Il caso

Sacerdote accusato di truffa. La Procura: va processato 

Era un Cappellano Militare: avrebbe attestato falsamente 205 giorni di servizio (con straordinari). La magistratura gli contesta indebiti incassi dal Ministero della Difesa per oltre 43 mila euro. L'Ordinariato Militare: "Non è più Cappellano Militare da aprile 2019, ci riserviamo anche di noi di tutelare in qualsiasi sede l'onorabilità della nostra istituzione"


Mario Bertoldi


BOLZANO. Un Cappellano Militare è a tutti gli effetti un sacerdote e fa una certa impressione trovare un religioso davanti al giudice accusato di aver truffato lo Stato per aver attestato falsamente di essere stato in servizio mentre in realtà sarebbe stato impegnato per questioni private legate all’attività di una società commerciale di cui era socio. E’ la disavventura giudiziaria che qualche giorno fa ha portato davanti al giudice di Bolzano, in sede preliminare, Nicola Minervini, sacerdote di 60 anni domiciliato in provincia di Trapani, all'epoca Cappellano Militare presso la Marina Militare di Augusta.

A carico del religioso la Procura della Repubblica ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio dopo l’indagine avviata qualche mese fa per competenza territoriale. Secondo il capo d’imputazione, infatti, il Cappellano (difeso in giudizio dall’avvocato Massimo Zaccarini) aveva acceso un conto corrente bancario a Dobbiaco, forse pensando che sarebbe stato più difficile procedere a dei controlli incrociati per gli importi percepiti. In sostanza il sacerdote deve rispondere di truffa.

L’indagine che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio è stata curata dal sostituto procuratore Igor Secco. L’udienza di qualche giorno fa è stata però rinviata in quanto la difesa del religioso ha chiesto un rinvio breve.

Capo d’imputazione alla mano, Nicola Minervini è accusato di aver indotto in errore il Ministero della Difesa ottenendo emolumenti a titolo di retribuzione ordinaria e straordinaria non spettanti. Complessivamente dal primo gennaio 2015 al 31 dicembre 2018 il sacerdote avrebbe incassato indebitamente 43.190,13 euro.

Secondo la Procura della Repubblica il religioso avrebbe attestato falsamente di essere in servizio riportando negli statini di presenza anche orari di servizio e ore di lavoro straordinario non veritieri in quanto non effettuati. Degli oltre 43 mila euro che il Cappellano Militare avrebbe indebitamente incassato, 30.584,03 sono riferiti a 205 giorni di assenza dal servizio non segnalati e dunque pagati dal Ministero della Difesa. Gli altri 12.605,20 euro sono invece riferiti (sempre sulla base del capo d’imputazione) a 521 ore di straordinario in realtà mai lavorate.

La segnalazione della situazione venne inviata alla Procura della Repubblica dalla Guardia di Finanza di Favignana. Ovviamente scattò l’inchiesta e fu nel corso degli accertamenti che emerse che l’indebita percezione del denaro avvenne in Alto Adige dato che i soldi in questione dal 2015 a tutto il 2018 erano versato su un conto corrente acceso presso la filiale di Dobbiaco di un istituto di credito. Nel corso della prossima udienza preliminare la difesa dovrà scoprire le carte sulla strategia processuale che intende seguire.

In una nota, l'Ordinariato Militare per l'Italia sottolinea che "il Sacerdote in oggetto non è più Cappellano Militare dal mese di aprile 2019, manifestando rincrescimento e rammarico unitamente all’espressione di stima e di fiducia nel lavoro e nell’operato della Procura della Repubblica di Bolzano, riservandosi di operare legalmente allo scopo di tutelare in qualunque sede civile e penale l’onorabilità dell’Istituzione".













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