Ne «Il ritorno» l’attrice ha molto in comune col personaggio che interpreta: Bernardi lascia libertà agli attori

Sara Bertelà e l'entusiasmo di vivere

«La mia recitazione è a squarci, lascio una zona franca per le parole»


Daniela Mimmi


 BOLZANO. Bionda, elegante, bella, Sara Bertelà è perfetta nel ruolo di Anna ne "Il ritorno" diretto da Marco Bernardi e in scena al Teatro Comunale di Bolzano fino al 23 novembre, quando partirà per una breve tournée in provincia. Anna, nel nuovo lavoro del Teatro Stabile di Bolzano apprezzato dalla critica, è un'attrice parigina che accetta l'invito dei suoi amici di infanzia di ritrovarsi tutti, dopo 20 anni, nell'albergo sul lago nel quale hanno passato insieme tante estati. Sara Bertelà, da parte sua, è attrice praticamente da sempre e vanta un curriculum lunghissimo e prestigiosioso. Dal vivo è ancora più bella e solare, se possibile, che sullo schermo dove è apparsa quest'estate nei panni di Aurora nella fiction "Un posto al sole" (che riprenderà in primavera dopo la pausa teatrale) e poi apparirà ancora nella fiction Nero Wolf. Ha molto in comune con il suo personaggio, come ci dice lei stessa. "Anch'io come lei mi divido tra teatro, cinema e televisione. E prima di avere il mio bimbo, Nicolò, che adesso ha 4 anni, ero anch'io un po'... lavorocentrica. Diventare mamma mi ha fatto diventare più dolce, più sensibile, mi ha dato altre priorità. Ma ho lasciata intatta la passionalità, anche carnale, di Anna. Con lei condivido la voglia di vivere e l'entusiasmo. Ma a differenza sua, io non vivrei mai a Parigi".  E' più facile o più difficile affrontare sul palco un ruolo che si avvicina alla propria vita?  «Devo dire che amo molto Marco Bernardi, come regista perchè, oltre ad avere un carattere stupendo, lascia molta libertà agli attori. Ho cercato di fare in modo che Anna si facesse attraversare dalla sua storia come dei raggi di sole, che le emozioni la attraversassero toccando zone tutte da scoprire. La mia recitazione è a squarci, lascio una zona franca in cui le parole acquistano un suono diverso e nuovo. Tutto questo è possibile se intorno c'è una bella compagnia come questa. E poi mi piace molto il Teatro Studio, con il pubblico così vicino. Io sul palco ascolto i compagni e gli spettatori. E lì è facile capire quali emozioni li stanno attraversando».  Tanto cinema, tanto teatro, tanta televisione. Dove si trova più a suo agio?  «Se posso riprendere un'immagine dello spettacolo, il teatro è come una bella, lunga nuotata in un lago tranquillo. Il cinema è un tuffo. Il ciak è ripetibile. Mi piacciono comunque tutti e due. Il cinema e la televisione danno la visibilità e dal punto di vista economico rendono di più. Anna, nel lavoro della Clerici, dice chiaramente che fa le fiction per poter produrre il suo spettacolo a teatro. L'ambiente in cui giriamo "Un posto al sole" mi piace perchè è quasi come a teatro, tutti fanno tutto e tutti si aiutano ed è molto artigianale».  Il suo curriculum è infinito. Come ha fatto a fare tante cose e anche un figlio?  «Ho cominciato a recitare in quarta liceo e contemporaneamente facevo la scuola di recitazione. E poi non sono mai scesa dal palco. Ho avuto la fortuna di fare teatro quando si facevano tournée che duravano un anno. Il figlio l'ho fatto a 40 anni, quando mi sono sentita pronta e ho trovato l'uomo giusto con cui farlo».













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