Bolzano

«Sono laureata e parlo tre lingue, ma non trovo lavoro come commessa»

La storia di Rachida El-Abed, impiegata in una ditta di pulizie:"Forse è colpa dell'età, 46 anni, o del fatto che sono marocchina... Ma io non mi arrendo"



BOLZANO. «Quando studiavo Giurisprudenza in Marocco, sognavo di diventare un giorno avvocato o di essere assunta nella Pubblica amministrazione. Mi sono laureata, sono venuta in Italia 17 anni fa. Dovevo restare qualche settimana, ma alla fine sono rimasta. Purtroppo, qui la mia laurea non è riconosciuta e i miei sogni sono rimasti tali. E nonostante si dica che ci sono molte aziende alla ricerca di personale, mi debbo accontentare di lavorare per una ditta di pulizie». Così Rachida El-Abed, 46 anni, che prende spunto da una notizia di qualche giorno fa, sulla difficoltà di molte aziende, in particolare dopo il lockdown, a trovare personale.

«È vero - ammette - quando sono in un centro commerciale, in un supermercato o in un negozio di abbigliamento, vedo affissi un po’ ovunque cartelli con la scritta “cercasi personale”. Poi mando il curriculum e nessuno mi risponde, neanche negativamente. Io sono laureata in giurisprudenza, parlo correttamente tre lingue (italiano, francese, arabo); ho vent’ anni di lavoro alle spalle, ora sono in cerca di un nuovo impiego. Guardo il mio curriculum, lo rileggo, è perfetto; forse la foto, oppure la laurea forse non compatibile per fare la commessa. No niente di tutto questo. Allora guardo l’età. Ebbene si ho 46 anni e sono fuori dal circuito nel mondo del lavoro. Le condizioni per lavorare oggi non sono più la capacità, la serietà, l’amore per ciò che si fa. Sono altri i parametri, in primis l’età. O forse sbaglio ancora. Forse è che sono marocchina».

Qualunque sia la motivazione, Rachida El-Abed si sente discriminata, ma non ha alcuna intenzione di arrendersi.

«Continuerò a provare, nella speranza che qualcuno un giorno almeno mi risponda. Mi piacerebbe essere chiamata per un colloquio. Cosa che finora non è mai avvenuta. A suo tempo, mi ero iscritta anche ad un corso per operatrice socio-assistenziale (Osa), ma l’ho potuto frequentare soltanto per tre mesi, perché il mio lavoro di badante non mi consentiva di seguire le lezioni».













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