Sul Talvera impazza lo Spikeball, lo sport “povero” e inclusivo 

La novità. Iniziato da pochi praticanti nell’estate del Covid ora attira sui Prati decine di giovani 


Paolo Sticcotti


BOLZANO. In questa anomala estate bolzanina persino le passeggiate del Talvera hanno riconquistato in ritardo il via vai che le contraddistingue. Cittadine e cittadini di ogni età, come sempre, hanno progressivamente ripopolato il luogo simbolo della buona stagione del capoluogo. In una delle consuete camminate, in molti si saranno accorti, magari scorgendo solo da lontano o forse avvicinandosi per osservare e chiedere spiegazioni, che nella zona dei prati ritrovo dei giovani, ha iniziato a spopolare uno sconosciuto e curioso sport.

Il “Roundnet”, anche se oramai più comunemente noto come Spikeball, è uno sport che attira facilmente l’attenzione. Sarà forse a causa di una rete diversa da quelle che siamo abituati a vedere: rotonda, dal diametro di novanta centimetri e posta parallelamente al terreno a pochi centimetri da terra. Quello che a prima vista potrebbe essere scambiato per un trampolino è in realtà la rete sulla quale i giocatori e le giocatrici tentano di schiacciare la pallina in modo da rendere impossibile agli avversari evitarne la caduta sul terreno.

Poco più grande di una da tennis ma dalla consistenza totalmente differente, la pallina come nella pallavolo si scambia al massimo tre volte tra i due compagni di squadra prima di tornare sulla rete. Il colpo viene solitamente dato a mano aperta, il servizio alternato richiama le regole del tennis (due tentativi) ed è però l’unico momento in cui esiste una teorica divisione del campo. Durante gli scambi è possibile indirizzare la pallina in qualsiasi direzione, caratteristica che fa acquisire al gioco un dinamismo unico che, unito alla semplicità sia a livello di regole che di materiali (la rete smontabile è contenuta in una piccola sacca e utilizzabile ovunque) rende lo Spikeball un gioco davvero per tutti, coinvolgendo di giorno in giorno sempre più appassionate e appassionati.

Gli appuntamenti giornalieri ai prati raccolgono sempre più adesioni, quella che per alcuni a inizio estate è solo curiosità mista alla voglia di ritrovarsi insieme all’aperto finisce per essere una vera passione. E il gioco, come spesso succede negli sport, si fonde con uno spirito sempre più agonistico e culmina con il torneo che ha avuto luogo nei giorni scorsi ai campi sportivi in sintetico dell’IIS Galilei.

Quello che invece non è così comune è lo spirito che si vive tra i partecipanti. La meravigliosa abitudine di scambiarsi un gesto con il compagno a seguito di ogni punto, fatto o subito che sia, è mutuata dalla pallavolo e ad uno spettatore esterno lascia sempre un mezzo sorriso. Vorrebbe essere magari un abbraccio piuttosto che una stretta di mano, ma nell’estate del Covid diventa un gesto con il gomito. Mentre nel mondo degli adulti si parla dei giovani che popolano le discoteche e sottovalutano la situazione d’emergenza, viene quasi da sorridere a pensare a questo gioco dove il distanziamento ha spesso uno scopo strategico, intrinseco e il campo è il Talvera, il più aperto e vasto possibile nella nostra città.

In quello che in effetti non è altro che un grande gruppo di amici davvero tutti possono giocare, contribuire ed essere ascoltati. Nella decina di partite che si gioca contemporaneamente in un torneo con più di sessanta partecipanti non occorre un arbitro, la sportività è genuina e il rispetto reciproco è la prima regola.

In un gioco giovane che si sta diffondendo velocemente in tutta Europa l’Alto Adige è anche qui crocevia di culture: in quel nostro saltare di continuo tra italiano e tedesco a volte qualcuno ricorda che partecipano squadre sia da Bologna che da Austria e Germania. È Michele Berlanda che tiene le fila, organizza e si ferma a parlare con i tanti passanti curiosi. Da studente italiano in Austria ha trasmesso ciò che ha imparato alle altre forti squadre del capoluogo: ci sono tra gli altri Alessandro Zanellato e Federico Librera, Riccardo Mercadini e Andrea Borsotti, Giacomo Merlin e Matteo Sacchini che difendono i colori dell’Alto Adige dalle temutissime formazioni austriache che vantano tra gli altri l’ex campione europeo Marian Leitgeb.

Sono in tanti però a coltivare una nuova grande passione e ad essere pronti a tutto pur di colmare il gap di esperienza che li separa dalle squadre più affermate. Insomma, la sfida è lanciata e la comunità dello Spikeball a Bolzano ha tutta l’aria di essere destinata a crescere sempre di più.













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