Ristorazione, incassi in picchiata
Il bilancio. Due settimane dopo la riapertura in alcune realtà si arriva a perdite record del 70%. Oggi in giunta discusse misure meno severe L’Unione: «Negozi meglio di bar e ristoranti: centro “svuotato” da assenza di turisti e smart working». Confesercenti: «Ci saranno chiusure»
Bolzano. Due settimane fa, primi in Italia, bar, ristoranti e negozi hanno potuto riaprire. Nessuno si illudeva che sarebbe stato facile, e così è stato. Pesano le misure severe previste per limitare il contagio e la paura che condiziona ancora la vita quotidiana delle persone. Le categorie tengono monitorata la situazione. C’è voglia di tenere duro, aspettando i turisti e una normalità più tangibile. Venerdì l’Unione commercio ha riunito il direttivo cittadino. Ne è uscita una fotografia differenziata, con il commercio che regge meglio della ristorazione. I più fortunati segnalano perdite intorno al 10-15 per cento, gli altri lamentano cifre che variano tra il 50 e il 70%. «Adesso si prova a reggere, i conti veri li tireremo tra qualche mese, quando i più deboli chiuderanno», è l’allarme di Mirco Benetello (direttore Confesercenti). Le categorie chiedono alla Provincia di ammorbidire le regole della legge provinciale, accogliendo la normativa statale nelle parti in cui è meno penalizzante, in particolare il tipo di mascherina prevista per gli addetti e la distanza di 1 metro invece di 2. Se ne occuperà oggi la giunta. Il presidente Arno Kompatscher anticipa: «Sulla distanza di due metri mentre siamo in movimento non interverremo ancora, mentre potremo dare un segnale sulla distanza da seduti. Vogliamo essere prudenti e coerenti».
Le categorie
Simone Buratti (fiduciario Unione commercio di Bolzano) riporta le osservazioni di numerosi colleghi: «Il commercio sta ripartendo abbastanza bene, soprattutto chi si è costruito una clientela locale. Solo per fare un esempio, nei nostri due negozi di famiglia registriamo una diminuzione di incassi del 15%. Per la ristorazione purtroppo il quadro è più difficile». Lo conferma Marcella Macaluso (caposede dell’Unione a Bolzano): «Sì, in questo momento la sofferenza tocca più la ristorazione. Molto positivo è invece l’approccio dei clienti: sono tutti consapevoli e rispettosi delle regole da osservare». L’osservatorio di Mirco Benetello è meno sfumato tra categorie: «Purtroppo i nostri iscritti mi segnalano una situazione critica sia nel commercio che in bar e ristoranti. Sono molto diffusi incassi pari al 30 per cento della media abituale. È un settore che si basa sulla convivialità, sulla voglia di stare tra persone: è un ritorno lento». Confesercenti e Unione hanno chiesto al Comune di garantire più spazi all’esterno e taglio delle tariffe Cosap. Secondo Pietro Perez (responsabile dei pubblici esercizi nell’Unione commercio) chi soffre di più oggi è il centro, rispetto alla periferia: «Bar e ristoranti del centro patiscono l’assenza di una fetta importante di indotto: parlo dei turisti e dei tanti lavoratori impegnati nello smart working: sono tutte consumazioni al bar e pranzi che vengono a mancare».
Le voci dei titolari
Christian Zanella è il titolare del ristorante Paulaner in via Argentieri, di un bar e di una gelateria: «Al Paulaner abbiamo aspettato il 18 maggio per aprire. Con oltre dieci collaboratori volevamo avere piena chiarezza sul tema dell’Inail e anche capire la risposta dei clienti. Viaggiamo sul 30-35% del fatturato abituale, ma pensavo che sarebbe andata peggio, senza turisti e con una buona fetta di impiegati che si trovano ancora a casa con lo smart working. Siamo fiduciosi che in qualche settimana il turismo dia qualche buon segnale».
Domenica Greco, titolare del Bar Togiva di via Roma, ha riaperto offrendo la colazione a 1,80 euro (sconto di 70 centesimi): «Abbiamo circa la metà degli incassi abituali, ma come siamo in difficoltà noi, lo sono tante persone. Mi è sembrato giusto che clienti chiusi in casa per due mesi potessero bersi un caffè come si deve senza preoccuparsi del prezzo. Abbiamo tolto sessante sedie per rispettare le distanze. Proviamo ad andare avanti per noi e il personale».
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