Se anche gli angeli cadono Il mito Thun ora s’incrina

Dall’intuizione della contessa Lene alla catena di franchising, una lunga storia L’ad Denti: «Abbiamo cambiato pelle più volte, dobbiamo diversificare»


di Valeria Frangipane


BOLZANO. La crisi travolge l’angioletto. Dopo sessant’anni di successi Thun fa i conti con una serie di pesanti ridimensionamenti che hanno toccato prima la produzione all’Est e che oggi colpiscono il cuore dell’azienda, costretta ad annunciare a Bolzano il taglio di 45 dei 186 dipendenti.

«I tempi sono difficilissimi - spiega l’ad Paolo Denti - le famiglie travolte da caro-vita, caro-benzina e caro-bollette tagliano dove possono».

Una storia tutta altoatesina quella della Thun, di amore per l’artigianato e per la tradizione, che inizia nel 1950 quando il conte Otmar e la moglie Lene allestiscono il primo laboratorio artigianale nello scantinato di Castel Klebenstein (a ponte Sant’Antonio).

A dare una mano, due aiutanti. Anni incredibili nei quali è ancora possibile trasformare una passione in azienda.

Quindici anni dopo - nel 1965 - il laboratorio non basta più. Gli angioletti spopolano, la domanda si fa sempre più pressante ed il numero di collaboratori passa a 40.

Nuovo balzo in avanti, siamo nel 1978. L’azienda passa nelle mani di Peter Thun, il figlio minore della coppia, che ha solo 23 anni ma un sacco di idee. Passaggio considerato decisivo per definire un successo. I genitori mostrano di avere coraggio, larghe vedute e di saper scommettere sulle nuove generazioni e la loro scelta si dimostra vincente. Arriviamo agli anni Novanta, quelli del boom assoluto.

La Thun continua ad espandersi e si rende indispensabile il trasloco, la nuova sede apre a Bolzano sud. Il 1993 è quello della svolta. Per abbattere il costo del lavoro la ditta sradica la produzione e la trasferisce tra Cina, Bulgaria, Romania, Thailandia, Vietnam ecc. Nel 1996 diventa spa ed ha più di 150 dipendenti. Il reparto logistica si sposta a Rivoli Veronese perchè occorre ottimizzare la gestione del magazzino ed i tempi di consegna.

Nel 1999 nasce Thun International, nel 2000 è la volta di Thun Deutschland e Thun acquisisce in Cina anche la Thangshan Ali Ceramics Ltd.

Arriviamo al 2002 quando a Bolzano Sud nasce Thuniversum, con tanto di Panopticum, outlet, bistrò “Caffè al volo” e production Show.

Nel 2005 le dimensioni raggiunte richiedono una maggiore organizzazione manageriale. Si ripensa a tutta l’organizzazione interna, si costituisce un consiglio di amministrazione, presieduto da Peter Thun. Nello stesso anno si festeggia l’inaugurazione del primo negozio monomarca. «Passo fondamentale verso la realizzazione della grande rete di franchising odierna». Nel 2007 è la volta di Thunity, la community via sms che oggi conta più di 600.000 utenti legati ai diversi punti vendita.

Nel 2007 nasce Thun Austria, l’anno dopo l’azienda stringe un forte legame con Mantova ed il futuribile Thun Store. Arriva il 2010 e la Thun festeggia i sessant’anni. Il resto è storia recente. «Fino al 2011 - spiega Denti - siamo cresciuti del 7-8% l’anno con un bilancio che toccava i 112 milioni l’anno». Oggi sceso a 95. «Nel 2008 abbiamo capito che la crisi ci avrebbe toccato ed abbiamo diversificato i prodotti. La flessione è iniziata nell’autunno 2012. Soffriamo anche noi la crisi generale italiana che copre il 90% del nostro prodotto. Siamo forti ma contiamo di crescere ancora in Germania, Svizzera, Austria e puntiamo ai mercati emergenti, non certo facili, di Russia, Turchia ed Asia». Parola d’ordine? «Due. Internazionalizzazione e diversificazione. Adesso ci tocca soffrire ma nei decenni abbiamo cambiato più volte pelle. Oggi offriamo un ampio assortimento di articoli da regalo e non ci limitiamo più alla produzione di oggetti in ceramica ma anche alle creazioni in legno ed al tessile. Alle linee tradizionali abbiamo infatti aggiunto creazioni più leggere e artistiche, divise nei nostri principali mondi: casa, bimbo, donna e momenti». ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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