da un lato i legittimi interessi patrimoniali della Provincia di non vedersi in futuro costretta a pagare penali, e dall’altro le esigenze della città di poter abbandonare una cadente biblioteca Civica per poter avere a disposizione un polo culturale moderno, aperto a un nuovo quartiere urbano.

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