Stein, la difesa di Rainer

L’avvocato Bertacchi chiede l’assoluzione: «Non ci fu truffa»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. La mancata acquisizione della centrale idroelettrica di Mezzaselva non provocò alcun danno alla Sel il cui consiglio di amministrazione nel novembre del 2006 non rimase vittima di alcun raggiro messo in atto per non permettere un’ adeguata valutazione sull’ipotesi dell’acquisto.

E’ questo il cuore della tesi difensiva illustrata ieri in aula (alla ripresa del processo Stein an Stein) dall’avvocato Carlo Bertacchi a discarico di Maximilian Rainer , accusato di truffa e abuso d’ufficio in relazione alla vicenda della piccola centrale di Mezzaselva.

Chiara la strategia seguita dal legale: punto per punto ha cercato di dimostrare che non sarebbe stato nell’interesse di Sel acquistare quell’impianto ormai vecchio e inaffidabile per arrivare a sostenere che la stessa società elettrica non subì alcun danno, giungendo così alla conclusione che senza danno non può neppure essere contestato il reato di truffa. E’ con questa impostazione che l’avvocato, dopo tre ore di arringa, ha chiesto al tribunale la piena assoluzione dell’ex direttore generale di Sel che con questo processo (dopo la condanna già definitiva a 2 anni e 8 mesi per le concessioni idroelettriche taroccate) rischia realmente grosso. Assoluzione piena, dunque, in una logica di muro contro muro con la Procura che la scorsa udienza aveva chiesto la condanna dell’imputato a 4 anni e mezzo di reclusione. Sul procedimento pesano come macigni le sentenze di primo e secondo grado già pronunciate con rito abbreviato nei confronti dei due coimputati Klaus Stocker e Franz Pircher (condannati ad 1 anno e 6 mesi di reclusione a testa) che avrebbero fatto parte dello stesso disegno: evitare che Sel acquistasse la centrale per poi rilevarla privatamente tramite la società Stein an Stein, assicurandosi una buona resa economica per diversi anni. In arringa l’avvocato Bertacchi (che ha parlato di «danno inconfigurabile» per Sel ) ha però ricordato che l’acquisizione della centrale di Mezzaselva (fatiscente e da ristrutturare) non solo non sarebbe stata un buon affare ma non sarebbe neppure rientrata nelle strategie e nella «mission commerciale» di Sel.

A tal proposito il legale ha contestato l’impostazione dell’accusa che sembra lasciare intendere un «obbligo» da parte di Sel di acquisire il vecchio impianto. In realtà la società avrebbe avuto un reale interesse ad acquistare la centrale (capacità di produzione annua limitata a 2,1 gigawatt) solo nella prospettiva di dismetterla qualora fosse andato in porto il progetto di un grande impianto di derivazione che avrebbe dovuto essere realizzato lungo l’asta dell’Isarco a monte del tratto Mules-Mezzaselva ove erano in attività quattro centraline (tra cui quella oggetto del processo). Ma quando il 24 novembre 2006 il consiglio di amministrazione di Sel rinunciò all’acquisto sarebbe già stato chiaro - secondo l’avvocato Bertacchi - che il nuovo mega impianto non sarebbe stato realizzato anche a seguito dell’opposizione delle popolazioni interessate. E allora perchè spendere 450 mila euro per una centralina la cui disattivazione avrebbe potuto risultare superflua? Esattamente come poi accadde.

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