L'intervista

«Riapro il negozio: scommetto ancora sul fascino dei vinili»

Il bolzanino Antonio "Anthony" Bosin ha rilevato l’attività rimasta chiusa dopo la morte di Walter Eschgfäller. L’ha ribattezzata “Rebel rebel” e vuole diventare punto di riferimento per i cultori, sempre più giovani 


Paolo Campostrini


BOLZANO. I dischi volanti esistono. Volano via, virano, scappano, spariscono ma poi ritornano. Fanno giri immensi e capita infine di ritrovarli a largo Kolping, Bolzano centro. «Hanno bisogno del giradischi, ma anche questo, ormai, è un’attrazione...».

Lo dice Antonio “Anthony” Bosin, che si prepara a (ri)mettere in piedi un luogo dove si scoprirà la pista di atterraggio dei 33 giri. Sì, i vecchi vinili. Quelli che tutti davano per morti. Impilati nella polvere dell’ultimo scaffale nelle case dei nostalgici del “Sgt Pepper”, dei primi Beatles o delle ragazze di copertina di Lucio Battisti. E invece no, oggi sono la frontiera della nuova musica. Come la bicicletta: doveva sparire come ogni cosa che comporti un poco di fatica fisica e invece fanno concorrenza alle auto, ai motorini e pure agli skate degli hypster urbani. Anthony Bosin ha rilevato un negozio storico, il «Disco new» sotto la Kolping. Era di Walter Eschgfäller, un guru della musica. Lo ha tenuto finché, d’improvviso, se ne è andato. «È stato un trauma anche per me quando ho saputo della sua morte», ricorda Bosin», ed è da allora che, pensa e ripensa...».

Che ha deciso?

Di rilevarlo e di riaprirlo.

Stesso nome?

No, si chiamerà Rebel rebel.

Tutto un programma.

Beh, sì. Nel senso che potrebbe essere una ribellione quella di cambiare strada rispetto a ciò che sente e si vede in giro.

Cioè riempirlo di vinili?

Esattamente. Ci saranno anche i cd, come accadeva con Walter. Ma con me saranno pochi. I veri padroni saranno i 33 giri.

È uno sguardo rivolto al passato o invece questa è una scelta di chi sa annusare l'aria?

Il passato è una cosa. E a volte è bello. Il mercato invece ha regole precise. E il mercato oggi sta cambiando molto.

Per andare dove?

Negli ultimi dieci anni la richiesta del vinile è esplosa. E non ha riguardato soltanto persone adulte. La fascia che ha scoperto questo improvviso interesse parte almeno dai trent’anni. Gente che probabilmente non ha mai maneggiato un 33 giri.

Quando avvengono questi fenomeni, si pensi anche al vintage nel design, significa quasi sempre che si tratta di un fenomeno sociologico. È così?

Ne sono convinto. Abbiamo passato molto tempo a ascoltare musica a random, oppure prendendocela da Spotify. È il terreno di conquista dei giovanissimi. E probabilmente reggerà. Ma poi, quando si apprende il gusto per le cose, ecco che la qualità del vinile, la musica scelta e ascoltata in un certo modo ha iniziato a ritrovare il suo spazio.

E ora?

Si sta registrando un boom sia delle richieste che dei punti vendita. Consideriamo poi che autori affermati, penso a Cesare Cremonini, a Vasco, a Ligabue, anche a Fedez da un po’ di tempo alternano le uscite digitali con quelle sul vinile. Con tanto di copertina e tutto il resto.

Dov'è che si annida il piacere in tutto questo?

In tante azioni. Partendo dal giradischi.

E cioè?

Ci si alza, si mira la puntina, lo si osserva nei movimenti. Diventa un focus di interesse anche lo strumento in se. Una novità, anche se ha una lunga storia.

Poi, ancora?

Le copertine. Il gusto di ascoltare un brano e tenersi in mano la copertina del disco che lo contiene. Sfogliare gli annessi, leggere magari i testi scritti all'interno, passarsela tra le mani.

E poi riporla sugli scaffali...

Appunto. Anche questa è un’azione che riempie il tempo, da il senso di una nuova esperienza.

Cosa ci sarà in negozio?

Ho rilevato tutto del vecchio locale. Licenza, mobili, oggetti. E anche i dischi naturalmente. Ci saranno quelli di Walter, e poi anche i nuovi che si aggiungeranno.

I nuovi 33 cosa contengono?

Tutto. Nei recenti c’è anche il rap e il pop. Quelli dell’esperienza digitale.

Quanto costa un 33?

Nuovo 30 euro, usato la metà, 15.

Ci sono quotazioni per quelli vecchi vecchi o rari?

E certo. Ma non è detto che i vecchi costino per forza tanto. Dipende.

Da cosa?

Il primo 33 dei Beatles, ad esempio. Uno pensa costi tantissimo e invece no. La ragione è che ne hanno sfornate innumerevoli copie. Invece altri, magari insospettabili, hanno quotazioni altissime perché sono rari.

Ci sarà dietro un mondo di esperti e appassionati, no?

Vasto. E documentato. Oggi esiste anche una app, si chiama Discogs, dove si trovano titoli, dischi, quotazioni dei vecchi e dei nuovi, aste per i più preziosi.

Quando aprirà col nuovo nome?

Presto. In questi giorni cambio arredamento. Penso i primi di agosto....













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