il caso

Presunti quadri falsi autenticati. Vittorio Sgarbi citato come teste 

Il contenzioso in tribunale a Bolzano. Al centro del caso cinque tele del pittore Gino De Dominicis vendute da una galleria d’arte a Bolzano. Ieri le accuse in aula dell’esperta di arte contemporanea Greta Tirloni 


Mario Bertoldi


BOLZANO. Il critico d’arte Vittorio Sgarbi sarà a Bolzano nelle prossime settimane per testimoniare nel corso di un processo avviato a seguito della vendita di cinque quadri attribuiti al pittore Gino De Dominicis, controverso protagonista dell'arte italiana del secondo dopoguerra. Al centro del procedimento, affidato al giudice Carlo Busato, c’è la contestata autenticità dei quadri venduti da una galleria d’arte cittadina a cinque acquirenti che per il momento non si sono costituiti parte civile. In qualità di presunta parte lesa è invece entrata nel processo (con l’assistenza legale dell’avvocato Francesco Coran) la stessa galleria d’arte che agì ovviamente in perfetta buona fede e che rischia un rilevante danno d’immagine. Il procedimento penale incardinato a Bolzano è figlio della maxi operazione scattata a livello nazionale nel 2018 ad opera dei carabinieri del nucleo di tutela del patrimonio artistico. Nel corso dell’inchiesta romana la Procura della Repubblica chiese il rinvio a giudizio di Vittorio Sgarbi (in seguito prosciolto “perché il fatto non costituisce reato”) che invece a Bolzano verrà sentito come semplice testimone.

Sul banco degli imputati c’è una commerciante ed esperta d’arte, Marta Massaioli di 57 anni che qualche anno fa decise di mettere in piedi una Fondazione Archivio intitolata all’artista in aperta polemica con una associazione analoga gestita non solo da esperti ma anche dai parenti più stretti del pittore. Sarebbero stati proprio questi ultimi a segnalare la situazione ai carabinieri rivendicando il ruolo del primo Archivio quale unico ente pubblicamente riconosciuto e legalmente autorizzato alla gestione dei diritti e del copyright dell’artista. Una guerra di carte bollate e denunce che portò al sequestro preventivo di 250 quadri (per un valore potenziale di circa 30 milioni di euro), considerati autentici dalla Fondazione legata a Vittorio Sgarbi e falsi dall’Archivio ufficiale delle opere dell’artista. Il contenzioso è finito al vaglio del tribunale di Bolzano proprio per i dipinti venduti nel capoluogo altoatesino. Marta Massaioli è accusata di violazione dell’articolo 178 del codice beni culturali «per aver messo in commercio opere contraffatte». Nel corso dell’udienza di ieri mattina ha deposto Greta Tirloni, esperta di arte contemporanea la quale ha confermato al giudice di essere convinta che i quadri in questione non siano autentici soprattutto perché non risponderebbero alle caratteristiche artistiche di De Dominicis che amava definirsi pittore, scultore, filosofo e architetto.

I suoi dipinti o disegni - ha sottolineato ieri la teste - sono sempre stati caratterizzati da una certa precisione ed estrema cura non riscontrate nelle opere contestate. In realtà tutte le opere contestate sono state certificate come autentiche da Vittorio Sgarbi. De Dominicis molto spesso amava rappresentare figure, volti, architetture dalle prospettive rovesciate, utilizzando tecniche come la tempera e la matita su tavola o su carta, più raramente olio o smalto su tela. Il valore dei suoi quadri si aggira su una media di 50 mila euro ma l’ultimo quadro messo all’asta è stato acquistato per 400 mila.

 













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