Il caso

Quando il superbonus 110% rischia di essere un problema

Il presidente dell’Ordine degli architetti bolzanini Wolfgang Thaler. «Troppa burocrazia, troppa incertezza, diversi di noi non se la sentono di occuparsene. Agli iscritti chiedo di non chiudere i cantieri in attesa di chiarimenti». Il nodo della responsabilità per le agevolazioni fiscali


Davide Pasquali


BOLZANO. Il Superbonus 110% non è la panacea per risollevarsi dalla crisi post pandemica in edilizia. Non lo è in generale, per via dei folli rincari dei prezzi delle materie prime a livello mondiale con il contestuale allungamento dei tempi di consegna e pure per i rincari autunnali dell’energia, ma anche perché - specie in Alto Adige - sono troppi gli ostacoli burocratici.

Tra i più in difficoltà gli architetti, come conferma il presidente dell’ordine altoatesino, Wolfgang Thaler. «Sullo stop dei cantieri dovuto alla pandemia non esistono dati esatti, non si sono fatti sondaggi. Un piccolo vantaggio come categoria noi lo abbiamo avuto, almeno in studio potevamo lavorare. I cantieri chiusi e fermi per un certo periodo sono però stati certamente un problema, specie per la pressione della committenza». Gli architetti, comunque, hanno lavorato tanto anche in lockdown. «Quello che ci fa paura adesso è la burocrazia dappertutto». Specie per il Superbonus.

«Nel nostro territorio è un grande problema; l’applicazione in Alto Adige è molto difficile, per esempio riguardo alla Cila. La Comunicazione avvio lavori doveva rappresentare una semplificazione, ma fino ad oggi non si sa come applicarla. In altre parti d’Italia funziona in maniera molto più semplice».

L’ordine degli architetti ha sollecitato Provincia e Consorzio dei Comuni. «Abbiamo presentato la nostra proposta anche su come applicare la responsabilità nei confronti dell’Agenzia delle entrate. A tutti i costi il committente deve avere questo modulo firmato da noi per poter usufruire delle agevolazioni fiscali. Al momento attuale, abbiamo chiesto ai nostri iscritti di non chiudere i cantieri in attesa di capire come funziona. Perché se il committente non potrà usufruire chiederà a noi “ma cosa avete fatto?” C’è di mezzo anche l’entrata in vigore della nuova legge urbanistica provinciale, molto complessa, difficile, ci sono stati problemi dall’inizio e continuano a permanere». Nei piccoli o nei grandi Comuni? «Nella gestione delle pratiche i piccoli Comuni si mostrano più agili, nei grandi Comuni la burocrazia è molto più complicata. Certo dove c’è una grande densità di edificazione, molto più alta che nei piccoli centri, con vicini, distanze da rispettare ecc. è tutto molto più sensibile. I colleghi si lamentano: è difficile consegnare pratiche e ottenere permessi di costruire. Le tempistiche si allungano. Per noi è molto complicato già di norma in cantiere lo stress è elevato: come direzione lavori dobbiamo sollecitare le imprese, ma non è che possiamo occuparci di tutto. Propri oggi ho discusso: ci mancano piastrelle, non arrivano, la macchina così si inceppa, troppe incertezze, oltre a quelle del Superbonus».

Personalmente, riguardo al 110%, Thaler ha ricevuto alcune richieste, «ma non ci voglio mettere le mani. Conosco tecnici che normalmente seguono le procedure di agevolazione fiscale: per ora hanno deciso di non occuparsi del bonus, è tutto troppo incerto, vago, c’è troppa responsabilità per noi. Chi segue il 110% deve stipulare un’assicurazione: a parte che costa, la nostra paura è che oggi sembra tutto a posto ma se fra 5, 6, 7 o 8 anni l’Agenzia delle entrate comunica che non è così e il committente viene a chiedere conto a noi? Cerchiamo di fare le cose in maniera corretta, ma le regole sono talmente tante e difficili da capire... Noi non siamo commercialisti e i commercialisti non sono tecnici. Ognuno dovrebbe capire il mestiere dell’altro».













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