Saverio, l’impiegato che “scala” l’Everest in sella alla sua bicicletta 

L’ultima impresa. Lo scorso weekend Saverio Addante, 47 anni, è salito e sceso per 10 volte dal passo della Mendola, percorrendo 300 chilometri e superando 9000 metri di dislivello


paolo tagliente


BOLZANO. Si chiama “Everesting” e, è facile intuirlo, prende il nome dal monte Everest, la cima più alta del mondo, con i suoi 8848 metri d’altezza. Per fare l’Everesting, però, non occorre andare fino in Nepal a partecipare a pericolose spedizioni in cui si rischia la vita. Certo, per fare l’Everesting serve comunque un fisico bestiale con gambe, cuore e polmoni d’acciaio. E tanta tanta forza di volontà. Ma è possibile farlo ovunque, basta trovare una salita e percorrerla tante volte quante bastano fare un dislivello positivo almeno pari all’altezza del monte Everest. In una sola volta. Non si tratta di una gara, intendiamoci. Ma di una sfida con se stessi, che può essere portata a termine in solitaria o in compagnia, su qualsiasi salita, sullo Stelvio o sulla rampa del garage di casa. Lunga, ma necessaria premessa, questa, per avere un’idea dell’impresa compiuta nello scorso weekend da Saverio Addante, 47 anni ad agosto, sposta, due figli, impiegato alla Röchling di Laives, originario di Triggiano, in provincia di Bari, ma da una vita residente con la sua famiglia a Bronzolo. Saverio è salito e sceso in bicicletta dal passo della Mendola per 10 volte, percorrendo complessivamente 300 chilometri e superando, in 19 ore e 27 minuti (pause comprese), un dislivello complessivo di 9000 metri. Ben più dell’Everest, insomma. Un risultato, l’ultimo di una serie, ottenuto solo grazie ad una passione immensa e ad un allenamento costante. Basti pensare che, dall’inizio dell’anno, Saverio ha macinato in bici quasi 17 mila chilometri ed entro fine anno pensa di arrivare a 30 mila.

La preparazione

Durante la settimana, Saverio si alza tutti i giorni alle 3 e mezza del mattino. «Dalle 4 alle 6.30 mi alleno – spiega – , faccio un giro in bici. Poi torno, faccio la doccia, durante il periodo scolastico sveglio i bambini, faccio colazione e, alla fine, vado al lavoro in ufficio. La mia è una vita normale. Certo, alla sera vado a letto presto perché almeno 5 o 6 ore devo dormirle. Nel weekend, se capita l’occasione, faccio giri lunghi, tranquilli, senza prendere tempi, ma vedendo nuovi posti e affrontando discreti dislivelli». Saverio racconta dei suoi allenamenti come se fossero le cose più normali. Ma l’allenamento non è tutto. Pianificatore logistico di professione, il quarantasettenne di Bronzolo è meticoloso anche nella preparazione e nella pianificazione delle sue sfide. «Ho fatto una ricognizione sulla Mendola circa un mese prima – continua – per vedere dove parcheggiare l’auto, ma anche per capire il passo che avrei potuto tenere per fare più strada possibile senza soffrire troppo, ho valutato quanto duravano salita e discesa, ho visto i tempi e poi ho atteso il weekend giusto. Nel frattempo, su Facebook, ho annunciato il mio progetto e chiesto se qualcuno voleva farmi compagnia.Una settimana mi sono detto “ora vado a farlo” e venerdì scorso sono partito».

La sfida

È pomeriggio di venerdì 19 luglio quando Saverio carica bici e attrezzatura in auto e parte per il passo della Mendola. «Alle 17.30 ero sul passo – racconta Saverio – ho parcheggiato in un’area attrezzata di bagno pubblico. Mi sono cambiato e, alle 18, ho iniziato a scendere verso valle. Mezz’ora più tardi ho cominciato la prima ascesa, tranquillissima. La seconda l’ho fatta insieme ad un amico che mi ha fatto compagnia e poi, dopo il tramonto, è scesa la notte. Io esco sempre al buio e, quindi, diciamo che ho l’occhio abituato, ma c’è sempre il rischio che possa accadere qualcosa c’è. Non c’è traffico, è vero, ma c’è l’insidia degli animali. Nel 2015, ad esempio, in discesa, sono “scivolato” su un gatto e mi sono procurato diverse fratture».

Le difficoltà.

Saverio macina chilometri su chilometri, su e giù per il passo della Mendola. Senza difficoltà. Almeno fino a metà dell’impresa. «Pensavo che il peggio sarebbe arrivato verso mezzanotte, perché a quell’ora dormo da un bel po’ – continua Saverio – invece, la crisi è arrivata alla sesta ascesa, poco prima dell’alba, attorno alle 4.30. Facevo davvero fatica a spingere sui pedali e, dato che per la fretta avevo dimenticato la fascia cardio a casa, ho dovuto gestire le energie “andando a sensazione”. Il clima era ideale, ma c’era un’umidità pazzesca, che certo ha influito negativamente sulla prestazione. Alla fine, però, ho superato la crisi e, alla discesa della settima, due amici si sono uniti a me. Nel frattempo è arrivato il giorno, faceva davvero caldo e sono arrivate le motociclette, alcune delle quali viaggiavano a velocità folle. La nona salita l’ho portata a termine da solo e la decima, fatta in compagnia dell’amico Vincenzo, è scivolata via senza grande difficoltà».

La soddisfazione finale

«La soddisfazione è grande, sì. Mi sento davvero bene per aver portato fino in fono quella che io chiamo la “mia piccola impresa”». Non è la prima di questo genere, giusto? «No. Ad agosto dello scorso anno, sono salito da Passo San Lugano, percorrendo 355 chilometri e superando 9339 metri di dislivello. A dicembre 2018 e a febbraio 2019 ne ho fatti altri due virtuali, con un programma di simulazione. Duri anche quelli, ma quando fai la discesa non ti devi preoccupare di cadere e questo vuol dire molto nel risparmio di energie». Tutte le imprese di Saverio, ovviamente, sono approvate e omologate da sito ufficiale dell’Everesting e pongono il quarantasettenne di Bronzolo nella Hall of Fame di questa disciplina.

La prossima impresa

«Sto programmando di fare l’Eversting sullo Stelvio, salendo da Prato, sempre in notturna. Su e giù per sei volte, ma sarà durissima perché sopra i 2000 metri pedalare è molto più faticoso. A quelle quote è pericoloso e cerco un compagno per questa sfida».

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