Scuola

Test nasali, niente deroghe: in classe solo chi aderisce 

Domani si riparte. L’assessore provinciale Vettorato: «In presenza alle superiori fino al 75% dell’orario. Dall’8 gli alunni che non parteciperanno allo screening, faranno didattica digitale integrata»

LA POLEMICA. Urzì: "Molte scuole non riapriranno perché mancano tamponi"

L'ECONOMIA. L'Unione commercio: "Sì ai test di massa, unico modo per ripartire"


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Ho visto la richiesta della Consulta dei genitori, ma io devo applicare quanto previsto dall’ultima ordinanza del presidente Kompatscher. Dal 7 aprile anche gli studenti delle superiori torneranno a fare lezione in presenza fino al 75% dell’orario. Dal giorno successivo, ovvero giovedì 8, potranno continuare in presenza, solo coloro che hanno aderito al progetto dei test nasali “fai da te”; gli altri proseguiranno con la didattica digitale integrata». L’assessore provinciale Giuliano Vettorato - che in più occasioni ha ribadito che avrebbe preferito che quello dei test fosse “un’opportunità, non un obbligo” - esclude dunque che ci saranno deroghe o rinvii. «Si parte dall’8 aprile ma non è detto che i test inizino quel giorno. Quello che conta è che la famiglia abbia dato l’ok al progetto».

I dirigenti della scuola italiana stanno raccogliendo le adesioni delle famiglie per i test che dovrebbero essere effettuati due volte alla settimana, dalle elementari alle superiori. La risposta - nonostante le forti perplessità espresse da molti genitori - si conferma massiccia: 19.250 adesioni, pari ad oltre l’80%». I contrari - a partire dalla stragrande maggioranza del corpo docente italiano, ma anche se in maniera minore del gruppo tedesco e ladino, che contesta le modalità del test - sperano che la campagna di screening obbligatori possa ancora essere stoppata, visto che l’ultimo decreto Draghi prevede “il ritorno in classe sull’intero territorio nazionale e non sono ammesse deroghe da parte di provvedimenti dei presidenti di Regioni o Province”.

Su questo aspetto, nei giorni scorsi, è intervenuto anche l’avvocato Luca Crisafulli, componente della Commissione dei Sei, invitando la Provincia a modificare l’ordinanza, per evitare contenziosi. «Il decreto Draghi - sostiene Crisafulli - garantisce l’attività scolastica in presenza, a prescindere dalla scelta di sottoporsi al tampone». Il rischio dei ricorsi è già stato messo in conto dal governatore che però ha deciso di andare avanti comunque. Ciò nella convinzione che la campagna di screening - che con modalità analoghe si vorrebbe estendere a tutte le attività economiche e al pubblico impiego - possa contribuire a tener basso il numero di nuovi contagi. Mentre nella scuola tedesca e ladina, parte del corpo insegnanti ha dato la disponibilità a collaborare allo screening, in quella italiana di fronte all’opposizione di molti insegnanti, si è deciso di procedere diversamente: «Preferibilmente i test - assicura Vettorato - verranno effettuati al pomeriggio, ovvero fuori dall’orario scolastico e in collaborazione con i volontari di Croce rossa e Croce bianca».

Case di riposo

Da domani 7 aprile entra in vigore anche il decreto Draghi che prevede l’obbligo della vaccinazione per tutto il personale sanitario (medici, infermieri, operatori sanitari), pena il trasferimento ad altre mansioni anche inferiori o, in alternativa, sospensione dal lavoro e quindi della stipendio fino a fine anno.

Nella case di riposo della provincia dove c’è un’importante presenza di no-Vax, c’è preoccupazione per gli effetti. Anche se è difficile immaginare dimissioni di massa, visto che l’obbligo vaccinale riguarda - giustamente - sia il settore pubblico che quello privato. Diversa la situazione a Bolzano. «Nelle nostre case di riposo - spiega Liliana Di Fede, direttrice di Assb che gestisce le quattro strutture comunali - abbiamo solo alcune decine di operatori che non sono vaccinati, ma sono convinta che si adegueranno. Del resto, chi svolge certe professioni non può rischiare di infettare persone super-fragili come i nostri ospiti». Nessun problema nella casa di riposo gestita dalla Fondazione La Roggia: «Abbiamo una sola operatrice che ancora non si è vaccinata - dice la presidente Nirvana Pedrazza - spero in un ripensamento a breve».













Altre notizie

Attualità