L'INTERVISTA vicenzo gullotta sovrintendente 

«Scuola italiana troppo distante dalla tedesca Indagine aperta» 

Le competenze. Dopo i risultati del Pisa, verifiche sui punti deboli «Coinvolgeremo i ragazzi, bisogna arrivare al cuore del problema» Tra i temi, le ore di tedesco: «Meno presenza di italiano e matematica»


Francesca Gonzato


Bolzano. Invece di ridursi, si è allargata la distanza tra la scuola di lingua italiana e quella di lingua tedesca. Una doccia fredda, i risultati dello studio Pisa presentati mercoledì scorso. Il sovrintendente Vincenzo Gullotta ci lavora da quando ha ricevuto i dati. «Stiamo preparando un piano d’azione. Sono emerse difficoltà che dobbiamo recuperare». I rilievi Pisa del 2018 hanno indagato le competenze dei quindicenni in lettura, matematica, scienze. In tutti i tre ambiti la scuola di lingua italiana dell’Alto Adige è nettamente staccata dalla scuola di lingua tedesca. Ma non solo. I punteggi sono inferiori anche alla media del nordest e alla media dei Paesi Ocse (articolo a lato). Consolazione modesta, i valori sono allineati alla media nazionale. Solo un esempio, sulla lettura la scuola italiana dell’Alto Adige si ferma a 469 punti, contro i 505 della scuola tedesca, i 500 della scuola ladina, i 501 del nordest, i 476 della media italiana e i 487 della media Ocse. Così Gullotta anticipa i passi allo studio in sovrintendenza.

Come è possibile che la scuola di lingua italiana perda ancora posizioni nel Pisa e la distanza con la scuola tedesca si conti in decine di punti?

È la domanda cui stiamo cercando di dare una risposta. Ci siamo confrontati con il servizio provinciale di valutazione, con Roberto Ricci (responsabile dell'Area prove Invalsi, presente a Bolzano mercoledì) e anche, vorrei dire soprattutto, con i ragazzi della Consulta degli studenti, con cui ci incontreremo di nuovo a gennaio.

Perché dice che coinvolgerete soprattutto i ragazzi?

Bisogna capire dove hanno incontrato difficoltà. L’indagine Pisa non indaga i contenuti delle discipline, ma come i programmi vengono poi tradotti dagli studenti in risposte a problemi reali. Voglio dire che siamo sicuri che i docenti portino avanti i programmi, il problema sta da un’altra parte. Allora è necessario ascoltare gli studenti che hanno partecipato all’indagine e rivedere i quesiti. L’obiettivo è suggerire alle scuole alcune modifiche di metodo. E parliamoci chiaro, i problemi riguardano sia il Pisa che le prove Invalsi. E il segnale sulle difficoltà anche nella lettura non va sottovalutato. È un tema nazionale, come ha rilevato il ministro dell’Istruzione.

Quali interventi immagina?

Le verifiche in classe potrebbero prevedere un paio di quesiti che consentano il passaggio dai contenuti alle competenze.

Nel comunicato stampa viene dato rilievo alla presenza nella scuola italiana del 24% di studenti di origine straniera, rispetto al 7% nella scuola tedesca. Non è un comodo capro espiatorio? I nostri risultati sono inferiori alla media del nordest, dove certo non mancano i ragazzi stranieri.

È un tema che voglio approfondire. È certo che le nostre classi siano più eterogenee. Ma non voglio sottrarmi. C’è anche una riflessione da fare sulla seconda lingua. Per garantire sette ore di tedesco o più nelle scuole superiori, si riducono le ore di italiano e matematica. Ci lavoreremo nella stesura delle nuove linee di indirizzo. È vero tuttavia che l’Invalsi ci segnala un recupero degli studenti della scuola italiana rispetto alla scuola tedesca alla fine del ciclo delle superiori.

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