Torna d’attualità il caso di don Carli
Bolzano. Il caso di don Giorgio Carli torna di attualità e potrebbe fare giurisprudenza. Ne ha riferito ieri la «Stampa» in un lungo articolo firmato dall’inviato Niccolò Zancan, che si è recato a...
Bolzano. Il caso di don Giorgio Carli torna di attualità e potrebbe fare giurisprudenza. Ne ha riferito ieri la «Stampa» in un lungo articolo firmato dall’inviato Niccolò Zancan, che si è recato a Vipiteno, dove don Carli si è insediato nell’agosto 2017 come coordinatore per la pastorale italiana della parrocchia di Vipiteno. «Fa catechismo ai bambini e distribuisce cibo ai bisognosi», scrive l’inviato. Nel 2003 una giovane bolzanina aveva denunciato don Carli per violenza sessuale: le sue accuse si riferivano al periodo tra il 1989 e il 1994.
La vicenda processuale fu clamorosa e terminò nel 2015, con un risarcimento alla ragazza deciso attraverso un accordo extragiudiziale. Don Carli era stato assolto in primo grado, condannato a 7 anni e mezzo in appello e infine «liberato» dalla prescrizione della Corte di Cassazione. Nonostante la prescrizione, la Curia decise di versare il risarcimento, vincolandolo a un accordo di rigida riservatezza. La cifra non è dunque mai trapelata, anche se l’importo di partenza di cui si parlò era di 760 mila euro. Quel risarcimento adesso torna a fare notizia, perché, si legge, «costituisce un caso unico in Italia. È stata l’unica volta in cui la Chiesa cattolica italiana ha riconosciuto i danni biologici a una vittima di pedofilia con un accordo extragiudiziale». Quell’unico precedente, scrive la Stampa, «viene ora citato «da altre cinque presunte vittime di pedofilia, che hanno chiesto i danni alla Diocesi di Savona per un totale di 4,7 milioni di euro». La cosa importante, segnala Zancan, è che la Curia di Bolzano, che ha sempre difeso don Carli, «pagò in solido con il suo prete. Cioè se ne assunse la responsabilità. Il che potrebbe diventare un precedente per sostenere che il vescovo è sempre garante dell’operato dei suoi sacerdoti». La Curia di Bolzano, riferisce alla Stampa l’avvocato di parte civile Gianni Lanzinger, «pagò per chiudere la vicenda ed evitare il processo civile, ma ha sempre creduto nell’innocenza di don Giorgio Carli». L’ex procuratore Cuno Tarfusser accusa: «A Bolzano ci trovammo di fronte a un muro. La chiusura della Curia fu totale. Fu difficile persino avere accesso agli atti». Don Carli, che oggi ha 56 anni, vive al secondo piano dell’oratorio Maria Schutz di Vipiteno.
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