Schianto in slitta, il perito accusa «La pista non era in sicurezza» 

La tragedia di gennaio al Corno del Renon. Persero la vita una turista di Reggio di 38 anni e la figlioletta di otto  Secondo il super esperto Rigoni i cartelli erano insufficienti ad informare correttamente i turisti. E mancavano le reti


Mario Bertoldi


Bolzano. La pista nera del Corno del Renon ove il 4 gennaio scorso avvenne il terribile incidente in slitta costato la vita ad una turista di 38 anni e alla figlioletta di 8, non è sufficientemente sicura e le indicazioni che alla stazione a monte della cabinovia vengono fornite all’utente non sono assolutamente esaurienti. È quanto ritiene il perito, il dottor Ernesto Rigoni di Trento, grande esperto in tracciamento di piste da sci. Si tratta di un pronunciamento che rischia concretamente di avere un peso decisivo nel procedimento penale in atto. Come si ricorderà nell’incidente persero la vita la piccola Emily di 8 anni (deceduta sul colpo) e la madre Renata Dyakowska di 38 anni (morta in ospedale qualche settimana dopo per le gravissime ferite riportate). Dopo le prime indagini della Procura, fu il giudice delle indagini preliminari Emilio Schönsberg a disporre un supplemento di indagine con la formula dell’incidente probatorio. Il giudice accolse la richiesta degli avvocati di Ciro Formisano, padre e marito delle due vittime. Come si ricorderà, l’ intera famiglia, di Reggio Emilia, stava trascorrendo l’ultimo giorno di vacanza in Alto Adige. L’uomo è formalmente indagato per presunte responsabilità colpose (nella custodia e tutela della figlioletta di otto anni) assieme a Siegfried Wolfsgruber, responsabile della società che gestisce il comprensorio sciistico del Corno del Renon. Quel giorno, sedute su una slitta, madre e figlia imboccarono per errore la pista nera (con pendenze del 44 per cento) riservata agli sciatori e andarono a schiantarsi ad una velocità folle contro un albero che costeggiava la pista in prossimità di una curva quasi a gomito. Le conclusioni importanti cui è giunto il perito nel suo elaborato sono sostanzialmente due. La prima riguarda le segnalazioni per l’utenza installate all’epoca alla partenza alla stazione a monte della cabinovia del Corno del Renon. Il dottor Rigoni sottolinea che una volta giunto alla stazione a monte l’utente si trova davanti tre piste (tra cui l’imbocco della pericolosa pista nera riservata a sciatori esperti) e le indicazioni fornite con la cartellonistica installata (a circa 40 metri dall’arrivo) sarebbero del tutto insufficienti (a prescindere dal rispetto o meno del bilinguismo). I tabelloni installati sarebbero troppo distanti dall’arrivo della cabinovia e non sarebbero conformi alle norme “uni” del settore. Non solo. La cosiddetta pista nera (ove avvenne la tragedia) inizialmente ha un tracciato fuorviante in quanto poco pendente. Chi non conosce bene la zona, dunque, non si aspetterebbe mai di trovarsi, dopo alcune centinaia di metri, a dover affrontare un muro ghiacciato ad una pendenza rilevante. In altre parole, visivamente non ci si accorgerebbe di imboccare una pista nera. Una situazione molto pericolosa, in assenza di una adeguata informazione agli utenti che salgono in vetta sapendo della disponibilità anche della pista per slittino. Il secondo punto critico molto importante rilevato dal perito riguarda invece il punto in cui avvenne la tragedia con lo slittino delle vittime che volò fuori pista ad una velocità impressionante. Secondo il dottor Rigoni in quel punto avrebbero dovuto essere sistemate delle reti di sicurezza e contenimento. La pista dunque non sarebbe stata sufficientemente sicura neppure per gli sciatori.













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