« Spesso decisive le prime 72 ore dopo il delitto»

Bolzano. «Più passa il tempo, più è difficile riuscire ad incastrare un eventuale assassino, soprattutto se non ci si trova al cospetto di un criminale incallito». È il parere di un noto magistrato...



Bolzano. «Più passa il tempo, più è difficile riuscire ad incastrare un eventuale assassino, soprattutto se non ci si trova al cospetto di un criminale incallito». È il parere di un noto magistrato altoatesino che di casi giudiziari anche complessi ha avuto modo di trattarne nel corso della sua carriera.

Perché secondo lei è importante lavorare a fondo soprattutto entro i primi quattro o cinque giorni di un’indagine per omicidio?

«Perché più si va avanti più è difficile riuscire ad approfittare di un momento di debolezza dell’eventuale autore del crimine. Più il tempo passa più l’eventuale omicida si abitua a fare i conti (anche con sé stesso) della situazione che vive, che è anche una situazione di notevole stress. Col passare delle ore, però, anche chi sa di essere colpevole e di essere fortemente sospettato riesce a costruirsi una sorta di corazza, che è sempre più difficile violare».

Lei ritiene che anche un omicida ad un certo punto senta il bisogno di liberarsi di un fardello che diventa di ora in ora sempre più pesante?

«Certamente, ed è quello il momento che può risultare decisivo. In alcune inchieste che ho condotto personalmente è stato proprio così. Sono convinto che durante un’inchiesta di questo tipo è necessario saper approfittare di questi momenti di debolezza e sono convinto che in questo ambito anche gli orari abbiano il loro peso. È importante agire tempestivamente, anche di notte se necessario, magari proprio quando il presunto omicida pensa di aver a disposizione qualche ora per riprendersi o per ricaricarsi anche sotto il profilo psicologico a seguito dei danni inevitabilmente provocati da un’inchiesta sul proprio conto. È in momenti come questi, ripeto, che il sospettato può crollare, confessare avvertendo la necessità di essere per un momento onesto con se stesso».

Quasi in una sorta di liberazione...

«Proprio così. E poi non bisogna mai dimenticare che pure il tempo fa i suoi danni anche sotto il profilo delle tracce e a quel punto può diventare sempre più difficile raggiungere certezze anche, ad esempio, sulle cause della morte delle vittime. Ecco perché ritengo che solitamente in casi di omicidio si debba cercare di spingere al massimo le indagini entro le prime 70 ore ».

Ci sono criteri generali che lei ha avuto modo di seguire per indagini per omicidio nella sua carriera?

«Nel momento in cui si sospetta un fatto omicidiario come nel caso della coppia bolzanina scomparsa nel nulla, penso sia difficile non sospettare di qualcuno che era molto molto vicino alle vittime».

In questo caso però si sospettava un incidente e dunque una disgrazia...

«C’è però il rischio che sia trascorso troppo tempo tra il momento della scomparsa delle 2 presunte vittime e il momento in cui s’è capito che molto probabilmente si trattava di un terribile duplice omicidio»

Ma in Italia è possibile giungere ad una condanna per omicidio in assenza della salma di una vittima?

«È difficile ma non è da escludere ed è possibile».

Nel diritto esiste la prova logica?

«Esiste anche la prova logica che deve però far parte di un quadro complessivo con una serie di indizi che debbono essere gravi, precisi e concordanti». MA.BE.













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