politica

Svp, la clausura slitta. Incerto il terzo mandato di Kompatscher

La direzione del partito litiga sulle donazioni del 2018. Steger difende il presidente: «Ha il sostegno di Bolzano». Stauder: «Le alternative ci sono»


Sara Martinello


BOLZANO. Nel pomeriggio bigio di via Brennero il clima ieri (28 novembre) era rovente, nella direzione della Svp. La discussione sulle donazioni del 2018 è durata talmente a lungo, da fare slittare alla prossima riunione la «norma Vallazza» contenuta nella legge sull’edilizia agevolata. il presidente Arno Kompatscher era assente, perché in viaggio per Vienna. Slitta ancora la decisione sulla sua eventuale candidatura alle provinciali 2023. L’incertezza ormai è palpabile. Con una lettera dell’Obmann Philipp Achammer, la clausura Svp è stata rinviata dal 3 al 17 dicembre. E' evidente che manca ancora l’accordo sulle condizioni poste da Kompatscher.

Lite sulle donazioni

La Parteileitung ieri ha promosso il lavoro a più livelli sui grandi predatori. Sul codice etico di Philipp Achammer ha stabilito che ognuno potrà proporre emendamenti al parlamentino. Poi, sospinta dai «documenti esplosivi» annunciati da Sven Knoll (Stf) poche ore prima, l’assemblea si è portata sulle donazioni. Nella bozza di codice etico del partito è scritto che dovranno andare a beneficio dell’intero partito. L’ala sociale ha rivangato la magra quota ricevuta nel 2018. Ricevettero meno del previsto anche le donne, ha fatto notare Magdalena Amhof, mentre Thomas Widmann ricordava il comitato per le donazioni di allora. Achammer: «Abbiamo controllato tutte le donazioni. Sono a norma di legge».

Kompatscher si sarebbe lamentato di un partito silente davanti alle accuse mosse contro di lui. Si è guadagnato la difesa di Dieter Steger: «Non era scontata, una rendicontazione così dettagliata delle donazioni. Kompatscher ha il pieno sostegno del Bezirk di Bolzano».

La clausura e la legge di bilancio

Nell’ultima seduta del gruppo consiliare Widmann e Franz Locher avevano rinfacciato al governatore una corresponsabilità nel voto «disastroso» su Idm, visto che quel giorno il presidente era dal ministro Salvini a Roma. Aveva chiesto, Kompatscher, di poter esprimere in autonomia il listino che da accordi di partito dovrebbe stabilire con l’Obmann, dieci candidati di alto profilo che non catturano la base della Svp. Il presidente ha bisogno di persone fidate intorno a sé.

La clausura prevista per il 3 dicembre e di nuovo rinviata, spiega Achammer, «serve per discutere temi come l’energia e il costo della vita, e in un secondo momento per comunicare le decisioni del presidente, anche sul modo di lavorare». Achammer scandisce «troveremo una soluzione per quanto riguarda la candidatura di “questo” presidente». Ma dal 14 al 16 dicembre in Consiglio si voterà la legge di bilancio. «Sono ottimista», riprende Achammer, «Sui temi centrali per le persone siamo sempre stati uniti. C’è stata qualche eccezione, una su tutte il voto sulla riorganizzazione di Idm con voti non annunciati anche da partner di coalizione (la Lega, ndr) ».

La base e i vertici

A ridosso della direzione di partito, Rosmarie Pamer, Bezirksobfrau del Burgraviato, dichiara che «la Svp deve dotarsi subito di una strategia e avviare la campagna, altrimenti lasceremo a TeamK e Stf campo libero per raccogliere candidati». «È una situazione atipica, normalmente la decisione su un nuovo mandato si prende due o tre anni prima del voto», nota il sindaco di Lana, Harald Stauder. E se Kompatscher facesse un passo indietro? «Di alternative ne esistono: Herbert Dorfmann, e poi ce ne sono alla Camera, in Senato, nella giunta». Si riferisce a Meihard Durnwalder, Dieter Steger e Waltraud Deeg, superata da Verena Tröger all’ultimo congresso della Svp «perché dopo la mancata candidatura di Albrecht Plangger alle politiche bisognava dare un contentino alla Venosta», chiosa un esponente del partito. E un altro: «Achammer tergiversa, vorrebbe andare a gennaio, tira fuori un codice etico quando il nostro statuto ci tiene in piedi da settant’anni. Intanto l’opposizione se la ride». «Deciderà in autonomia il presidente», dice Renate Gebhard.

 













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