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Racket delle nigeriane, pista altoatesina

Smantellata organizzazione a Bologna: 6 ragazze liberate e 11 arresti. Una donna residente a Lagundo ricattava le vittime



BOLZANO. I carabinieri l’hanno chiamata «Operazione falsa speranza». Nome azzeccato. Perché bastano quel sostantivo e quell’aggettivo per raccontare l’inferno. L’inferno di ragazze fatte arrivarein Italia dalla Nigeria con la promessa di una nuova vita e poi picchiate, violentate, brutalizzate, trasformate in schiave sessuali. Annientate come persone e come donne. Due parole per chiamare un’operazione condotta dagli uomini dell’Arma della Compagnia di Bologna che ha portato allo smantellamento dell’organizzazione e all’arresto di 11 persone, tutte nigeriane.

Associazione a delinquere finalizzata alla tratta, alla riduzione in schiavitù, al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e della prostituzione alcuni dei reati loro contestati. Una delle persone finite in manette vive in Alto Adige, a Lagundo per la precisione, e i carabinieri del Comando provinciale di Bolzano l’hanno arrestata nelle scorse ore eseguendo l’ordinanza di misura cautelare in carcere firmata dal gip di Bologna.

 













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